Chi ha una bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale ha una minore percezione del rischio ambientale

I risultati di un’indagine sugli studenti universitaria italiani

Secondo lo studio “Environment and health: Risk perception and its determinants among Italian university students”, pubblicato su Science of the Total Environment dal gruppo di lavoro “salute e ambiente” della Società Italiana di Igiene e coordinato dalla professoressa Annalaura Carducci, responsabile dell’Osservatorio della comunicazione sanitaria del Dipartimento di biologia dell’università di Pisa, «Gli studenti universitari che hanno una più bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale hanno anche una minore percezione dei rischi ambientali per la salute».

Del team dell’università di Pisa che ha realizzato lo studio fanno parte Andrea Calamusa, Ileana Federigi, Giacomo Palomba e Marco Verani. Hanno inoltre partecipato all’indagine molti studiosi dei 15 atenei coinvolti nell’indagine (Pisa, Catania, Chieti, Sassari, Messina, Bari, Modena, Brescia, Torino, Padova, Milano, Napoli, Lecce, Camerino, Firenze). e di particolare importanza è risultata la collaborazione con le professoresse Margherita Ferrante e Maria Fiore dell’Università di Catania per la complessa elaborazione dei dati.

Lo studio associa per la prima volta queste due variabili – alfabetizzazione sanitaria funzionale e percezione dei rischi ambientali – grazie a un’indagine svolta fra novembre 2017 e gennaio 2018 con interviste a 4.778 studenti dei corsi di laurea scientifico-sanitari e umanistico-sociali tra i 18 e i 25 anni (65% donne e 35% uomini) provenienti da 15 atenei italiani. Parallelamente, nello stesso periodo e nelle stesse aree geografiche, i ricercatori hanno anche monitorato quanto pubblicato in tema di ambiente su Twitter e sui quotidiani on line.

La Carducci fa notare che «La nostra ricerca evidenzia una criticità della cosiddetta generazione Friday for Future: il 44% degli studenti intervistati non è infatti riuscito a riconoscere almeno 9 su 12 parole, sebbene difficili, correlate alla salute, il che è preoccupante considerato che a rispondere è una parte di popolazione di elevato livello culturale. Alla scarsa consapevolezza corrisponde poi una minore percezione dei rischi ambientali, anche quelli legati all’inquinamento, e una minore fiducia nelle istituzioni, sia come fonti di informazione sia come soggetti attivi per la tutela del territorio».

All’ateneo pisano spiegano che <Dalle risposte ai questionari è emerso che per quanto riguarda i temi ambientali Internet e i social network sono le fonti di informazioni primarie consultate dal 77.7% degli studenti. In generale poi non sono risultate particolari differenze fra gli studenti di materia scientifiche e umanistiche mentre nelle donne è emersa comunque una maggiore sensibilità ambientale e fiducia nelle istituzioni».

La Carducci conclude: «I risultati del nostro studio confermano l’importanza dell’alfabetizzazione sanitaria per creare cittadini più consapevoli. Assistiamo oggi al dilagare di informazioni distorte se non addirittura false che il cittadino fa fatica a valutare, in questo senso l’alfabetizzazione sanitaria dovrebbe rientrare a pieno titolo nei programmi scolastici, per consentire una migliore comprensione delle relazioni fra ambiente e salute, un tema su cui la sensibilità sta crescendo proprio nella popolazione più giovane e che dovrebbe essere accompagnata da conoscenze scientificamente corrette».

fonte: greenreport.it