Ubbidienza dovuta

di Jean Georges Almendras
Caso Rafael Nahuel: il giudice Gustavo Villanueva rigetta la APDH come parte querelante la APDH

morte di nahuel
Un fatto ampiamente nefasto e irrazionale (e palesemente tendenzioso). Il giudice Gustavo Villanueva 48 ore fa ha notificato formalmente ai titolari dell’Assemblea Permanente di Diritti Umani (APDH) di aver respinto la querela presentata nella causa attinente l’assassinio del membro della comunità mapuche di Villa Mascardi, Rafael Nahuel. La morte avvenne nel corso di un’operazione di sgombero eseguita il 25 novembre 2017 a Bariloche. Secondo il comunicato espresso da APDH, ricevuto anche nella nostra Redazione, il magistrato ha stabilito che “il fatto oggetto di indagine non costituisce reato di lesa umanità e nemmeno una grave violazione dei diritti umani”.
Nel comunicato di APDH si legge: “il giudice vergognosamente afferma che il fatto non costituisce una grave violazione contro i diritti umani quando i principali sospettati dell’omicidio di Rafael Nahuel sono proprio le forze repressive dello Stato”.
“Il giudice Villanueva ubbidisce in questo modo alla politica di governo che ha voluto creare un nuovo nemico interno, effetto della Dottrina di Sicurezza Nazionale, inasprendo la repressione e la persecuzione contro la comunità mapuche, e impedendoci di espletare il nostro ruolo come organismo di diritti umani”.
Nel comunicato di APDH viene evidenziato il fatto che la settimana scorsa lo stesso giudice ricevette la presidente dell’organizzazione Norma Ríos e che in quell’occasione non fece alcuna menzione in merito l’imminente decisione, ne tanto meno sui temi che successivamente sarebbero stati resi pubblici.
A questo proposito APDH ricorrerà in appello per essere ammessa come querelante nella causa che deve indagare sulle responsabilità dello Stato nell’omicidio di Rafael Nahuel. Firmano la dichiarazione i presidente di APDH Gisela Cardozo, María Elena Naddeso e Norma Ríos.
Da Montevideo abbiamo interpellato Norma Ríos riguardo l’intera situazione e lei personalmente ci ha risposto: “I compagni di APDH di Bariloche avevano sollecitato al giudice Villanueva una riunione. Anche io sarei stata a Bariloche perché ho partecipato ad una serie di attività nel sud, e così il 3 agosto ci ha fatto chiamare e ci ha ricevuto insieme all’avvocato Sebastian Feudal che si occuperà della causa di Rafael Nahuel. Si è trattenuto con noi circa un’ora. Una conversazione molto amabile se teniamo conto della piega che avrebbe preso. Durante il nostro incontro, in nessun momento ha fatto cenno a ciò che successivamente avrebbe comunicato per scritto; in concreto l’aberrazione che la nostra partecipazione nella ricerca di giustizia per Rafael Nahuel non ha nulla a che fare con i diritti umani.
Cioè, ipotizzare che un assassinio palesemente commesso dalle forze repressive della polizia, in questo caso da Pintos, del gruppo Albatros, come hanno già denunciato molti mezzi di comunicazione senza essere smentiti, e ciò ci fa dedurre che di certo c’è un fondo di verità. Lo stesso Villanueva fa il nome di Pintos, anche se lo lascia in libertà, non stabilisce la carcerazione preventiva, nè ordina di proseguire con l’investigazione. Ma tutte le prove stanno ad indicare che indubbiamente fu un omicidio ad opera dell’apparato repressivo e un assassinio è un fatto che riguarda i diritti umani cruciale per l’Assemblea Permanente. A noi questo sembra totalmente deplorevole. In realtà ed in sintesi, con questo provvedimento, contro il quale certamente ricorreremo in appello, il dottor Villanueva non fa altro che ratificare ancora una volta l’ubbidienza dovuta verso la politica repressiva dello Stato terrorista nel quale stiamo vivendo. Realmente, dalla dottrina Chocobar (giustificare l’eccesso di legittima difesa da parte delle autorità, difendere ad esempio i gendarmi coinvolti nel caso di Santiago Maldonado, ndr), e tante altre barbarità che vediamo costantemente. Ricevere gli assassini in sede di governo è l’essenza di quello che stiamo vivendo e che vivremo ancora, vero? Mano dura contro i poveri, mano dura con il popolo, mano dura con chi lotta e resiste contro queste politiche economiche e di sudditanza alla sovranità nazionale”.
Forti, precise e chiarificatrici le parole di Norma Ríos riguardo l’inaudita decisione del Giudice del Tribunale di Bariloche Gustavo Villanueva.
Un uomo del potere giudiziario della Repubblica Argentina che sembra – a giudicare dal suo agire – cercare sempre le vie più pessime per fare giustizia nel caso di Rafael Nahuel.
O meglio, le vie più compiacenti verso gli interessi che non necessariamente hanno a che fare con la giustizia?
Ne la famiglia di Rafael, ne le comunità mapuche del sud dell’Argentina, né i giornalisti della stampa e siti web alternativi che cercano la verità, né noi, possiamo ignorare e dimenticare l’atteggiamento del magistrato Villanueva riguardo i pittoreschi ritardi nelle indagini dei tragici fatti accaduti a Villa Mascardi il 25 novembre scorso.
Perché le prove della lungaggine sono molte e per di più sono significative: il giudice Gustavo Villanueva è rimasto a mezza strada nel lavoro di indagine sull’omicidio di Rafael, perché convocò solamente il caporale di Albatros Francisco Javier Pintos dal cui fucile MP5 era partito il colpo che causò la morte del mapuche di 22 anni. Mancano ancora le convocazioni presso il Tribunale Federale di Bariloche degli altri cinque funzionari di Albatros che insieme a Pintos sono stati individuati come direttamente coinvolti nei tragici eventi dello sgombero contro la comunità mapuche Lafken Winkul Mapu, sulla strada 40, a circa 30 km. della città di Bariloche. Pinto avrebbe dichiarato che quel giorno lui non entrò con la sua arma nella comunità, dando la responsabilità ad un suo collega: Juan Ramón Obregón. Il giudice Villanueva, fino al momento in cui vengono redatte queste righe, non ha deliberato sulla situazione processuale di Pintos, né ha convocato Obregón per delle indagini preliminari.
Ma ci sono stati altri ritardi: non ha neppure disposto una “perizia antropologica” debitamente richiesta dalla Difesa ufficiale nella causa di sgombero della comunità.
Ma c’è di più: non è stata rilasciata alcuna richiesta di annullamento della perizia effettuata sulla polvere da sparo nelle mani avanzata sia dagli avvocati querelanti come dai rappresentanti legali di Fausto Jones Huala e Lautaro González, che secondo la documentazione sono ancora imputati. Da segnalare che la richiesta di annullamento della perizia deriva dalle discrepanze tra il rapporto reso pubblico dal Departamento de Materiales del Centro Atómico Bariloche (Istituzione che effettuò la perizia) e il documento del Laboratorio Regional del Cuerpo de Investigaciones de Fiscales del Ministerio Público Fiscal de la Provincia de Salta.
Nel frattempo sono già trascorsi nove mesi dell’assassinato di Rafael Nahuel.
Nove mesi di impunità.
E in modo sfacciato si vanno scoprendo le carte, come ad esempio una riunione con il giudice Villanueva in un’atmosfera educata e cordiale che poi, a sorpresa, prende la sua decisione di escludere APDH dal ruolo di querelante.
Un brutto colpo alle spalle.
E tutto per ubbidienza dovuta.
Fino a quando continueremo ad essere testimoni di tante manipolazioni in ambito giudiziario e governativo (esclusivamente in cause dove le comunità mapuche e i settori sociali più vulnerabili sono le vittime, o sono gli imputati, o sono i perseguiti) tutte mirate a consolidare l’impunità, in special modo quella di membri delle forze repressive o di funzionari di fiducia del governo di Maurizio Macri?
Fino a quando sarà dovuta l’obbedienza dei tempi della dittatura militare?

Foto di copertina: www.diarioderionegro.com

fonte: antimafiaduemila