Negli Usa la frequenza degli uragani è aumentata del 330% e sono diventati più grandi, più forti e più distruttivi

Il legame con il cambiamento climatico era oscurato dall’incertezza statistica, con un nuovo metodo è diventato improvvisamente evidente

[12 Novembre 2019]

Lo studio “Normalized US hurricane damage estimates using area of total destruction, 1900−2018”, pubblicato su PNAS da Aslak Grinsted,   Peter Ditlevsen e Jens Hesselbjerg Christensen del Center for Is og Klima del Niels Bohr Institutet della Københavns Universitet dimostra che «Dal 1900, gli uragani sono diventati più distruttivi e i peggiori e sono più di 3 volte più frequenti di 100 anni fa . Un nuovo modo di calcolare la distruzione, compensando il cambiamento sociale della ricchezza, mostra inequivocabilmente un aumento climatico nella frequenza degli uragani più distruttivi che routinariamente provocano il caos sulla costa sud-orientale del Nord America». Solo il danno inflitto dall’uragano Katrina nel 2005 è stato stimato in 125 miliardi di dollari, circa l’1% del PIL degli Stati Uniti.

Finora il modo tradizionale di calcolare i danni provocati da un uragano, al fine di poter confrontare gli uragani e seguire il loro sviluppo nel tempo, era quello di rilevare il costo successivo del danno causato da ciascun uragano. In altre parole, quanto costerebbe un uragano degli anni ’50, se dovesse verificarsi oggi e colpire le coste statunitensi? Utilizzando questo metodo, solitamente si “scopre” che il trend crescente dei danni può essere attribuito in gran parte al fatto che la popolazione costiera è aumentata, che è diventata più ricca e che, semplicemente, sono state realizzate infrastrutture più costose che subiscono danni. «Ma – dicono Grinsted, Ditlevsen ed Hesselbjerg Christensen -l’evidenza di un cambiamento climatico nella forza distruttiva da parte degli uragani è stata oscurata dall’incertezza statistica».

Grinsted ha calcolato in un modo nuovo le cifre storiche dei danni da uragani: invece di confrontare i singoli uragani e il danno che avrebbero causato oggi, ha valutato quanto una grande area possa essere vista come un’”area di distruzione totale”, cioè quanto dovrebbe essere distrutta totalmente un’area per tenere conto della perdita finanziaria. Dato che l’unità calcolata è la stessa, questo rende più semplice il confronto tra aree rurali e aree più densamente popolate come le città e si può determinare la dimensione dell’”area di distruzione totale.

Ad esempio, i ricercatori hanno esaminato l’uragano Irma che ha colpito la Florida nel 2017 in un’area costiera di 10.000 Km2 dove vivono cica 1,1 milioni di persone con una ricchezza pro capite stimata in 194.000 dollari e una ricchezza complessiva di questa regione valutata in 215 miliardi di dollari. Dato che Irma ha causato danni per 50 miliardi, di dollari, si tratta del 23% della ricchezza nella regione e il 23% dei 10.000 km2 produce un’area di distruzione totale di 2.300 km2. E’ così che gli autori dello studio hanno scoperto che in un secolo la frequenza degli uragani più dannosi è aumentata del 330% e sono convinti che questo sia dovuto principalmente all’aumento delle temperature.

Studi precedenti, pur ipotizzando una correlazione tra giganteschi uragani e riscaldamento globale, avevano avuto grandi difficoltà a isolare il “segnale climatico” che il team danese definisce come «L’effetto del cambiamento climatico sulla dimensione, la forza e la forza distruttiva degli uragani». Al Center for Is og Klima del Niels Bohr Institutet spiegano che «Era nascosto dietro le variazioni a causa della concentrazione disomogenea della ricchezza ed era statisticamente incerto se ci fosse stato un qualche trend nella distruzione. Ma con il nuovo metodo questo dubbio è stato eradicato. Il tempo meteorologico è diventato davvero più pericoloso sulla costa sud e orientale degli Stati Uniti».

Inoltre, il risultato ottenuto dal team di ricerca della Københavns Universitet «si è rivelato più congruente con i modelli climatici che utilizziamo per prevedere e comprendere lo sviluppo in condizioni meteorologiche estreme.  Abbastanza semplicemente, Il fatto che il riscaldamento globale abbia l’effetto di aumentare della forza rilasciata negli uragani più estremi, si adatta alla fisica».

Gli scienziati danesi ritengono che il loro nuovo metodo sia scientificamente provato e che fornisca un quadro più accurato di ciò che sta accadendo con il peggioramento di tempeste e uragani. Grinsted conclude: «Il nuovo metodo di visualizzazione della frequenza è davvero solido. L’aumento della frequenza non è solo nel mio dataset, ma è anche presente in altri dataset, quindi è estremamente robusto e penso che questo lo aiuterà a diventare maggiormente accettato».

fonte: greenreport.it