Onu, causa Covid-19 l’Indice di sviluppo umano inverte la rotta per la prima volta in trent’anni

Altri dieci milioni di bambini nel mondo potrebbero soffrire di malnutrizione acuta a causa del coronavirus

L’Indice di sviluppo umano (Hdi), introdotto dall’Onu nel 1990 come strumento per misurare lo stato di benessere delle nazioni in modo più compiuto di quanto non faccia il Pil – ovvero tenendo conto di indicatori come reddito procapite, aspettativa di vita alla nascita, anni di istruzione – ha invertito la rotta: il 2020 potrebbe essere il primo anno in cui si registra un calo a livello globale, a causa della crisi scatenata da Covid-19.

«Il mondo ha visto molte crisi negli ultimi 30 anni, inclusa la crisi finanziaria globale del 2007-09. Ognuna di esse – sottolinea l’amministratore del Programma di sviluppo Onu (Undp), Achim Steiner – ha colpito duramente lo sviluppo umano ma, complessivamente, i progressi in termini di sviluppo sono aumentati globalmente di anno in anno. Covid-19, con il suo triplice impatto su salute, istruzione e reddito, può cambiare questa tendenza».

Tutti i Paesi sono coinvolti: il bilancio globale delle vittime da Covid-19 ha superato le 300.000 persone, mentre quest’anno il reddito pro capite globale dovrebbe diminuire del 4%. Ma il calo dello sviluppo umano si attende molto più elevato nei Paesi in via di sviluppo, che sono meno in grado di far fronte alle ricadute sociali ed economiche della pandemia rispetto alle nazioni più ricche.

Nel merito occorre ricordare che dopo anni di tiepidi ma costanti progressi, dal 2015 la fame è tornata a crescere nel mondo – insieme ai tassi di obesità, indice di disuguaglianza ma anche delle varie forme di malnutrizione – e la crisi legata alla pandemia da Covid-19 potrebbe imprimere una grave accelerata alle tendenze già in corso: secondo le stime del World food programme (Wfp) Onu, il numero di bambini che soffrono di questa forma di denutrizione potenzialmente letale potrebbe aumentare del 20%. Questo significa che altri dieci milioni di bambini nel mondo potrebbero soffrire di malnutrizione acuta a causa del coronavirus.

«Se non vengono intraprese azioni immediate – spiega Lauren Landis, direttrice della Nutrizione del Wfp – dovremo affrontare devastanti perdite di vite umane, di salute e di produttività nelle generazioni future. La corretta nutrizione di oggi determinerà la durata delle conseguenze del Covid-19 sui bambini, per mesi, anni o addirittura di decenni».

Il Rapporto globale sulla nutrizione di quest’anno evidenzia già le crescenti disuguaglianze nella nutrizione e quello che comportano, con arresto della crescita e deperimento maggiormente prevalenti tra le comunità più povere: i bambini malnutriti, in particolare quelli al di sotto dei cinque anni, rischiano di essere tra le principali vittime della pandemia e delle sue ricadute socio-economiche.

Il Wfp è pronto a potenziare la sua risposta per prevenire e curare la malnutrizione acuta e migliorare i nutrienti regimi alimentari dei bambini, e per questo «ha urgentemente bisogno di 300 milioni di dollari». Una cifra molto ridotta rispetto a quelle messe in campo dagli Stati nazionali per fronteggiare la crisi – solo il Dl Rilancio appena approvato in Italia pesa 55 miliardi di euro di nuovo indebitamento – ma che potrebbe risultare cruciale per salvare la vita a 10 milioni di bambini.

Non a caso l’importanza dell’equità è enfatizzata nel quadro tratteggiato delle Nazioni Unite per la risposta socioeconomica alla crisi Covid-19, secondo la quale un mix di politiche basate su sostenibilità ambientale, uguaglianza di genere e buon governo dovrebbe costituire la “nuova normalità”. Per questo l’Undp raccomanda cinque passaggi prioritari per affrontare la complessità di questa crisi: proteggere i sistemi e i servizi sanitari; intensificare la protezione sociale; la tutela dell’occupazione, delle piccole e medie imprese e dei lavoratori del settore informale; far sì che dalle politiche macroeconomiche possano davvero guadagnare tutti; promuovere la pace, il buon governo e la fiducia per ripartire sulla base di una nuova coesione sociale. Un programma minimo di sviluppo sostenibile, che sembra però ancora molto lontano dall’applicazione pratica.

fonte: greenreport.it