Le zero emissioni in agricoltura nel 2050 sono possibili

Un rapporto Ieep spiega come potremmo riuscire a vincere questa sfida trasformativa

Nel 2016 l’agricoltura rappresentava circa il 10% delle emissioni di gas serra dell’Unione europea e il passaggio del settore verso le zero emissioni nette entro il 2050, in linea con quanto previsto dall’accordo di Parigi, rappresenta una delle sfide più grandi dopo lo sviluppo dell’agricoltura del dopoguerra. Ma l’agricoltura, insieme ad altri utilizzi del suolo (come la selvicoltura), è l’unico settore che, attraverso la sostituzione di materiali ed energia ad alta intensità di carbonio, può sia ridurre le sue emissioni che aumentare l’assorbimento di carbonio dall’atmosfera e contribuire alla riduzione delle emissioni di altri settori.

Il nuovo rapporto “Net-zero agriculture in 2050: how to get there”  dell’Institute for European Environmental Policy (Ieep) esplora come potrebbe  apparire il settore agricolo dell’Ue in un mondo a zero emissioni, quali ruoli svolgerebbe e cosa è necessario per realizzare la transizione entro la metà del secolo.  Lo studio cerca di rispondere ad alcune domande: è possibile raggiungere la carbon neutrality solo in agricoltura? In caso affermativo, quali azioni e politiche sono necessarie per riuscirci? Il rapporto si basa su una revisione di oltre 60 scenari presenti in 18 studi diversi e conclude «le emissioni zero nel settore agricolo sono possibili» e spiega quali sono le azioni e le politiche necessarie per raggiungere questo obiettivo.

Anna Lorant,  senior policy analyst dell’Agriculture & land management programme dell’Ieepha evidenziato che «Spostare l’agricoltura verso le emissioni nette-zero rappresenta una delle sfide più trasformative affrontate dal settore nel periodo post-bellico. Soddisfare questa sfida richiede non solo di cambiare il modo in cui vengono prodotte le commoditiesi, ma anche cosa e come consumiamo. Basarsi esclusivamente sui miglioramenti di efficienza semplicemente non sarà sufficiente».

Prima di tutto, lo studio esamina quel che si potrebbe fare per ridurre le emissioni dell’agricoltura concentrandosi esclusivamente sul contributo dell’agricoltura alla mitigazione dei cambiamenti climatici, Ma i ricercatori dell’Ieep dicono che «Occorre prendere in considerazione una serie di altre dimensioni (trade-offs e benefici legati all’adattamento ai cambiamenti nonché le implicazioni al di là dei confini dell’Ue).  Consentire all’agricoltura di apportare un contributo significativo e proporzionato agli sforzi di mitigazione climatica dell’Ue richiederà l’impiego di tutti gli strumenti e le opzioni disponibili per il settore per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare l’assorbimento di carbonio dall’atmosfera».

Il responsabile agricoltura dell’Ieep,. Ben Allen, aggiunge: «Permettere all’agricoltura di dare un contributo significativo agli sforzi di mitigazione climatica dell’Ue richiederà uno sguardo più sistematico sul modo in cui gestiamo il territorio rurale: sia nel settore agricolo che al di fuori». Infatti, solo agendo con iniziative diverse sia sul fronte della produzione che del consumo potremo «Trasformare il modo in cui i prodotti agricoli sono concepiti in risposta alla sfida climatica e in che modo il settore può sostenere l’azione climatica», ma questo potrà essere fatto solo avendo ben chiaro a quali siano le iniziative da prendere e da parte di chi. «Pertanto – dicono all’Ieep – potrebbe essere necessario sviluppare una gerarchia di riduzione delle emissioni per guidare e sostenere le azioni nel settore agroalimentare, in seguito a approcci analoghi adottati nei confronti dei rifiuti e alla transizione verso l’economia circolare dell’Ue».

Il rapporto indica quali sono: «Ove possibile, evitare le emissioni. Cambiare i tipi di commodities prodotte, ridurre il consumo di bestiame e altri prodotti ad alta intensità di carbonio ed eliminare gli sprechi alimentari; • Ridurre le emissioni laddove non possono essere evitate del tutto. Aumentare l’efficienza delle risorse della produzione, abbassando le emissioni di gas serra per unità di commodity, producendo stagionalmente e nelle condizioni ottimali in Europa, e riducendo gli sprechi dei raccolti; Recupero delle emissioni ove possibile. Aumentare il potenziale di sequestro nel terreno per costruire il sequestro del carbonio nelle pratiche di produzione standard e assicurare la sua gestione continua e permanente sui terreni agricoli. Sviluppare bioeconomie circolari che recuperino i consumi e i nutrienti post-produzione post-produzione, l’energia e i materiali di produzione come input per il settore, riducendo la necessità di nuovi input. Per consentire il suo contributo alla diffusione delle emissioni nette-zero, l’agricoltura futura deve essere diversa da quella di oggi, sufficientemente trasformata  e che fornisca allo stesso tempoun’alimentazione adeguata e altri servizi ecosistemici ad una società sempre più globale».

Secondo Martijn Buijsse, policy officer dell’European initiative for sustainable development in agriculture, «Il rapporto mostra chiari approcci su come specifici obiettivi sul clima possono essere ottenuti dal settore agricolo. Il rapporto fornisce una serie di misure sfumate e ben bilanciate che potrebbero essere adottate dalla comunità agricola e non si concentra su singole soluzioni. Ciò aiuta molto in dibattito in cui gli interessi degli stakeholder sono talvolta ampiamente divisi».

Franco Ferroni, responsabile agricoltura e biodiversità del Wwf Italia, conclude: «L’agricoltura attuale, dominata dalla meccanizzazione spinta e dalla chimica di sintesi, consuma più energia da fonti fossili, essenzialmente petrolio, di quanta ne produca in termini di cibo, fibre e biocarburanti. Per una transizione ecologica dell’agricoltura verso emissioni nette- zero è necessario un cambio di paradigma prendendo a riferimento i principi dell’agroecologia, favorendo processi produttivi e pratiche agricole che imitano la natura invece di distruggerla. Per una svolta concreta serve però una radicale riforma della Politica Agricola Comune – PAC post 2020, oggi in discussione da parte del trilogo della UE (Commissione, Consiglio e Parlamento) che impegna in questo periodo di programmazione il 38% del budget europeo. Il paradosso della PAC attuale è che vengono maggiormente premiati gli agricoltori che più inquinano e contribuiscono ai cambiamenti climatici. Serve per questo un vero capovolgimento di paradigma riscrivendo le regole della PAC per trasformare questa politica comunitaria in un motore del cambiamento dell’agricoltura europea e nazionale».

fonte: greenreport.it