Siccità, dal ministero dell’Ambiente arriva il 4,8% delle risorse necessarie per ammodernare gli acquedotti

Per rinnovare un’infrastruttura che perde il 40% dell’acqua servirebbero 5 miliardi di euro all’anno: dal dicastero arrivano 240 milioni

Non c’è un altro Paese in Europa che stia soffrendo la siccità come l’Italia, tanto che – come ha spiegato il Cnr– nelle regioni centrali l’umidità dei suoli è tanto bassa da non avere paragoni nel Vecchio continente. Per indagare come il governo stia gestendo l’emergenza, ieri il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti è stato convocato in audizione presso la commissione Ambiente della Camera, presieduta da Ermete Realacci: «Per affrontare la siccità – ha sottolineato Realacci – servono politiche lungimiranti e misure di breve, medio e lungo periodo; tenendo presente il contesto dei mutamenti climatici e proseguendo nella direzione indicata dagli accordi internazionali di Parigi. Secondo un’indagine di Ref Ricerche nel 2017, per la scarsità di piogge, sono venuti a mancare in Italia 20 miliardi di metri cubi di acqua nei mesi primaverili, pari al volume del Lago di Como».

Dati che rendono ancor più inaccettabile il continuo spreco di risorsa idrica di cui è responsabile l’ormai inadeguata rete degli acquedotti nazionali, dove le perdite – come ha ricordato lo stesso ministro – arrivano in media al 40%: «Tra le criticità del sistema idrico italiano, particolarmente significativa è, infatti, la condizione di vetustà delle reti e degli acquedotti, alla quale è attribuibile gran parte delle elevate percentuali di perdite registrate», ha rimarcato Galletti.

Per contribuire a risolvere quest’eterna emergenza il governo destina assai poche risorse: «Il Ministero – ha dichiarato infatti Galletti – nell’ambito della propria programmazione a valere sugli FSC 2014 – 2020 ha destinato risorse pari a circa 240 milioni di euro per  l’attuazione di interventi relativi alla sostituzione, ammodernamento ed efficientamento delle adduttrici e delle reti di distribuzione idropotabile».

In buona sostanza, 240 milioni di euro è una somma che non arriva a coprire il 5% degli investimenti stimati come necessari da Utilitalia, ovvero la federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas: «Il 60% delle rete nazionale – spiegano infatti le imprese di settore – è stato posato oltre 30 anni fa e che il 25% supera anche i 50 anni. Ma il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete: significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete. Il fabbisogno totale di investimenti è stimato in circa 5 miliardi all’anno per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale (attualmente ci si attesta circa 32-34 euro per abitante all’anno; per l’Italia sarebbe necessario arrivare al livello minimo europeo, almeno 80 euro per abitante all’anno (in Francia sono a 88, nel Regno Unito a 102 e in Danimarca a 129 euro). I fondi per gli investimenti sono scarsi anche a causa del fatto che abbiamo le tariffe più basse d’Europa e tra le più basse del mondo», ma nel frattempo la pezza messa dal ministero dell’Ambiente rimane a dir poco insufficiente.

Più positive le notizie che arrivano sul fronte del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che il ministero dell’Ambiente sta predisponendo «coerentemente con le indicazioni comunitarie in materia». Il Piano, che costruisce il quadro aggiornato delle tendenze climatiche in atto a livello nazionale e gli scenari climatici futuri, verrà messo in consultazione pubblica entro la prossima settimana per raccogliere le osservazioni dei portatori di interesse. Nel mese di settembre verrà esaminato dagli organi tecnici del Ministero e dopo un ulteriore confronto con le istituzioni competenti verrà approvato in via definitiva, presumibilmente entro il mese di novembre».

«Ho chiesto al ministro Galletti – ha concluso al proposito Ermete Realacci –, che nel Piano nazionale di adattamento ai mutamenti climatici che l’Italia sta approntando si presti particolare attenzione alla gestione delle risorse idriche. È anche importante far interagire il Piano di adattamento, così come la Strategia energetica nazionale, con la prossima legge di bilancio in moda da avere anche azioni politiche concrete».

fonte: greenreport.it