Obiettivi dello sviluppo sostenibile e Ue, rapporto ASviS: male su ambiente e cooperazione

L’Ue va bene su alcuni obiettivi ma è ancora in ritardo sull’Agenda 2030

Lo studio “The European Union and the Sustainable Development Goals” presentato dall’ Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASvIS) al ministero degli esteri evidenzia che «Pur essendo l’Unione europea l’area più avanzata al mondo sullo sviluppo sostenibile, resta ancora molto da fare per raggiungere i target prefissati dall’Agenda 2030».

Secondo l’ASvIs si tratta di una fotografia in chiaroscuro: «Lo studio rappresenta un unicum sul panorama comunitario; per la prima volta viene misurato l’andamento di ciascun Paese Ue in relazione agli Obiettivi di sviluppo sostenibile».

Il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini, ha spiegato che è «Uno strumento di supporto alla Commissione e al Parlamento in un momento cruciale. L’Unione europea si sta dotando di nuovi strumenti di governance fondamentali per realizzare gli impegni dell’Agenda 2030. Una scelta che avrà importanti riflessi anche sul modo in cui l’Italia deve disegnare e condurre le sue politiche. Non a caso, le recenti comunicazioni sul Green New Deal, sull’organizzazione del Semestre europeo e sul Patto di stabilità sono costruite intorno all’Agenda 2030 e aprono nuovi scenari. Con il Rapporto odierno l’ASviS fornisce un innovativo strumento di analisi da utilizzare per passare rapidamente dalle parole ai fatti. Ora servono politiche economiche, sociali e ambientali coordinate a livello europeo per un cambiamento che garantisca un futuro sostenibile per questa e le prossime generazioni».

Partendo dai dati pubblicati da Eurostat, l’ASviS ha costruito degli indicatori compositi in grado di descrivere la distanza dai target dei Paesi membri e sottolinea che «Prendendo in considerazione il periodo 2010-2017 la situazione mostra dei miglioramenti su diversi temi, anche se va ricordato che in nessuno caso abbiamo già raggiunto quanto indicato dall’Agenda 2030. Per esempio, l’Obiettivo 3 relativo a salute e benessere evidenzia l’aumento della speranza di vita in tutti gli Stati dell’Unione mentre diminuiscono significativamente il tasso di mortalità da tubercolosi, epatite e Hiv (-28% rispetto al 2010). Per l’Obiettivo 4 (istruzione di qualità) si segnalano progressi soprattutto nella quota di popolazione con un’educazione terziaria; bene anche l’Obiettivo 5 sulla parità di genere, dove si riduce il divario occupazionale tra maschi e femmine (almeno fino al 2014). L’indicatore dell’Obiettivo 8, che mira a incentivare una crescita economica duratura e inclusiva, resta stabile fino al 2013 per poi crescere grazie alla riduzione dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano) e all’aumento degli investimenti su Pil e occupazione. Bene anche l’Obiettivo 11 su città e comunità sostenibili e l’Obiettivo 12 per garantire modelli di produzione e consumo sostenibili: il primo spinto dall’aumento della quota di rifiuti urbani riciclati, da una minore esposizione della popolazione a polveri sottili e dalla riduzione del numero di morti per incidenti stradali; il secondo grazie ai miglioramenti della produttività nell’uso delle risorse e del consumo di materia (+12% tra il 2010 e il 2017) e delle emissioni di CO2 da nuove autovetture. In relazione all’Obiettivo 13 su clima, l’indicatore mostra una riduzione delle emissioni del 10% rispetto al 2010 segnalando però che negli ultimi quattro anni (2014-2017) non sono stati fatti passi in avanti, un po’ come avviene per l’Obiettivo 7 sull’energia dove è chiaro che, a seguito della ripresa economica, il consumo finale di energia è tornato a crescere e molto probabilmente l’Unione fallirà il suo obiettivo al 2020».

Per quanto riguarda gli Obiettivi 14 e 15 a tutela della biodiversità marina e terrestre, dal rapporto emerge che «Crescono le superfici marine protette, ma continua a non conoscere sosta il consumo di suolo: tra il 2006 e il 2015 ogni anno è stata ricoperta artificialmente una superficie pari a 350 km2 all’anno (più grande di Malta)».

Male anche l’Obiettivo 17 sulla cooperazione: «L’andamento negativo dell’indicatore risente delle diminuzioni sul piano delle importazioni europee da Paesi in via di sviluppo e dell’aumento del debito pubblico».

Risultano invece stabili gli obiettivi 1 sulla povertà; per l’Obiettivo 2 sulla fame; per l’Obiettivo 9 su innovazione infrastrutture; per l’Obiettivo 10 sulla riduzione delle disuguaglianze; per l’Obiettivo 16 su pace, giustizia e istituzioni solide.

fonte: greenreport.it