Despotismo Macrista: estradato in Cile Facundo Jones Huala

di Jean Georges Almendras

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Autoritarismo. Prepotenza. Abuso. Razzismo. Imperialismo. Capitalismo. Terrorismo di stato. Dispotismo.
Tutti questi mali dell’umanità sono confluiti l’11 settembre a Esquel per dare vita una delle più degradanti azioni del governo macrista (che continua a collezionare abusi come se fossero trofei): la sorprendente estradizione in Cile di Facundo Jones Huala. Un’estradizione che deriva dall’indifferenza di Mauricio Macri di fronte alla richiesta di non estradizione dell’ONU presentata attraverso la Commissione di DDHH (Diritti Umani). Richiesta sfacciatamente ignorata e non presa in considerazione.

Alla fine il pesante autoritarismo che governa oggi nella sorella repubblica dell’Argentina è piombato su uno dei leader politici e spirituali più emblematici e mediatici degli ultimi due anni. Un pesante autoritarismo che ha voltato le spalle allo stato di diritto e non ha avuto alcun gesto magnanimo e di tolleranza verso i popoli originari. Un pesante autoritarismo divenuto moneta corrente nella gestione Macri, più incline a spazzare via i settori più vulnerabili della società che a cercare armonia e vie di pacificazione.
Ignorando la richiesta dell’ONU, il pomeriggio di martedì 11 settembre – non a caso, una data che ci ricorda un uomo integro, il presidente del Cile Salvador Allende, ucciso nel Palazzo della Moneda nel 1973 durante il colpo militare di Augusto Pinochet, sbirro e lacchè dell’impero statunitense – è stata organizzata a sorpresa un’operazione di polizia nei paraggi della prigione della città di Esquel, nella provincia di Chubut, e senza tanti giri il Lonko Facundo Jones Huala è stato prelevato, ammanettato e fatto salire su un elicottero per essere trasferito all’aeroporto di Mendoza e da lì verso Santiago del Cile.
Ignorando il richiamo dell’ONU e la richiesta dell’avvocato Sonia Ivanof, Mauricio Macri ha messo in moto il meccanismo di un autoritarismo demenziale contro le comunità mapuche. Un autoritarismo che è segno distintivo del deterioramento istituzionale nel quale è sommerso il paese, e dove il macrismo è uno dei mali maggiori che devono affrontare gli argentini, a differenti livelli.
Uno degli avvocati del Lonko Facundo Jones Huala, Elisabeth Gómez Alcorta, non appena ha appresso dell’estradizione ha detto ai mezzi stampa argentini: “Lo scorso 4 settembre il Comitato di DDHH dell’ONU ha deciso di adottare una misura cautelare e sollecitato che fosse sospesa l’estradizione fino alla valutazione della richiesta realizzata da Sonia Liliana Ivanof. Nell’Argentina di Macri non si rispettano le decisioni degli organismi internazionali di Diritti Umani, né i diritti dei popoli indigeni. Facundo aveva sollecitato di essere giudicato in Argentina e ha dei processi penali pendenti nel nostro paese. Tuttavia, la violenza e la prepotenza di questo governo si impongono ogni giorno.”
E come c’era da aspettarsi, non appena conclusasi l’operazione di estradizione; un’estradizione subdola in ogni senso, i mezzi servili al governo Macri hanno diffuso la notizia ad una velocità incredibile. Al tal punto che una equipe di RED 43, appostata nel luogo di atterraggio dell’elicottero, ha filmato il momento esatto nel quale Facundo Jones Huala è sceso da un camioncino ed è salito sull’elicottero.
Le menti contorte diranno sicuramente: finalmente il terrorista è stato prelevato dall’Argentina. E aggiungeranno con soddisfazione che l’Esecutivo Nazionale ha eseguito la sacra decisione della Corte Suprema di Giustizia della Nazione.
Dialogando con i giornalisti di En estos días l’avvocato Sonia Ivanoff ha qualificato l’estradizione come un fatto molto grave spiegando che con questa decisione lo Stato argentino sta ignorando i patti e gli accordi internazionali sottoscritti e consolidati nella Costituzione Nazionale riformata nel 1994.
D’accordo a quanto riferito dal giornalista Santiago Rey di En estos días è stato il Dr. Javier Salgado, Direttore dell’Organo per i Diritti Umani del Ministero degli Esteri della Nazione a conferire con le Nazioni Unite per giustificare la posizione del Governo.
Al documento che riporta l’opinione del Comitato della Commissione di Diritti Umani dell’ONU, dove si allude alla “opportunità di sospendere l’estradizione del signor Jones Huala alla Repubblica del Cile, per tutta la durata dell’analisi della segnalazione”, il Ministero degli Esteri risponde: “per richiedere l’adozione delle misure menzionate, Jones Huala ha avuto l’opportunità di esercitare il proprio diritto alla difesa in maniera incondizionata. Durante tutto il processo giudiziario, lo Stato ha esaminato attentamente la sua richiesta e ha dedotto che non emergono argomentazioni o fatti che risultino innovativi alla luce di quanto già deciso dalla Corte Suprema di Giustizia della Nazione. In tutte le istanze, le autorità giudiziarie hanno rigettato gli argomenti che ora vengono presentati dinnanzi a questo illustre Comitato come fondanti dell’atto di estradizione, arrivando perfino ad essere oggetto di analisi della Corte Suprema di Giustizia della Nazione”.
“Lo Stato considera che, dai fatti raccontati alla luce delle prove riscontrate acquisite nel fascicolo giudiziario nell’ambito del quale si è decisa l’estradizione, non sorgono elementi che si giunga alla conclusione che, una volta consegnato in mano alle autorità della Repubblica del Cile, il signore Jones Huala possa rischiare di essere oggetto di persecuzione, cattivo trattamento, torture, e violazione del suo diritto ad un equo processo. Concorde a ciò lo Stato ha tenuto conto che nella Repubblica del Cile vige il sistema democratico e lo stato di diritto”.
Con quali parametri etici hanno agito le autorità argentine? Forse le osservazioni degli esperti dell’ONU sono prive di valore e di consistenza tecnica e giuridica?
Prendendo in considerazione la denuncia dell’avvocato di Facundo Jones Huala gli esperti dell’ONU avevano fatto fede a tre articoli dell’Accordo Internazionale di Diritti Civili e Politici. Ossia: il primo è l’articolo 7 nel quale si indica che “nessuno sarà sottomesso a torture né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”. Il secondo articolo dell’accordo è il 14 (“tutte le persone sono uguali di fronte alla legge”, ed il terzo il 27 (“che esorta i paesi che ospitano minoranze etniche, religiose o linguistiche, a non negare alle persone che appartengano a dette minoranze il diritto che corrisponde loro, in comunità con gli altri membri del loro gruppo, ad avere la propria identità culturale, a professare e praticare la propria religione, e ad usare la propria lingua”).
In accordo alle osservazioni del Comitato contro la Tortura dell’ONU, nella sua analisi sul Cile dello scorso 9 agosto 2018, nelle prigioni di quel paese c’è un pericolo latente di maltrattamenti. Il Governo di Mauricio Macri non ha contemplato né preso in considerazione niente di tutto ciò.
È andato avanti contro tutto.
Cosa succederà da ora in poi?
Le comunità mapuche hanno preso atto della grave situazione durante la giornata dell’11 settembre. Gli avvocati del Lonko Facundo Jones Huala hanno informato immediatamente l’ONU di quanto accaduto. Il giornalismo al servizio del Governo ha diffuso la notizia dell’estradizione congratulandosi, finalmente che la legge sia stata rispettata. In contrapposizione, i giornalisti liberi dalla pressione filogovernativa hanno fatto conoscere i fatti denunciando e criticando la decisione governativa di ignorare la richiesta dell’ONU.
In sostanza, il partito di governo ha ottenuto ciò che voleva.
In definitiva, la spaccatura tra i mapuche e lo Stato argentino è diventata molto più profonda. E la probabilità di proteste e mobilitazioni, certamente legittime, è presente. Perché?
Perché ci sono valide ragioni per tali proteste e tali mobilitazioni.
Perché si vivono tempi di autoritarismi e dispotismi.
Autoritarismi e dispotismi che non vanno d’accordo con i popoli. Sono incompatibili con i popoli originari.
Sono in contrasto con i valori della giustizia di una società argentina che è testimone e vittima, del crollo inesorabile dello stato di diritto, delle sue istituzioni e del deteriorarsi della sua economia e dei suoi governanti.
(11 settembre 2018)

Foto di copertina: www.diariospatagonicos.com

fonte: antimafiaduemila.com