Blackout a catena in Messico e negli Usa: è il fallimento di un modello energetico tossico

Ma Lopez Obrador compra tre navi di GNL e riapre le centrali a carbone e olio pesante. In Texas chiudono anche le raffinerie. In milioni senza luce e riscaldamento

Il freddo polare che ha colpito parte degli Usa – dal Texas alla North Carolina  – e il nord del Messico La ha fatto decine di vittime e provocato colossali blackout, lasciando milioni di persone senza luce e riscaldamento. Al centro del disastro c’è il cuore fossile degli Usa, il Texas che ha visto paralizzare le attività di centinaia di pozzi di fracking nel Permian Basin, il più grande giacimento di greggio e gas, le mega- raffinerie e le centrali  a gas e a carbone, ma il grande gelo ha bloccato anche gli impianti eolici.

Mary Anne Hitt, direttrice nazionale campagnbe di Sierra Club, la più grande, diffusa e influente associazione ambientalista Usa, ha sottolineato che «In questo momento, Sierra Club è più preoccupato per la sicurezza dei nostri colleghi, amici e famiglie poiché il tempo inclemente continua negli Stati Uniti centrali e meridionali, causando interruzioni di corrente in innumerevoli comunità. Anche se questo episodio di condizioni meteorologiche estreme potrebbe finire presto, il problema centrale persiste.  Abbiamo bisogno di un cambiamento. Un gran numero di centrali elettriche a carbone e gas non sono state in grado di funzionare con questo tempo estremo. E mentre, durante questa crisi, alcune fonti rinnovabili, sono state messe fuori servizio,  l’energia pulita si è rivelata più affidabile  dei combustibili fossili. I combustibili fossili ci hanno deluso ancora una volta e, mentre gli effetti del cambiamento climatico continuano ad accelerare, la rete elettrica continua a fallire per i più emarginati. Questi episodi sottolineano l’urgente necessità di una linea elettrica del XXI secolo che trasporti energia pulita e affidabile che non ci faccia ammalare o che aggravi la crisi climatica e che possa resistere a un clima  sempre più estremo».

La situazione è, se possibile, ancora più drammatica nel confinante Messico, dove i I blackout si sono verificati in 26 dei 32 Stati. Durante una conferenza stampa, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador 8AMLO) ha detto che quella dei blackout  a catena che hanno colpito il nord del Paese sono dovuti alle tempeste di neve «Quindi questo ha influenzato la produzione e la distribuzione del gas. Gli impianti di generazione di energia elettrica funzionano a gas. La fornitura di gas è stata sospesa perché hanno dichiarato emergenza in Texas, cioè la situazione in Texas è grave. Stiamo affrontando il problema perché stiamo avviando impianti che non necessitano di gas, stiamo avviando impianti a olio combustibile, stiamo avviando centrali a carbone per far fronte all’emergenza e si sta effettuando un’intera pianificazione, in modo che non rimangano persone senza elettricità in modo permanente, ma è possibile organizzare blackout periodici, temporanei, di 30 minuti. Ovviamente abbiamo la pressione maggiore nelle ore di punta, ovvero quando si consuma più energia, dalle 6:00 del pomeriggio alle 10:00 di notte, è lì che dobbiamo effettuare una migliore pianificazione in modo che queste siano organizzate periodicamente blackout». Insomma, dal punto di vista climatico e dell’inquinamento il rimedio di AMLO  sembra disastroso  e il presidente di sinistra del Messico ha spiegato che della situazione se ne sta occupando la Comisión Federal de Electricidad (CFE) ed ha annunciato che «Stiamo già acquistando gas liquefatto, sono già state acquistate tre navi di GNL, forse ne verranno acquistate altre, tutti gli impianti iniziano a lavorare per risolvere il problema; è dovuto principalmente al gelo, al maltempo nel nord, principalmente in Texas, dove si è generata questa situazione. Tanto per chiarire, non c’è nessuna ritorsione, non è che non ci danno gas perché non ci vedono di buon occhio, no, è che la situazione che hanno in Texas è grave e non hanno gas e che per il gas che c’è è aumentato molto il prezzo».

Il Consejo Nacional de la Industria Maquiladora y Manufacturera de Exportación (Index) ha stimado perdite per 54 miliardi di pesos (2,65 miliardi di dollari), questo significa che l’industria messicana sta perdendo 200 milioni di dollari all’ora per i blackout nel nord del Paese, iniziati il 15 febbraio a causa della mancanza di gas che ha evidenziato l’estrema dipendenza del Messico dall’importazione di combustibili fossili provenienti dagli Usa. I prezzi del gas texano fornito alle centrali elettriche messicane sono aumentati fino al 5.000%.

Gli Stati messicani colpiti dai blackout e da interruzioni programmate dell’energia elettrica sono: Chihuahua, Coahuila, Durango, Nuevo León, Campeche, Ciudad de México, Chiapas, Colima, México, Guanajuato, Guerrero, Hidalgo, Jalisco, Michoacán, Morelos, Nayarit, Oaxaca, Puebla, Quintana Roo, San Luis Potosí, Tabasco, Tamaulipas, Tlaxcala, Veracruz, Yucatán e Zacatecas. Quindi la crisi energetica ha colpito – a catena . anche aree che non hanno subito le tempeste di neve e il freddo estremo

Rispondendo alle domante dei giornalisti, AMLO ha concluso che la fine dei blackout «Dipenderà dalle condizioni meteorologiche, dipenderà dalla possibilità di avviare più impianti, dal fatto che i nuovi impianti  nel nord non vadano fuori servizio impianti, né quelli della Comisión Federal de Electricidad  che dei privati, che garantiscono approvvigionamento di gas. Poi tutto dipenderà da questo. Ma i tecnici della CFE  agiscono e sono attenti e il lavoro viene fatto. Questa situazione era già prevista, quindi una settimana fa è stato deciso di consegnare l’olio combustibile della Pemex alla Comisión Federal de Electricidad.

e di fornirlo a basso prezzo. Ed è stato proposto di mettere in funzione tutte le centrali a carbone che erano state fermate. Abbiamo anche avuto il problema che si erano congelate e abbiamo dovuto aspettare, ma l’energia viene già prodotta e questo ci aiuterà a non far mancare l’elettricità».

fonte: greenreport.it