Reddito minimo garantito, in Italia 18 milioni di persone a rischio esclusione sociale: non possono più aspettare

L’Italia è l’unico Paese nell’Ue a non avere una misura di sostegno al reddito

Dopo il seminario “i love dignità” del 14 febbraio, la Rete dei Numeri Pari, che ha come obiettivo il contrasto alla disuguaglianza sociale per una società più equa fondata sulla giustizia sociale e ambientale,  ha chiesto un immediato confronto con le forze politiche per discutere e implementare la proposta sul Reddito minimo garantito, sulla quale erano state raccolte più di 100.000 firme, e che nel 2017 aveva visto concordi  il 40% di deputati e senatori del Movimento 5 Stelle, di una parte del PD e di tutta Sinistra italiana (oggi Liberi e Uguali).

Don Luigi Ciotti, evidenzia che «La rete dei Numeri Pari è nata per lottare e sognare mentre oggi sono in troppi a scegliere un prudente silenzio. I poveri non chiedono elemosina ma dignità e la povertà è un reato contro la dignità delle persone. È un crimine di civiltà. Fare politica vuole dire partire dai bisogni e dalle speranze delle persone. Politica è etica della comunità e oggi c’è un divorzio tra politica ed etica. Se la politica è lontana dalla strada e dagli ultimi, la politica è lontana dalla politica ed è quindi un’altra cosa. Dobbiamo alzare al voce perché, pur di avere consenso, si sta calpestando la dignità della persone creando un clima sconcertante».

Il Magistrato Giuseppe Bronzini, di Basic Income Network (Bin)Italia, evidenzia che «L’Italia è l’unico paese nell’Ue a non avere una misura di sostegno al reddito. Il REI (reddito di inclusione sociale, ndr) non può essere definito come tale perché seleziona solo una parte dei poveri assoluti senza peraltro garantire loro la realizzazione di un’esistenza libera e dignitosa, come ci dice la normativa europea sul reddito fin dagli anni ’90. La nostra proposta in 10 punti è coerente con le indicazioni sovranazionali e le esperienze nazionali già in vigore perché pone al centro la valorizzazione e l’autonomia di scelta del proprio percorso di vita. L’esatto opposto di quello che succede con il REI dove il destinatario unico è la famiglia e tutti sono corresponsabili nella gestione di un pacchettino di 180 euro, di cui 90 versati in contati e l’altra metà in una carta prepagata».

Giuseppe De Marzo, delle Rete dei Numeri Pari, sottolinea che «Per il suo livello di scientificità, la nostra proposta è l’unica in grado di rovesciare la situazione e contrastare davvero povertà, mafie, disuguaglianze, razzismo coniugando solidarietà e dinamismo economico. E’ vergognoso che una proposta di cui beneficerebbero 18 milioni di persone a rischio esclusione sociale, oltre che la collettività tutta, non sia mai stata discussa in Parlamento mentre si sia scelto di tagliare il 93% del fondo nazionale per le politiche sociali e i trasferimenti agli enti locali».

Ecco i 10 punti per il reddito della Rete dei Numeri Pari:  

1 – Un reddito individuale attraverso l’erogazione di un beneficio in denaro e destinato a sostenere la persona, ricordando che i sistemi di redditi minimi adeguati debbano stabilirsi almeno al 60% del reddito mediano dello Stato membro interessato (come espressamente previsto al punto 15 della Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sul ruolo del Reddito Minimo, nella lotta contro la povertà e la promozione di una società inclusiva in Europa: e avvalorato dal Rapporto annuale 2014 dell’Istat su “La situazione del Paese”(pag. 227 228 – Tavola 5.17).

2 – Individuare i destinatari del Reddito Minimo o di Cittadinanza, considerando che per alcuni è uno strumento di valorizzazione ed autonomia di scelta del proprio percorso di vita, per altri sono necessarie misure di reinserimento sociale e per altri ancora è necessario attivare forme di promozione dell’occupazione.

3 – Stabilire una soglia di accesso tale da poter intervenire su tutti coloro che vivono al di sotto di una certa soglia economica (non meno del 60% del reddito mediano equivalente familiare disponibile) ed individuare eventualmente ulteriori interventi specifici, come quelli volti all’affermazione dell’autonomia sociale dei soggetti beneficiari compresi coloro che sono in formazione, cosi da garantire il diritto allo studio e, in particolare, per contrastare la dispersione scolastica e universitaria. Interventi che sono previsti nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea sotto la forma di un “reddito di formazione” sia diretto che indiretto che si affianca al reddito minimo o di cittadinanza.

4 – I beneficiari dovranno essere residenti sul territorio nazionale.

5 – La durata temporale del beneficio sia destinata “fino al miglioramento della propria condizione economica” o comunque ad una replicabilità temporale dell’intervento cosi da non permettere che si rimanga senza alcun sostegno economico.

6 – Non contrapporre il Reddito Minimo o di Cittadinanza, e l’integrazione sociale e la garanzia ad una vita dignitosa attraverso l’obbligo all’integrazione lavorativa. In sostanza che il coinvolgimento attivo non deve sostituirsi all’inclusione sociale e chiunque deve poter disporre di un Reddito Minimo, e di servizi sociali di qualità a prescindere dalla propria partecipazione al mercato del lavoro” (Relazione per Risoluzione europea sul Coinvolgimento delle persone escluse dal mercato del lavoro – 8 aprile 2009).

7 – Incentivare la libertà della scelta lavorativa come misura di contrasto dell’esclusione sociale può evitare la ricattabilità dei soggetti in difficoltà economica. In questo caso il concetto di “congruità dell’offerta di lavoro” e non dunque “l’obbligatorietà del lavoro purché sia” può ben riferirsi alla necessità di valorizzare il soggetto beneficiario ed a trovare tutti gli strumenti utili affinché l’integrazione al lavoro tenga conto delle sue esperienze, delle sue capacità e competenze e dunque a non generare comportamenti di vessazione e imposizione verso il beneficiario. Perché “la causa di un’apparente esclusione dal mondo del lavoro può risiedere nella mancanza di sufficienti opportunità occupazionali dignitose piuttosto che nella mancanza di sforzi individuali” (Risoluzione sul Coinvolgimento delle persone escluse dal mercato del lavoro– 8 aprile 2009).

8 – Costruire un sistema integrato, oltre l’erogazione del beneficio economico, con le altre misure di welfare sociale e di servizi di qualità con il coordinamento tra gli organi preposti alla loro erogazione (Regioni e Comuni) così da definire un ventaglio di interventi mirati e diversificati a seconda delle necessità e delle difficoltà della persona e che mirano ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa.

9 – Affiancare il Reddito Minimo o di Cittadinanza all’individuazione di un progetto di integrazione sociale individuale condiviso con il beneficiario che lo richiede.

10 – Rafforzare i servizi e il sistema dei centri per l’impiego pubblici destinandoli a centri per l’impiego ed i diritti in cui potersi rivolgere anche per l’erogazione del Reddito Minimo o di Cittadinanza.

Secondo il costituzionalista Gaetano Azzariti, «Il diritto al reddito minimo è previsto dalla nostra Costituzione attraverso i principi di dignità, eguaglianza, solidarietà e lavoro. Il “reddito costituzionale” dev’essere uno strumento di emancipazione e partecipazione attiva, non un’elemosina che lascia i poveri ai margini. La prestazione monetaria va necessariamente supportata con misure che garantiscano altri diritti fondamentali come l’accesso a casa, servizi sociali e trasporti».

La studentessa Martina Carpani,  rappresentante della Rete della Conoscenza, aggiunge: «Siamo la generazione più povera dalla seconda guerra mondiale. L’introduzione di un reddito minimo garantito, che per noi si declina in un reddito di formazione, è oramai una riforma necessaria per la sostenibilità del sistema. La politica prenda immediatamente posizione proponendo misure concrete».

Lo storico dell’arte Tomaso Montanari, di Libertà e giustizia, ricorda che «Il reddito minimo garantito vuole riscattare un’enorme parte dei nostri cittadini esclusi dalla vita democratica del paese e va supportato con misure che garantiscano la possibilità di accedere, fra gli altri, ai servizi culturali. Questo paese ha il 48% degli analfabeti funzionali e un tasso di astensione alle scelte politiche del 30%. Senza l’accesso alla conoscenza, alla cultura, questo paese rischia di diventare un’oligarchia e terreno di populismi e fascismi. Il reddito minimo garantito, quindi, serve non solo a chi lo percepisce ma è uno strumento di interesse strategico della collettività. Libertà e giustizia sposa la proposta di reddito proposta dalla Rete dei Numeri Pari».

Fonte:Greenreport