Scorta a Ingroia: il Consiglio di Stato ordina nuovamente il ripristino immediato
di AMDuemila
Lo sfogo sui social dell’ex pm: “A un anno di distanza la prima ordinanza è stata ‘totalmente’ ignorata. Cosa aspetta la Politica?”
Il Consiglio di Stato torna ad esprimersi sulla scorta di Antonio Ingroia e la decisione è sempre la stessa: va ripristinata.
A maggio scorso, infatti, il Consiglio di Stato aveva ordinato il ripristino ribaltando la decisione del Tar del Lazio
che aveva respinto il ricorso dell’ex pm affinché fosse sospeso il
provvedimento con il quale gli era stata revocata la misura di sicurezza
personale. E, in particolare, della misura di 4° livello. Oggi, a quasi
un anno di distanza, l’ex magistrato cammina ancora con le spalle
scoperte e il Consiglio di Stato ha dato ordine ancora una volta che
venga dato seguito alla propria decisione in quanto, come avevano
ravvisato a inizio maggio, rischi sulla sua incolumità “non possano ritenersi del tutto esclusi” per la sua “pregressa attività di magistrato impegnato contro la mafia”. Il primo provvedimento di revoca della tutela portava la firma dell’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, con una decisione che fu di fatto confermata anche dal suo successore al Viminale Matteo Salvini, nonostante le lettere con cui lo stesso Ingroia ribadiva la necessità di un maggior approfondimento.
L’ex
magistrato aveva per giunta evidenziato una serie di episodi che
dimostravano come la sicurezza nei suoi confronti fosse tutt’altro che
non necessaria. Ma ad oggi non sono arrivate risposte concrete. “Per la seconda volta la Magistratura mi restituisce ciò che la politica di sinistra prima e di destra poi mi ha tolto – ha scritto su Facebook Ingroia –
E cioè il riconoscimento del lavoro che ho svolto e svolgo, da più di
30 anni ormai, contro poteri criminali di ogni tipo, mafiosi e di Stato,
e dei rischi che ho corso e corro tuttora”. “E’ indicativo – scrive ancora l’avvocato – che
il Consiglio di Stato per la seconda volta lo abbia riconosciuto con
questa Ordinanza emessa lo stesso giorno in cui davanti alla Corte
d’Assise di Reggio Calabria come avvocato di parte civile dei carabinieri Fava e Garofalo, uccisi dalla mafia, ho interrogato il capomafia e pluriergastolano Giuseppe Graviano”.
Su
questo punto non si può non considerare che, durante l’udienza di ieri,
il boss di Brancaccio ha usato dei toni decisamente accesi nel
rispondere alle domande dell’ex pm, dimostrando una certa insofferenza
nei confronti di una figura, quella di Ingroia, che ben conosce anche
per le attività di indagine svolte a Palermo. Una circostanza questa,
che le autorità competenti dovranno necessariamente tenere presente.
Alla luce di ciò, e dei singolari episodi di furto di documenti e incendi dolosi subiti da Ingroia e la sua famiglia nel corso di questi mesi, l’avvocato si chiede “cosa
farà la politica e il nuovo Ministero dell’Interno attraverso la sua
commissione dell’UCIS che già per ben 2 volte mi ha tolto ogni
protezione?”. “La politica in Italia pare debba sempre avere l’ultima voce in capitolo – ha aggiunto – e
intanto la prima Ordinanza del Consiglio di Stato è stata “totalmente”
ignorata. Chissà se questa volta la politica di turno riconoscerà la
scorta a chi viene da quel mondo difficile dello scontro vero con la
vera mafia e che tuttora affronta i veri pericoli ma che, a differenza
dei tanti politici superscortati, non deve fare la spola fra le
passerelle televisive e i palazzi del potere… Ed oggi, si badi bene – ha concluso Antonio Ingroia – si tratta solo di eseguire un’Ordinanza del Consiglio di Stato, il più alto Organo della Giustizia Amministrativa!”.
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fonte: antimafiaduemila.com