Deceduta Rita Borsellino, una vita vissuta alla ricerca della verità

Il suo impegno civile non potrà mai essere dimenticato
di AMDuemila


“Vogliamo capire cosa ha portato alla morte di Paolo, cosa è successo in quei 57 giorni (trascorsi dalla strage di Capaci, ndr), vogliamo capire cosa c’era scritto nell’agenda rossa, quali sono i motivi per i quali bisognava fare subito fuori Paolo”. Con queste parole, poco più di un anno fa, Rita Borsellino interveniva in diretta televisiva su Rai Uno, durante la trasmissione FalconeeBorsellino condotta da Fabio Fazio, Pif e Roberto Saviano in occasione dei 25 anni dalle stragi del 1992. Un intervento forte, determinato, capace di spezzare quel clima “politically correct” che era andato in scena per l’intera giornata. Nonostante la stanchezza che la malattia le causava da tempo, la sorella del giudice Borsellino, di fronte all’Italia intera, trovava la forza per mettere all’angolo le Istituzioni presenti (accanto a lei vi era l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso) sulla ricerca di quella verità che solo in parte oggi, grazie alle sentenze del Borsellino Quater e del processo trattativa Stato-Mafia, si riesce ad intravedere.
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“C’è stata molta enfasi attorno a questo 25esimo – diceva ancora la Borsellino – Io non vorrei che questo 25esimo metta un punto a certe cose. E’ solo un anno in più del 24esimo, e ancora una volta dobbiamo segnare un’assenza di verità e giustizia. I brandelli, i coriandoli di verità non ci interessano, la verità la vogliamo per intero”. E poi ancora: “Ci sono dei punti fermi da cui ripartire come delle sentenze, una che dice che la trattativa tra Stato e mafia c’è stata, che ci sono stati innocenti, poi colpevoli per altre cose, che sono finiti in galera perché qualcuno ha voluto mandarceli per dare in pasto all’opinione pubblica delle cose. Noi vogliamo sapere ora perché, a chi serviva e a chi è servito”.
E quelle parole, da oggi, resteranno per sempre scolpite. Rita Borsellino, madre di tre figli e farmacista, purtroppo, non c’è più. La malattia che da qualche anno l’aveva consumata inesorabile, l’ha portata a spegnersi a 73 anni, poche ore fa, in ospedale.
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La vita di Rita, da quel disgraziato 1992, è un esempio continuo per tutti coloro che vogliono lottare contro la mafia. Il suo impegno civile ha avuto inizio sin dal primo momento, come testimone, per poi proseguire nel 1995 quando divenne vicepresidente di Libera, associazione anti-mafia fondata da don Luigi Ciotti. Proprio con Libera ha contribuito in maniera determinante all’approvazione delle legge 109/96 sull’uso sociale dei beni immobili confiscati alle mafie e sostenendo attivamente il progetto Libera Terra mentre, dal 1994, assieme all’ARCI Sicilia ha contribuito all’ideazione e alla crescita dell’iniziativa “La Carovana Antimafie”.
In questi ventisei anni, poi, importantissimo è stato l’impegno personale nell’educazione alla legalità democratica, nel diffondere una cultura di giustizia e solidarietà, per far sviluppare nelle nuove generazioni quella conoscenza critica e responsabile che possa permettere di fare le giuste scelte.
Nel 2005, poi, è stata nominata presidente onoraria di Libera. Una carica che ha ricoperto fino a quando, nell’inverno dello stesso anno, si è candidata alla presidenza della Regione Siciliana, sfidando il governatore siciliano uscente, Salvatore Cuffaro. Successivamente è stata candidata come capolista nella circoscrizione Emilia-Romagna e Lombardia per il Senato della Repubblica nelle liste della Sinistra Arcobaleno quindi, nel 2009, è stata eletta al Parlamento Europeo per il Pd.
Infine il 4 marzo 2012 ha perso di misura le elezioni primarie del Centrosinistra, svolte per scegliere l’allora candidato a Sindaco di Palermo (vinse Fabrizio Ferrandelli).
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Il suo impegno politico era nobilitato dalla ferma convinzione che anche l’impegno politico fosse “il servizio più alto che si può rendere alla società”.
In questi ultimi anni la sua battaglia è proseguita, non solo nel giorno delle commemorazioni. Lo scorso 19 luglio aveva ricordato che “la memoria è qualcosa di vivo e che si proietta nel futuro. Memoria significa impegnarsi quotidianamente perché il passato non torni. Ma la memoria non guarda solo al passato, che è importante guardare, ma guarda al futuro e ciò che si costruisce giorno per giorno, non solo un giorno all’anno”.
Ed è da qui che si riparte. Dalle motivazioni della sentenza del Borsellino quater che in merito alla strage di via d’Amelio certifica l’esistenza del “più grave depistaggio della storia”, delle “zone d’ombra” e delle incongruenze e quell’incredibile “buco nero” rappresentato dalla scomparsa dell’agenda rossa. Si riparte dalle motivazioni del processo Trattativa Stato mafia che individua proprio nella trattativa il motivo dell’accelerazione di quel delitto effettuato da Cosa nostra appena 57 giorni dopo la strage di Capaci. Si riparte dalla ricerca dei mandanti esterni delle stragi, portate avanti tra il 1992 ed il 1994, e quella ricerca della verità per cui Rita Borsellino ha sempre lottato.

Foto © Imagoeconomica – S.F. – Emanuele Lo Cascio

fonte:antimafiaduemila