Amazzonia: blitz di Greenpeace sul palazzo della Commissione europea

«L’Europa è complice degli incendi»

Stamattina, 5 attivisti di Greenpeace hanno scalato la facciata di 14 piani della sede della Commissione Europea, a Bruxelles, ed esposto uno striscione di 30 metri con la scritta “Amazon fires – Europe guilty” e che riproduce un foro nell’edificio attraverso il quale si vede l’Amazzonia in fiamme.

Altri attivisti hanno esposto in strada degli striscioni in diverse lingue, su quello in italiano si legge “L’Europa griglia, l’Amazzonia brucia”.

A greenpeace spiegano che «Gli attivisti hanno utilizzato fumo e cenere finti per simulare gli incendi che stanno consumando la foresta amazzonica e che sembrano destinati a superare i drammatici record dello scorso anno. Il consumo europeo di prodotti legati alla deforestazione e al degrado forestale rende l’Ue complice di questi incendi. Greenpeace, insieme ad oltre 100 organizzazioni europee impegnate in campo ambientale e sociale, chiede che materie prime e alimenti immessi sul mercato europeo non siano legati alla deforestazione e alle violazioni dei diritti umani».

Per Greenpeace, «L’Unione europea è responsabile di oltre il 10 per cento della distruzione delle foreste del mondo, principalmente a causa di prodotti come carne, soia destinata alla mangimistica, olio di palma e cacao. Nel 2014, l’Ue è stata responsabile del 41 per cento delle importazioni globali di carne, del 25 per cento di quelle di olio di palma e del 15 per cento di quelle di soia (in gran parte utilizzata come mangime). Dopo anni di attesa, la Commissione europea si è impegnata ad elaborare, nel 2021, una nuova normativa per affrontare gli impatti negativi dei consumi Ue sulle foreste del mondo. A questo proposito, lo scorso 3 settembre ha aperto una consultazione pubblica per conoscere il parere dei cittadini europei sul tema e chiedere quali misure adottare per affrontare il problema.

Secondo Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, «Quel che sta accadendo in Amazzonia ci riguarda da vicino: l’Ue importa grandi quantità di alimenti e materie prime come carne e soia destinata alla mangimistica, la cui produzione è strettamente legata alla distruzione dell’Amazzonia e di altri ecosistemi, alla crisi climatica in corso e alle violazioni dei diritti umani. Purtroppo, si tratta di prodotti che troviamo comunemente sugli scaffali dei nostri supermercati e i cittadini europei non dovrebbero essere complici inconsapevoli di questa devastazione. Ogni due secondi perdiamo un’area di foresta grande quanto un campo da calcio: abbiamo urgente bisogno di una normativa europea in grado di garantire che gli alimenti e le materie prime che arrivano sulle nostre tavole rispettino criteri di sostenibilità ambientale e sociale ambiziosi e chiari».

fonte: greenreport.it