Ebru Timtik, morire in carcere nel 2020 per aver difeso i diritti umani

di Sebastiano Ardita

Dobbiamo ricordare l’avvocata turca Ebru Timtik, morta in questi giorni in carcere dopo aver condotto 238 giorni di sciopero della fame per la tutela dei diritti civili nel suo paese.
Insieme a Lei in passato sono stati arrestati altre centinaia di uomini di cultura, avvocati, magistrati, scrittori, musicisti e difensori dei diritti umani. Molti di loro sono attualmente detenuti; altri, come lei, sono già morti in carcere.
Ebru era stata condanna all’incredibile pena di 13 anni e mezzo di reclusione “per partecipazione ad una associazione criminale” per avere difeso persone accusate di avere partecipato a proteste antigovernative, e c’è chi sostiene che abbia avuto la sola colpa di chiedere per loro un processo giusto. E’ stata condannata ad una pena che in Italia è prevista, sulla carta, per i reati più gravi di mafia, ristretta nella prigione di Sliviri, sottoposta ad un trattamento carcerario privo di umanità. Senza nessuno che si prendesse cura della sua salute che peggiorava; ridotta a pesare solo 30kg; sottoposta ad ogni vessazione; senza nessun giudice che la scarcerasse per non farla morire.
Noi tutti dobbiamo sentire come nostra la sofferenza per questa orribile vicenda. Perché esiste una sola comunità mondiale di esseri umani e il sacrificio della vita di questa giovane donna non vale solo per la Turchia e per il suo popolo. Vale per tutti noi, per l’intera umanità e per i suoi diritti insopprimibili. Perché la libertà è una bene che non ha confini. Ed un sacrificio così grande deve rimanere nella memoria e servire – almeno un giorno, si spera – come baluardo per sconfiggere altre dittature, totalitarismi, imperi del male. Per ora non ci resta che rendere onore a Ebru Timtik, martire dell’umanità nel XXI secolo, morta di stenti e di ingiustizia per avere difeso i diritti umani, dentro un carcere ai margini della civilissima Europa.

Tratto da:facebook.com/CataniaBene