Nel 2020 la domanda di energia elettrica calerà del 5%, mai così tanto dopo la Seconda Guerra Mondiale

Rapporto Iea: diminuisce l’energia fossile ma aumenta ancora quella rinnovabile. Calano anche le emissioni, ma si rischia un ribalzo post-crisi. Birol: investire nelle fonti pulite

«La pandemia rappresenta il più grande shock per il sistema energetico globale in oltre sette decenni, con il calo della domanda destinato a superare di gran lunga quello della crisi finanziaria del 2008, provocando una caduta record delle emissioni di quasi 8%», a dirlo è il rapporto “Global energy review 2020” presentato il 30 aprile dall’International energy agency (Iea) e rilanciato in Italia da Elettricità Futura di Confindustria e dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis).

Presentando il rapporto, il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, aveva sottolineato che  «Questo è uno shock storico per l’intero mondo dell’energia. Il calo della domanda per quasi tutti i principali combustibili è sconcertante, soprattutto per quanto riguarda carbone, petrolio e gas. Solo le rinnovabili stanno resistendo durante il crollo. E’ ancora troppo presto per determinare gli impatti a lungo termine, ma l’industria energetica che emerge da questa crisi sarà significativamente diversa da quella precedente».

Flavio Natale dell’Asvis sottolinea a sua volta che «La tendenza del mercato energetico sta influenzando profondamente la domanda di elettricità proveniente da carbone e gas naturale, due risorse che si trovano sempre più schiacciate tra la bassa richiesta complessiva e l’aumento della produzione da fonti rinnovabili. Per queste ragioni, la quota combinata di gas e carbone nel mix energetico globale è destinata a scendere del 3% nel 2020, a un livello mai registrato dal 2001.Il carbone è uno dei settori maggiormente colpiti, con una domanda che dovrebbe scendere dell’8% nel 2020, il più grande declino dalla Seconda guerra mondiale. Dopo il picco del 2018, quest’anno la produzione di energia elettrica a carbone diminuirà di oltre il 10%».

La pensa così anche Energia Futura che evidenzia che «Lo studio mostra un calo della domanda di energia del 6% nel 2020, 7 volte maggiore di quello registrato dopo la crisi finanziaria del 2008 ed equivalente alla perdita della domanda di energia dell’India, il terzo Paese più imponente in termini di consumo di energia. Nei Paesi maggiormente avanzati si registrerà il crollo della domanda più forte, del 9% negli Stati Uniti e dell’11% nell’Unione Europea. Gli impatti della crisi sulla domanda di energia certamente sono legati alla durata del periodo di lockdown e alle misure introdotte per combattere la diffusione del virus. In tal senso la Iea ha stimato, analizzando l’andamento di aprile, che un mese di blocco mondiale ridurrebbe la domanda di energia globale di circa l’1,5%».

Energia Futura fa anche notare che «Allo stesso tempo, il lockdown e le misure di blocco stanno guidando un importante switch verso le fonti di elettricità a basse emissioni di carbonio come il solare, l’eolico, l’idroelettrico e il nucleare. Dopo aver superato il carbone per la prima volta nel 2019, quest’anno le fonti low carbon estenderanno il loro potenziale, riuscendo a coprire il 40% della produzione globale di elettricità, 6 punti percentuali in più rispetto al carbone. Inoltre, la generazione di elettricità da energia eolica e fotovoltaica continuerà ad aumentare nel 2020, grazie ai nuovi progetti che sono stati completati nel 2019 e all’inizio del 2020».

Secondo l’Iea, «Lrinnovabili sono destinate a essere l’unica fonte di energia che crescerà nel 2020, con la loro quota di produzione globale di elettricità soprattutto grazie al contributo del fotovoltaico ed eolico che saranno in grado di incrementare la produzione di rinnovabile del 5% nel 2020, aiutata da una maggiore produzione di energia idroelettrica».

Ma è lo stesso Birol a ricordare che «Nessuno dovrebbe dare nulla di tutto questo per scontato. Sono necessari maggiori investimenti e politiche più intelligenti per mantenere sicure le forniture di elettricità», concludendo che «Se le conseguenze della crisi finanziaria del 2008 dovessero verificarsi di nuovo, probabilmente vedremo presto un netto rimbalzo delle emissioni man mano che le condizioni economiche miglioreranno. Ma i governi possono imparare da quell’esperienza mettendo le tecnologie energetiche rinnovabili al centro dei loro piani di ripresa economica. Investire in queste aree può creare posti di lavoro, rendere le economie più competitive, guidando il mondo verso un futuro energetico più resiliente e più pulito».

fonte: greenreport.it