Raccolta differenziata dei rifiuti, questa sconosciuta: troppi italiani non credono sia utile

Per l’Istat ne è convinto l’89,6% delle famiglie insoddisfatte del servizio, mentre circa un terzo è scettico sul reale riciclo dei rifiuti. Come migliorare? In primis con «maggiori informazioni»

I dati disponibili più aggiornati (2016) raccolti dall’Istat mostrano che la quantità raccolta di rifiuti urbani in Italia è di 496,7 kg/anno per abitante (+2,2% rispetto al 2015) mentre la percentuale di raccolta differenziata è al 52,5% (+5%). Una performance che è migliorata molto nel corso degli anni –  sebbene resti distante dagli obiettivi di legge – eppure stando all’auto-percezione dell’impegno che gli italiani mettono nel fare la raccolta differenziata dei propri rifiuti sarebbe lecito aspettarsi di più: come mostra l’Istat nel suo nuovo rapporto Raccolta differenziata dei rifiuti: comportamenti e soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città l’85% delle famiglie dichiara di effettuare “sempre” la differenziazione della plastica (era il 39,7% nel 1998), il 74,6% dell’alluminio (27,8%), l’84,8% della carta (46,9%) e l’84,1% del vetro (52,6%).

In ogni caso, nonostante la crescente sensibilità ambientale in tema di rifiuti e i numerosi provvedimenti normativi che si sono avvicendati negli anni, gran parte degli italiani non sembra andare granché d’accordo con la raccolta differenziata. In primis, e indipendentemente dai costi effettivi di servizi sempre più complessi e diffusi, «il 69,9% delle famiglie ritiene elevato il costo per la raccolta dei rifiuti, il 25,6% lo definisce adeguato, solo lo 0,7% basso». Non va meglio guardando a servizi specifici: nel 2017 il 62% delle famiglie dichiara di essere servita dal servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta, e a queste famiglie l’Istat ha chiesto il loro livello di soddisfazione: la risposta è che si definisce molto soddisfatto solo «il 26,3% delle famiglie». Perché dunque circa i tre quarti degli intervistati ha affermato il contrario?

I motivi di insoddisfazione del porta a porta sono legati agli orari di raccolta dei rifiuti (per il 94,3% delle famiglie che si dichiarano poco o per niente soddisfatte), ma anche alla frequenza del ritiro dei rifiuti (59,3%), alle maleodoranze causate dall’umido non raccolto quotidianamente (39,5%), alle difficoltà con i contenitori o sacchetti per la raccolta (31,5%).

Problemi organizzativi dunque, ai quali si somma però un elemento spiazzante: a 21 anni dal decreto Ronchi che ha dato un impulso determinante alla raccolta differenziata in Italia, nel Paese dilaga ancora la «convinzione che non sia utile raccogliere i rifiuti in modo differenziato (89,6% delle famiglie insoddisfatte)», mentre «scettiche sul reale riciclo dei rifiuti si dichiarano circa un terzo delle famiglie insoddisfatte del servizio». Dati che fanno riflettere su quanto sarebbe utile e necessario investire in buona comunicazione ambientale per raggiungere la tanto chiacchierata economia circolare, soprattutto in quelle aree del Paese dove il problema sembra emergere con maggiore violenza.

È ancora l’Istat a informare al proposito che «tra le famiglie insoddisfatte della raccolta porta a porta, sono scettiche rispetto all’utilità della raccolta differenziata il 91,3% di quelle residenti nelle regioni del Centro (rispetto all’89,6% della media nazionale). Riguardo al reale recupero dei rifiuti differenziati, le famiglie residenti nel Sud manifestano una più alta insoddisfazione (38,9% rispetto al 32,2% della media nazionale)».

Come migliorare dunque, in termini quantitativi e qualitativi, la partecipazione alla raccolta differenziata? Sono le stesse famiglie a chiedere (nel 93,4% dei casi) maggiori informazioni su come separare i rifiuti; il 93,3% chiede centri di riciclo e compostaggio più numerosi e efficienti, mentre l’83,3% detrazioni e/o agevolazioni fiscali o tariffarie, già esistenti in alcune aree del Paese.

fonte: greenreport.it