Tutte le Regioni bocciano il decreto del Governo che taglia gli incentivi alle rinnovabili

Penalizzati mini idroelettrico e geotermia. Rossi: «Aspettiamo risposte precise, altrimenti non resterà che la mobilitazione»

Da tutte le Regioni e le Province autonome italiane è arrivato ieri un no chiaro e tondo allo schema di decreto Fer 1, elaborato dal ministero dello Sviluppo economico (Mise) per disegnare i nuovi incentivi dedicati alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. La Conferenza unificata – sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Stato-Città ed autonomie locali – ha infatti espresso parere negativo e, secondo l’assessore altoatesino Richard Theiner, pur «non essendo vincolante, questo parere negativo non potrà essere ignorato dal Governo».

È significativo che in prima fila contro lo schema di decreto ci siano due delle aree a maggior tasso di sostenibilità di tutto il Paese, ovvero la Toscana e il Trentino Alto Adige, alle quali si sono unite tutte le Regioni italiane. Il parere negativo non solo è dovuto per questioni di merito ma anche – sottolinea il presidente della Conferenza, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini – per «la totale chiusura manifestata dai ministeri competenti nei confronti delle richieste delle Regioni e delle Province autonome». Chiusura che invece è stata rivendicata dal sottosegretario del Mise Davide Crippa (M5S): «Non comprendo i motivi – commenta Crippa (nella foto, ndr) – per cui in Conferenza unificata si continui a ragionare su singole posizioni e non sull’interesse comune. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 c’è bisogno di un impegno comune e della disponibilità di chi gestisce i territori ad avviare un cambio di passo. Noi andremo avanti sicuri di poter ottenere i risultati che ci siamo prefissati ma assicurando sempre trasparenza ed il massimo coinvolgimento di tutti».

Non si capisce però quale sia «l’interesse comune» a cui si fa riferimento, visto che il parere contrario è arrivato da tutte le Regioni italiane, e neanche come si intenda «raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030» azzoppando fonti rinnovabili determinanti come geotermia e idroelettrico. Nella prospettiva delineata attraverso la direttiva europea Red II (32% di energie rinnovabili al 2030) l’Italia dovrà produrre almeno il 20% in più di elettricità da entrambe le fonti: questi dati sono stati presentati appena cinque mesi fa al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio (M5S), che sembrava condividerli con entusiasmo. Adesso il “Governo del cambiamento” pare invece aver innestato la retromarcia sulle rinnovabili, sebbene sia il Gestore dei servizi energetici (Gse) sia l’Enea abbiano spiegato chiaramente che l’attuale trend di sviluppo delle fonti pulite è ampiamente insufficiente.

Come spiegato ieri dall’assessore trentino Mario Tonina «la proposta di decreto sembra indirizzata ad incentivare in modo massivo i grandi impianti fotovoltaici ed eolici», mentre nella versione attuale penalizzerebbe il settore idroelettrico, ed in particolare il mini idroelettrico. «Questi mini impianti in Trentino sono molto importanti – ha sottolineato Tonina – Parliamo di energia pulita, che riteniamo debba avere un futuro». Stesse difficoltà sul fronte della geotermia: «Lo schema di decreto del governo sulle energie rinnovabili proprio non va – dichiara il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi –  per il merito delle scelte, a cominciare dal blocco degli incentivi alla geotermia, e per l’atteggiamento di totale chiusura di fronte alle ragioni espresse dalle Regioni. Lo splendido risultato di questa azione del governo – insiste Rossi – sarà il blocco di importanti investimenti, anche quelli che Enel mette in campo per il miglioramento ambientale, e la crisi per tante imprese dei territori della geotermia, con le inevitabili ricadute sul lavoro».

«Ho incontrato il sottosegretario grillino Crippa – continua Rossi –, rappresentando le motivazioni serie e forti della Toscana sulla geotermia. Nonostante abbia chiarito tutto ciò che la Regione fa per il controllo delle emissioni, per il recupero della CO2, per il ripristino paesaggistico, abbiamo ottenuto risposte generiche e una sostanziale indisponibilità ad ascoltare. Di fronte a questo atteggiamento del Governo, la risposta delle Regioni è stata unanime. Vale la pena di ricordare che il Titolo V della Costituzione attribuisce alla Regioni, come materia concorrente, la produzione, distribuzione e consumo di energia e che quindi, al di là delle specifiche competenze, il rapporto tra esecutivo nazionale e Regioni deve improntarsi ad un’ottica di fattiva collaborazione, che invece la iattanza dell’attuale compagine governativa nega nei fatti».

«Credo che sarà necessario far sentire la nostra voce – conclude il presidente –  e indicare quanto prima al Governo i provvedimenti che devono essere assunti affinché lo sfruttamento dell’energia geotermica, con adeguate agevolazioni, possa contribuire alla riduzione delle fonti energetiche fossili che sono all’origine dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Per queste ragioni, per sbloccare la situazione, abbiamo chiesto l’istituzione di tavolo nazionale con il Mise e il Ministero dell’ambiente. Aspettiamo risposte precise, altrimenti non resterà che la mobilitazione popolare, delle forze sociali e delle istituzioni, della Regione e dei Comuni».

fonte: greenreport.it