Trump apre alle trivellazioni offshore il 90% delle acque federali Usa

Contrari governatori repubblicani e democratici. Gli ambientalisti: è un Piano immorale

Il Dipartimento degli Interni Usa ha pubblicato il piano quinquennale di trivellazioni offshore – richiesto dal presidente Donald Trump con un executive order firmato nell’aprile 2017 – che prevede la più grande espansione di trivellazioni di petrolio e gas mai vista  al largo delle coste americane: 19 concessioni al largo della costa dell’Alaska, 7 nel Pacifico, 12 nel Golfo del Messico e 9 nella regione atlantica.  Il piano in vigore era stato completato dall’amministrazione di Barack Obama nel novembre 2016 doveva scadere nel 2022 ed esclude , la costa atlantica e quasi l’intero Oceano Artico. Dopo aver approvato il piano accogliendo gli appelli delle comunità costiere e di milioni di americani, Obama ha applicato l’Outer Continental Shelf Lands Act per proteggere in modo permanente alcune aree degli oceani Artico e Atlantico dalla minaccia delle trivellazioni offshore e a maggio  2017 Sierra Club e altri gruppi ambientalisti hanno intentato una causa contro l’ordine esecutivo di Trump che cerca di revocare queste protezioni.

Ora il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Bruneaccusa: «Donald Trump e Ryan Zinke (il segretario agli interni degli Usa, ndr) stanno ora cercando di svendere le nostre comunità costiere, le nostre acque e il nostro clima per compiacere le multinazionali inquinatrici. Milioni di americani hanno alzato la voce per inviare un messaggio, forte e chiaro, che non vogliono trivellazioni al largo delle nostre coste, ma piuttosto che ascoltare le persone per le quali dovrebbero lavorare, Trump e Zinke stanno ascoltando l’industria che ha finanziato le loro campagne elettorali e ha occupato la loro amministrazione. Nel loro tentativo di espandere le trivellazioni offshore e di rottamare le protezioni permanenti per le acque pubbliche americane Trump e Zinke stanno agendo contro i desideri del popolo americano. Sierra Club continuerà a schierarsi con le comunità costiere nella lotta contro questo piano spericolato e attualmente stiamo esaminando le opzioni legali per farlo».

Rhea Suh,  presidente del Natural Resources Defense Council (Nrdc), sottolinea che «Questo piano arretrato mette prima di tutto i profitti del petrolio e del gas e colloca le nostre comunità costiere e tutto il loro sostentamento a rischio di un prossimo disastro stile BP». L’Nrdc ricorda che il piano dell’amministrazione Obama è stato il frutto di «un processo esauriente e pluriennale, inclusa la presentazione di oltre 1,4 milioni di osservazioni da parte del pubblico», mentre l’aministrazione Trump ha promosso il via libera totale alle trivellazioni offshore  «come parte di una  strategia – spericolata – per creare posti di lavoro e rendere gli Stati Uniti un leader nella produzione di energia. Ma la realtà è che i prezzi del petrolio stanno crollando e l’interesse per le trivellazioni offshore sta calando insieme a loro. Aprire le nostre fragili coste allo sporco sviluppo di petrolio e gas è un’idea pericolosa che mette a rischio la vita marina e le comunità costiere e contribuisce agli impatti attuali e sempre crescenti dei cambiamenti climatici».  La Suh aggiunge: «Non sacrificheremo la nostra vita marina, l’habitat oceanico e le economie locali al gioco dei grandi inquinatori di  Trum Suh. Li fronteggeremo insieme ai leader visionari, agli imprenditori e alle famiglie di pescatori su ogni costa, per proteggere i nostri oceani e i nostri litorali».

Durissima la responsabile della campagna per il clima di Greenpeace Usa, Mary Sweeters, che ha detto: «Nel giro di poche settimane, l’amministrazione Trump ha preso provvedimenti per ignorare volontariamente le lezioni dal disastro della Deepwater Horizon, annullando le basilari misure di sicurezza per le trivellaziono offshore e poi consegnando i nostri oceani all’industria dei combustibili fossili. Se il piano quinquennale del petrolio e del gas del Dipartimento degli Interni andrà avanti, le compagnie estrattive avranno accesso a trivellare quasi tutte le coste degli Stati Uniti. Ciò mette a un rischio inimmaginabile le comunità e le economie costiere, la fauna marina, la salute pubblica e il clima. Le agenzie federali e i funzionari governativi che danno il via libera allo sviluppo di petrolio e gas mentre le nostre comunità si stanno ancora riprendendo da incendi giganteschi, da siccità devastanti e da super.tempeste distruttive sono immorali e spericolati. Abbiamo una ristretta finestra temporale per evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici e inaugurare una transizione economica verso le energie rinnovabili. Le soluzioni che includono le misure di risparmio di carburante e le energie rinnovabili come l’eolico e il solare non sono mai state più affidabili, più accessibili e più necessarie. Comunità,di  uomini d’affari e politici si sono uniti  nell’opposizione alla riduzione di Bears Ears e Grand Staircase-Escalante (due monumenti naturali nazionali, ndr) da parte di Trump. Quell’unità nazionale e la potente resistenza

“Communities, business leaders, and politicians united in opposition to Trump’s shrinking of Bears Ears and Grand Staircase-Escalante. Questa unità nazionale e una potente resistenza continueranno a respingere gli  attacchi di Trump alle terre e alle acque pubbliche».

Ma Trump non deve fare i conti solo con gli ambientalisti:se  tutti e tre i governatori democratici degli Stati della West Coast (California, Oregon e Washington) si oppongono da sempre alle trivellazioni offshore, per Trump è molto più pericolosa la lunga lista bipartisan di governatori e amministratori locali della Costa Atlantica che si sono dichiarati contro il provvedimento e anche il fedelissimo governatore repubblicano della Florida, Rick Scott, si oppone a ulteriori concessioni nel Golfo del Messico e ha chiesto a Zinke un incontro immediato per discutere l’esclusione del mare della Florida dal Piano.  Perfino il repubblicano Matt Gaetz, membro della House Climate Solutions Caucus che  ha appena presentato un disegno di legge per abolire l’Environmental protection agency (Epa), ha dichiarato in un tweet che è «al 100% contrario» alle trivellazioni al largo delle coste della Florida.

L’inattesa ampiezza della proposta del piano quinquennale dell’amministrazione Trump per le concessioni offshore – supervisionato dal Bureau of ocean energy management (Boem) come quello di Obama –  dovrà essere sottoposto a un periodo di osservazioni pubbliche per 60 giorni e dopo partirà un processo di esame e verifiche che potrebbe richiedere più di un anno e che vedrà sicuramente gli Stati della costa Atlantica opporsi. Otre alla Florida hanno infatti già annunciato il loro no i governatori democratici e repubblicani di North Carolina, South Carolina, Virginia, Maryland, Delaware,New Jersey, New York, Connecticut, Rhode Island e  Massachusetts,
A sostenere le trivellazioni offshore di petrolio e gas Trump resta solo un governatore della Costa Atlantica: il repubblicano Paul LePage del Maine, un pasdaran dei combustibili fossili che durante i sui 6 anni di mandato finora espletati si è opposto costantemente opposto alle politiche che promuovono l’energia rinnovabile nel Maine, a partire dall’eolico offshore, e  che ha appena sollecitato l’amministrazione Trump ad eliminare l’istituzione del  Katahdin Woods and Waters National Monument nel suo stato.

Nel 2015, LePage è stato il primo governatore del Nord-Est ad aderire alla Outer Continental Shelf Governors Coalition che sostiene le concessioni petrolifere offshore e che attualmente comprende solo i governatori repubblicani di Alabama, Mississippi, Texas, e Alaska, che pensano ancora che «L’accesso alle risorse energetiche offshore permetterà agli Stati e alle comunità costiere di realizzare grandi opportunità economiche».

LePage è un coerente anti-ambientalista: si è  opposto  agli sforzi per aumentare l’efficienza energetica e alle normative anti-smog e ha messo il veto su  un progetto di adattamento climatico perché, come ha dichiarato in un talk show radiofonico, «La scienza climatica è una bufala. E una scienza bugiarda». Poi si è contraddetto dicendo che il cambiamento climatico che non esisterebbe avrà effetti benefici sul Maine.

Nel 2016, LePage ha anche attaccato pesantemente il Natural Resources Council of Maine inviando lettere personali ai donatori del gruppo ambientalista nelle quali scriveva: «In futuro, le chiedo di esaminare attentamente le posizioni politiche dell’Nrcm prima far loro donazioni. E’ un gruppo di attivisti che dice”no” a tutte le opportunità per consentire a Mainers di prosperare».

Ma anche nel Maine ci sono dei  repubblicani che si oppongono al piano di trivellazioni offshore di Trump: la senatrice Susan Collins ha definito la proposta del Dipartimento degli Interni «Un rischio significativo per l’economia costiera e l’ecologia dello Stato» e due deputati repubblicani della Camera del Maine, Bruce Poliquin e Chellie Pingree, sono tra i più forti oppositori delle trivellazioni al largo della costa dello Stato.

Lisa Pohlmann, direttore esecutivo del Natural Resources Council of Maine, ha dichiarato al Banger Daily News che «La raccolta di frutti di mare e il turismo sarebbero minacciati dalle trivellazioni offshore perché dove ci sono trivellazioni ci sono sversamenti». Glen Brand of Sierra Il Club Maine conclude: «I mainers capiscono che il loro futuro economico  – e la loro qualità della vita – dipende dagli oceani puliti e dalle spiagge pulite e si oppongono con veemenza all’apertura del Golfo del Maine e del Nord Atlantico alle trivellazioni di petrolio e gas».

fonte: greenreport.it