La qualità dell’aria influisce sullo sviluppo precoce del cervello

Un nuovo studio indaga su come vivere vicino a strade trafficate può avere un impatto sul cervello

Lo studio “Effects of early life exposure to traffic-related air pollution on brain development in juvenile Sprague-Dawley rats”, pubblicato recentemente su Translational Psychiatry da un team di ricercatori dell’università della California – Davis (UC Davis) e della Washington University –  St. Louis,E8, ha scoperto «un legame tra l’inquinamento atmosferico legato al traffico e un aumento del rischio di cambiamenti rilevanti nello sviluppo cerebrale per i disturbi del neurosviluppo». Lo studio, che si basa su test sui roditori, corrobora le precedenti evidenze epidemiologiche che mostravano questa associazione.

La tossicologa dell’UC Davis Pamela Lein, autrice senior dello studio, ricorda che «Mentre l’inquinamento atmosferico è stato a lungo una preoccupazione per la salute polmonare e cardiovascolare, è stato solo nel corso del decennio scorso che gli scienziati hanno rivolto la loro attenzione ai suoi effetti sul cervello, Precedentemente i ricercatori avevano documentato i legami tra la vicinanza a strade trafficate e disturbi del neurosviluppo come l’autismo, ma i dati preclinici basati sulle esposizioni in tempo reale all’inquinamento atmosferico correlato al traffico erano scarsi a inesistenti».

La Lein ha lavorato con lo scienziato atmosferico dell’UC Davis Anthony Wexler e la principale autrice dello studio, Kelley Patten, che faceva un dottorato all’UC Davis in farmacologia e tossicologia, per sviluppare un nuovo approccio per studiare gli impatti in tempo reale dell’inquinamento atmosferico legato al traffico.  Hanno creato un allevamento di ratti vicino a un tunnel percorso da molto traffico automobilistico nel nord della California, in modo da poter imitare l’esperienza fatta dagli  esseri umani in una situazione analoga.

La Lein dice che «Questo approccio è stato un modo creativo per arrivare alla questione di quali influenze l’inquinamento atmosferico ha sul cervello in assenza di fattori confusi come influenze socioeconomiche, dieta, ecc. E’ importante sapere se vivere vicino a queste strade rappresenta un rischio significativo per il cervello umano in via di sviluppo. Se lo fosse, gli scienziati possono avvertire individui suscettibili, come le donne incinte – in particolare quelle che hanno già avuto un bambino con diagnosi di un disturbo del neurosviluppo – a prendere precauzioni appropriate per ridurre al minimo i rischi per la salute del cervello del loro bambino».

I ricercatori hanno confrontato il cervello dei cuccioli di ratto esposti all’inquinamento atmosferico legato al traffico con quelli esposti all’aria filtrata. Entrambe le fonti d’aria sono state ricavate dal tunnel in tempo reale.

E hanno scoperto «Una crescita anormale e una maggiore neuroinfiammazione nel cervello degli animali esposti all’inquinamento atmosferico. Ciò suggerisce che l’esposizione all’inquinamento atmosferico durante i periodi critici dello sviluppo può aumentare il rischio di cambiamenti nel cervello in via di sviluppo che sono associati con i disturbi del neurosviluppo».

Secondo la Patten «Quello a cui abbiamo assistito sono sottili cambiamenti. Ma stiamo vedendo questi effetti utilizzando esposizioni all’inquinamento atmosferico che rientrano nei limiti normativi. In un quadro di altri fattori di rischio ambientali e genetici negli esseri umani, questo può avere un effetto più pronunciato. Questa esposizione contiene anche particolato molto fine che non è attualmente regolamentato».

In un altro studio, la Patten ha esteso questa esposizione fino a 14 mesi per esaminare gli impatti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico legato al traffico ed è in procinto di pubblicare i risultati.

Il team statunitense è anche interessato a quale componente dell’inquinamento atmosferico legato al traffico sia la causa dei problemi nel neurosviluppo: «Se riescono a identificare i colpevoli – ha detto la Lein – allora gli scienziati possono rivolgersi ai legislatori perché sviluppino normative scientificamente basate per proteggere il cervello umano in via di sviluppo».

Keith Bein, uno scienziato atmosferico dell’UC Davis, conclude: «L’unico aspetto più impegnativo dello studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico, può essere quello di replicare come, quando e a quali persone sono esposte per tutta la vita. Affrontarlo richiede un pensiero creativo e un team multidisciplinare di ricercatori, tra cui ingegneri dell’esposizione, scienziati atmosferici, tossicologi, biologi, comportamentisti e specialisti della cura degli animali. Siamo riusciti a costruire un team unico e di talento e abbiamo sfruttato il nostro ambiente costruito per avvicinarci più di quanto non lo siamo mai stati prima al raggiungimento di questi obiettivi. Sempre più spesso, sono necessari lavori di questo tipo per continuare a far progredire il settore, informando in tal modo i responsabili delle politiche e gli stakeholders su come proteggere al meglio la salute umana».

fonte: greenreport.it