Il Ceta non è compatibile con le politiche climatiche dell’Ue

Rapporto del governo francese: provocherà un aumento delle emissioni di gas serra, minaccia gli attuali regolamenti ambientali

Ceta Attac

Dopo il via libera del Parlamento europeo al Comprehensive economic and trade agreement Canada – Ue, una delle organizzazioni più impegnate sul fronte anti Ceta-Ttip,  Attac France, torna a denunciare con un  suo economista, Maxime Combes, «Un accordo nel quale non c’è nessun impegno per la limitazione delle emissioni di gas serra».

Intervistato da franceinfo, Combes ha sottolineato che il Ceta non fa nessun riferimento all’Accordo sul clima di Parigi  e che «Non fissa nessun ostacolo all’espansione del commercio internazionale nel nome della lotta contr il riscaldamento climatico. Tutto di un colpo, c’’è un divario crescente. Da una parte, si cerca di promuovere il business internazionale attraverso questo tipo di accordi, dall’altra parte  non s tiene conto delle questioni climatiche riguardanti questi impegni. Lo studio di impatto della Commissione europea riconosce che con questo accordo ci sarà un aumento delle emissioni di gas serra».

Attac e molte associazioni ambientaliste temono l’estensione del commercio internazionale del gas e del petrolio degli scisti statunitensi e canadesi o, ancora peggio, quello delle sabbie bituminose dell’Alberta. «Questo accordo ha già fatto una vittima – dice Combes . Le Parlamento europeo prevedeva di limitare l’importazione di petrolio delle sabbi bituminose e durante i negoziati il governo canadese ha imposto il ritiro di questa direttiva in nome della firma del Ceta».

Anche se in un articolo del Ceta si riconosce che l’ambiente è un  pilastro fondamentale dello sviluppo sostenibile,  Combes fa notare che il testo del CEta non entra mai nei dettagli: «Riconosce, incita, invita, propone agli Stati di agire a favore dello sviluppo sostenibile Quando parla di commercio, esige. Gli Stati si impegnano, gli Stati devono. Quando si tratta di liberalizzazione del commercio, i vincoli sono estremamente forti. Gli Stati possono essere sanzionati se non attuano questi requisiti. Al contrario, quando si tratta di sviluppo sostenibile, si hanno degli impegni volontari che non sono vincolanti. Le garanzie non sono assolutamente sufficienti. Sono relativamente limitate».

La ministro dell’ecologia francese, Ségolène Royal, ha affermato che l’Accordo di Parigi sul clima prevale sul Ceta, ma  Combes  ribatte che «Quel che dice la ministro è assolutamente falso e non verificato nel testo. La realtà dei fatti  è che, al livello del diritto internazionale, sono sempre gli accordi di libero scambio a prevalere sulle regolamentazioni ambientali. Simo nella logica aberrante all’interno della quale si sanziona un Paese che vuole sviluppare le energie rinnovabili perché non si è integralmente conformato alle regole del commercio internazionale. Ci camminano sulla testa».

Attac France si riferisce a un rapporto del ministero dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell’energia francese, pubblicato il 10 febbraio, dal quale emerge chiaramente che il Ceta non è compatibile con l’Accordo di Parigi già entrato in vigore.

Il rapporto, redatto dal Commissariat général au développement durable (Cgdd) e dal Conseil économique pour le développement durable (Cedd)  dice che: il Ceta provocherà un aumento delle missioni di gas serra; rappresenta una pesante minaccia per gli attuali regolamenti ambientali e per gli Stati Ue di prendere nuove misure più efficaci; Il meccanismo di risoluzione dei contrasti tra investitori e Stati non garantisce l’intoccabilità delle politiche climatiche statali, in particolare gli impegni presi d nl quadro dell’Unfccc.

Ma Attac France fa notare che invece di trarre l’unica conclusione possibile, cioè bloccare la ratifica del Cta e riaprire i negoziati col Canada, Cgdd e Cedd e governo francese hanno fatto il contrario.

Attac France evidenzia che «Quando un accordo non offre le garanzie necessarie per contenere il riscaldamento climatico al di sotto di 2° C, e idealmente a 1,5° C come prevede l’articolo 2 dell’Accordo di Parigi,  e ragionevole prendersi il tempo per rivederne i contenuti In effetti, se è possibile rinegoziare un accordo tra Stati, è impossibile negoziare con il riscaldamento climatico che, al contrario, necessita di un’azione risoluta, determinata e immediata».

Sfortunatamente, gli autori del rapporto hanno respinto questa eventualità, gli eurodeputati francesi socialisti, centristi e della destra repubblicana hanno votato per il Ceta e le parole di Ségolène Royal sul primato dell’Accordo di Parigi sul Ceta si sono perse nel vento.

«La realtà è tutt’altra – dice Attac France – un’analisi attenta e seria del contenuto del CEta mostra che i regolamenti climatici e ambientali sono percepiti come delle restrizioni al commercio e che la protezione dehgli investitori  interviene a detrimento della capacità degli Stati e delle collettività di mettere in opera la transizione energetica. Accettare la ratifica del Ceta e chiedere che la sua attuazione “si faccia nella maniera più rispettosa per l’ambiente”, come fa il rapporto del ministero dell’ambiente, è un pio desiderio. Promuovere una qualche forma di  “carbon neutrality” del Ceta equivale ad accettare l’aumento delle missioni di gas serra legate alla crescita del commercio transatlantico sotto la copertura dei meccanismi di compensazione del carbonio che non permettono di ridurre le emissioni e dei quali è nota l’inefficacia».

fonte: greenreport.it