L’1% più ricco del pianeta inquina il doppio della metà più povera e il 10% più ricco quanto il resto del mondo

Ecco la disuguaglianza da CO2 che soffoca il pianeta. il 10% più ricco dovrebbe ridurre di 10 volte le sue emissioni pro-capite entro il 2030

«63 milioni di super-ricchi hanno emesso il 15% di CO2 mentre 3,1 miliardi di persone solo il 7%» è uno degli scioccanti dati contenuto nel rapporto “The carbon inequality era”, pubblicato da Oxfam in collaborazione con lo Stockholm Environment Institute, che . fotografa «un mondo in cui la metà più povera è costretta a subire l’impatto dello stile di vita insostenibile di pochi milioni di persone».

Una denuncia che arriva in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu dove i leader mondiali discuteranno delle sfide globali, compresa la crisi climatica,

Oxfam dice che «Dalla ricerca, che analizza la quantità di emissioni per fasce di reddito tra il 1990 e il 2015, periodo in cui le emissioni di CO2 in atmosfera sono più che raddoppiate, risulta che: il 10% più ricco è stato responsabile di oltre la metà (52%) delle emissioni di CO2 in atmosfera; di questo, l’1% più ricco è responsabile del 15%:più di quanto non abbiano contribuito tutti i cittadini dell’Ue e il doppio della quantità prodotta dalla metà più povera del pianeta; il 10% più ricco ha consumato un terzo del nostro “budget globale di carbonio” (global 1.5C carbon budget) mentrela metà più povera della popolazione solo il 4%. In altre parole, l’ammontare massimo di anidride carbonica che può essere rilasciata in atmosfera senza far aumentare la temperatura globale sopra 1,5 gradi centigradi – considerato dagli scienziati il punto limite oltre il quale si verificherebbero catastrofi climatiche – è stato già consumato per più del 30% dal 10% della popolazione più ricca del pianeta; le emissioni annuali sono aumentate del 60%:il 5% della popolazione più ricca ha determinato oltre un terzo (37%) di questo aumento; l’1% più ricco ha aumentato la propria quota di emissioni 3 volte di più rispetto al 50% più povero della popolazione.

Lo stile di vita, di produzione e di consumo di una piccola e privilegiata fascia di abitanti del pianeta sta alimentando la crisi climatica ea pagarne il prezzo sono i più poveri del mondo e saranno, oggi e in futuro, le giovani generazioni».

Con l’allentamento delle restrizioni imposte dalla pandemia di Covid-19, le emissioni di CO2 stanno già tornando a crescere e per Oxfam  «è essenziale perciò ridurre del 30% le emissioni globali entro il 2030 per non far aumentare la temperatura globale oltre 1,5 gradi centigradi. Questo implica una modifica netta delle abitudini della fascia più ricca del pianeta: oggi la disuguaglianza da CO2 è talmente profonda che, anche se il resto del mondo adottasse un modello a emissioni zero entro il 2050, il 10% più ricco potrebbe esaurire le sue riserve entro il 2033. Il rapporto stima infatti che il 10% più ricco dovrebbe ridurre di dieci volte le proprie emissioni pro-capite di CO2 entro il 2030, per fare in modo che l’aumento delle temperature globali non oltrepassi 1,5 gradi centigradi».

Dal rapporto emerge che «Occorre porre un freno alle emissioni dei più abbienti e investire in settori a basso consumo di CO2».

Inoltre. è sempre più urgente che i leader mondiali raccolgano l’appello lanciato dal movimento Fridays for Future. Milioni di persone in tutto mondo il 25 settembre, in occasione della Giornata Mondiale di Azione per il clima, fanno sentire la propria voce e chiedono un cambio di rotta alle Istituzioni globali e ai Governi.

Anche quest’anno Oxfam sta lavorando per organizzare, in collaborazione con la Regione Toscana, la Marcia per i Diritti Umani 2020 per l’8 ottobre, che coinvolgerà migliaia di studenti, collegati virtualmente insieme al climatologo Luca Mercalli per discutere di vivibilità e sostenibilità ambientale.

fonte: greenreport.it