Sergio Mattarella: il Capo dello Stato che lascia, che non raddoppia

Saverio Lodato

Il discorso del Presidente più ascoltato di sempre. Così dicono gli uomini preposti ai pallottolieri quirinalizi.
Quindi, attanagliati dalla inestricabile morsa di paura e speranze, gli italiani, evidentemente, dovevano aver fame di parole di fine anno, parole che aiutassero a capire, tirare un bilancio, orientarsi nell’immediato futuro. Le parole a disposizione sono sempre le stesse.
I vocabolari non vengono riscritti in tempi di pandemie e contagi. Le parole quelle sono, e quelle restano. Ma c’è modo e modo di farvi ricorso.
Eliminare la retorica è il primo buon viatico per chi ha davvero qualcosa da dire agli altri, in un momento come questo.
Poi si tratta di far capire che di scienza e medicina bisogna fidarsi, anche se l’infallibilità non è di questo mondo.
Poi si tratta di rimettere in riga la politica politicante, cialtronesca o affaristica che sia, spiegando bene che la politica, soprattutto in momenti come questi, ben altro dovrebbe essere, ben altro dovrebbe fare.
Poi si tratta di far capire a milioni di donne e di uomini che non possono fare a meno di sentirsi Popolo, Nazione.
Infine, si tratta di far sì che chi ti ascolta non sia minimamente sfiorato dal dubbio che, chi ti parla, stia perseguendo un fine recondito, personalistico.
Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ribadito di essere giunto al fine corsa, non coltivando, a differenza di chi lo precedette, l’ambizione di raddoppiare, di fare un altro giro di valzer.
Non è necessario strafare, per essere definiti Capi dello Stato Emeriti.
Un solo mandato, se svolto a regola d’arte, basta e avanza.
E quindici milioni di italiani pare abbiano gradito.

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