Quindici anni e un giorno

di Jean Georges Almendras

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Il sangue del cantautore cileno Víctor Jara schizzò a fiotti nella solitudine di una improvvisata cella dello Stadio del Cile, dove fu torturato ferocemente per essere poi finito con 44 spari per mano dei militare del regime di Pinochet. Il crimine fu commesso quattro giorni dopo l’11 settembre del 1973, giorno del colpo militare contro il governo socialista di Salvador Allende.
L’uccisione di Víctor Jara vestì a lutto non soltanto ilc, ma il mondo intero.
L’infamia non è rimasta impunita questa volta. I militari della dittatura responsabili del martirio e assassinio di Jara sono stati raggiunti dal braccio della giustizia 45 anni dopo.
Nei primi giorni del mese di luglio la notizia ha fatto il giro del mondo, con la stessa forza della notizia della sua morte ad opera di quegli assassini che oggi hanno nome e cognome.
Hugo Sánchez Marmonti, Raúl Yofré González, Edwin Dimter Bianchi, Nelson Haase Mazzei, Ernesto Bethke Wulf, Juan Jara Quintana, Hernán Chacón Soto y Patricio Vézquez Donoso.
Questi otto ufficiali cileni (in quei giorni di terrore con il grado di tenente, colonnello e brigadiere, oggi in pensione) sono stati condannati a 15 anni e un giorno di carcere per la loro responsabilità come autori dell’omicidio di Víctor Jara e dell’ex direttore dell’amministrazione penitenziaria Littre Quiroga Carbajal, che condivideva la prigionia con il cantautore Jara.
Oltre ad essere stati condannati ad altri tre anni per il reato di sequestro di entrambe le vittime.
Infine Rolando Melo Silva, ufficiale nel settembre del ’73, è stato condannato a cinque anni e un giorno di prigione per la sua responsabilità nel coprire i due omicidi e 61 giorni per aver occultato i sequestri.
Quarantacinque anni dopo il colpo militare il giudice Miguel Vázquez Plaza ha emesso sentenza contro i nove militari.
Pedro Pablo Barrientos Núñez è il nome dell’ex ufficiale che ancora fugge alla prigione. Questo uomo risiede a Florida-Stati Uniti dal 1989. Le autorità cilene hanno richiesto la sua estradizione ma non c’è stata alcuna risposta al momento. Durante un processo civile, i membri di una corte federale dichiararono nel giugno del 2016 che Barrientos fu responsabile della morte di Víctor Jara e in quel contesto fu condannato al risarcimento di 28 milioni di dollari alla sua famiglia.
L’11 settembre 1973 quando le forze golpiste presero d’assalto il Palazzo della Moneda, nel centro della capitale cilena, Víctor Jara – nobile nei suoi valori e nel suo impegno politico come militante del Partito Comunista – scelse la lotta e per questo motivo si trovava nell’Università Tecnica dello Stato, dove lavorava. I militari assediarono il recinto universitario e Víctor Jara rifiutò l’invito dei suoi collaboratori di abbandonare il posto. Volevano proteggerlo. Il giorno dopo i militari irruppero violentemente nell’Università e la sgomberarono. Docenti, studenti e funzionari furono immediatamente fermati e trasportati allo Stadio Cile.
Víctor Jara, uno dei più grandi referenti del canto popolare cileno e che condivideva pienamente le idee del governo di Unidad Popular di Salvador Allende fu riconosciuto dai militari. E da quell’istante il suo destino fu segnato.
Quattro giorni dopo il colpo militare, il 16 settembre, molti dei detenuti furono trasportati allo Stadio Nazionale del Cile, trasformato in un centro di detenzione di massa, ma Víctor Jara e l’ex direttore di prigione Littré Quiroga, furono portati in un secondo luogo a spintoni e colpi negli spogliatoi dello stadio diventati celle di tortura e di interrogatorio improvvisate.
I militari, oggi condannati, iniziarono il loro drammatico e macabro lavoro manuale di interrogatorio e di tortura. Víctor Jara aveva 40 anni e Littré 33 anni. I militari non ebbero compassione per nessuno dei due.
A Jara oltre a colpirlo con bastoni, pugni, calci, gli spezzarono le mani “invitandolo” a suonare la chitarra. Poi arrivò il momento dell’esecuzione. I militari scaricarono le loro armi sul suo ormai malconcio corpo. Quaranta spari. Quando Jara era ancora agonizzante l’ufficiale Barrientos gli sparò due colpi di grazia alla testa. Littré Quiroga fece la stessa fine.
Il sangue del cantautore cileno Víctor Jara sprizzò a fiotti nella solitudine di una improvvisata cella dello Stadio del Cile.
Quarantacinque anni dopo è stata fatta giustizia? Meritavano l’ergastolo. Pazienza, la sentenza prevede solo quindici anni ed un giorno.
Ma la morte non si è portato via Víctor Jara, perché lui è dentro ognuno di noi.
Nel suo amato Cile. Nella sua amata America Latina. Nel mondo, dove uomini e donne, e giovani, cantano con più forza le sue canzoni. Dove musicisti interpretano con più forza le sue composizioni.
Composizioni che toccano l’anima e vibrano, per fare vibrare la sua memoria.
Eterno sempre Víctor Jara.

Foto di copertina: www.elpaisdemadrid.com EFE (Fundación Víctor Jara)

fonte:antimafiaduemila