Il terremoto dimenticato di Papua Nuova Guinea. Più di 100 morti e intere montagne crollate

Migliaia di sfollati senza cibo né acqua. Arrivano aiuti da Australia Nuova Zelanda e Unicef

Il 26 febbraio alle 15:45 ora locale un fortissimo terremoto di magnitudo 7,5  ha colpito Papua Nuova Guinea e l’United States geological suvey  (Usgs) Un terremoto di magnitudo 7,5  dice che solo nel giorno successivo ci sono state almeno 45 scosse di assestamento maggiori di 2.5,  le più grande delle quali hanno raggiunto magnitudo 6,0 e 6.2.

L’epicentro del terremoto è stato identificato a 3,5 Km di profondità  a 96 km a sud-est di Mendi, una città di 50.000 abitanti nell’Highlands Region. Subito non sembravano esserci state vittime. Ma gli elicotteri alzatisi per controllare una delle regioni più remote e meno conosciute del mondo si sono trovati di fronte a uno scenario apocalittico: nelle Highlands di Papua Nuova Giunea sono crollati interi versanti di montagne e nessuno sa davvero quante persone vivessero in quell’area abitate da tribù che spesso evitano rapporti con “la civilta”.  Il terremoto ha inoltre colpito Porgera nella provincia di Enga, distruggendo case, causando frane, facendo almeno 67 vittime  e 500 feriti e  danneggiando un importante impianto di gas. Il colosso energetico statunitense ExxonMobil ha confermato che ci vorranno circa otto settimane per ripristinare la produzione nel suo impianto di gas naturale liquefatto in Papua Nuova Guinea . Hides Gas Conditioning Plant  – danneggiato dal terremoto: «Abbiamo riunito un team di esperti tecnici della global workforcedi ExxonMobil per aiutare il team locale a completare le valutazioni dei danni e ripristinare la produzione – ha dichiarato l’amministratore delegato di ExxonMobil Papua Nuova Guinea, Andrew Barry – E’ molto importante recuperare quanto prima per ripristinare la normalità per la nostra forza lavoro, aiutare le comunità vicine a recuperare e contribuire con entrate importanti per il Paese».

Il governo di Port Moresby ha dichiarato lo stato di emergenza e l’Australia ha inviato squadre di soccorso e  aiuti nelle aree colpite, spesso accessibili solo con gli elicotteri.

Una tragedia avvenuta a 14.000 Km dall’Italia, nel cuore misterioso e “primitivo” dell’oceano Pacifico, ma che ha distrutto la vita di esseri umani come noi

Mentre il bilancio di questo devastante terremoto ignorato dal mondo è arrivato ormai ad oltre 100 morti – ma nessuno saprà mai quanti villaggi sono stati sepolti dalle gigantesche frane – l’Unicef sta cercando di aiutare i bambini.

Quello che si sa a più di una settimana dal sisma è che le forti scosse di  assestamento hanno ulteriormente raso al suolo interi villaggi e infrastrutture, causando centinaia di frane che hanno bloccato le strade. Nell’Highlands Region di Papua Nuova Guinea gli sfollati si contano a migliaia gli sfollati e quasi tutti sono rimasti senza cibo né acqua.

Le forti scosse di assestamento continuarono a far tremare la regione. Udaya Remi, a capo della Croce Rossa  di Papua Nuova Guinea, ha detto alla CNN che «E’ molto difficile ottenere informazioni accurate a causa dei danni alle strade e della lontananza e dell’inaccessibilità dell’area, ma si pensa che siano state colpite 143.000 persone e 17.000 sfollate».

La regione colpita è in gran parte rurale senza centri urbani importanti, ma circa 670.000 persone vivono entro 100 km dall’epicentro del sisma, La Croce Rossa, l’Australia e la Nuova Zelanda hanno promesso aiuto, ma l’area remota si è dimostrata difficile da raggiungere a causa del terreno accidentato, del maltempo e delle infrastrutture e delle comunicazioni danneggiate. Secondo Remi, «Le persone hanno difficoltà a raggiungere ospedali e centri sanitari a causa di smottamenti e delle lunghe distanze. Abbiamo persone sul campo che stanno valutando la situazione, quindi decideremo quale tipo di operazione è necessaria in termini di sicurezza alimentare, salute e igiene».

L’amministratore provinciale dellle Southern Highlands,  Thomas Elluh, ha detto che la popolazione della sua provincia hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari, in particolare cibo, acqua e rifugi e secondo il sito web, Elluh ha chiesto al governo di accelerare gli sforzi per aiutare le aree colpite.

Il ministro degli esteri della Nuova Zelanda Winston Peters. ha sottolineato che «Il terreno accidentato e la mancanza di comunicazioni nell’area colpita significano che ci vuole tempo per costruire un quadro completo dei danni,ma sappiamo che decine di migliaia di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria».

fonte: greenreport.it