Come l’impero USA copia l’impero romano

DI NICOLAS BONNAL

dedefensa.org

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L’impero americano cresce e avanza attraverso la “pratica dei simboli”: il dollaro, i film, i fastfood, la musica, le costruzioni, i centri commerciali, la televisione, i giornali, tutto ciò che vuole. Per riprendere l’espressione di Roland Barthes “l’America è un impero di simboli”. In “Mitologie”, d’altronde Barthes sceglie obiettivi americani a caso: dalla gomma da masticare alle esplorazioni nello spazio, passando per l’anticomunismo o il sempreverde e ipocondriaco odio antirusso.

Gli stessi segni che sono serviti qui ad annientare le nazionalità, che venivano dell’Europa per comporre questo impero, servono oggi ad annientare le nazionalità oltreoceano, a mettere fine alla storia e alla sua diversità, qualunque essa sia, a colpi di esperti e banchieri, di attivisti umanitari e assassini-sabotatori.

L’impero americano si presenta spesso e volentieri come un “missionario” pacifico e benevolo, questo non gli ha impedito di utilizzare una violenza inaudita nella storia del mondo: colpi di stato ovunque, distruzione dell’Europa sotto le bombe (terapia d’urto, annientamento della Germania e del Giappone, distruzione gratuita della Corea e del Vietnam. Per non parlare di ciò che l’impero fa subire agli Arabi da sessanta anni con la complicità dei traditori della tribù di Riyad.

Ciò detto, il piccolo Obama che si lancia come un bambino maleducato in una campagna puerile contro la Cina o la Russia, prima di uscire dalla piccola porta della storia, dovrebbe almeno sapere una cosa: l’impero americano non ha niente di originale.

Potremmo citare lo storico romano Tacito (40-140dc) che Obama non deve conoscere molto bene. Tacito scrive la vita del suo patrigno Agricola che sottomise la Britannia all’epoca romana. La Britannia, ossia parte della Gran Bretagna, che da quel momento ha imparato una lezione: bisogna avere una flotta solida per proteggersi da ciò che viene dal mare.

Ecco cosa scrive Tacito rispetto alla sottomissione della Brittannia da parte dei Romani: i massacri (peraltro inenarrabile) da un lato, i simboli e il condizionamento dell’altro.

“XXI. 1. Venne l’inverno, che fu interamente consacrato alla realizzazione di opere molto utili per la gente sparsa e incolta e quindi più propensa a fare la guerra. Agricola voleva abituarli a vivere in pace e a occupare piacevolmente il tempo libero”.

Occupare il tempo libero: la Paramount, McDonald’s o Disneyland.

Tacito prosegue. Ben prima di Washington, Roma comprese che bisogna controllare l’educazione, soprattutto quella delle elite sollecite a convertirsi o a tradire:

“2. Inoltre, volle che i figli dei notabili fossero educati alle arti liberali mostrando di preferire alle pratiche culturali dei Galli, le disposizioni naturali dei Britanni: coloro i quali disprezzavano poc’anzi la nostra lingua, non desideravano adesso, ad ogni prezzo, parlarla correntemente?”

“3. Di conseguenza cominciò ad essere considerato un onore vestire come noi e molti adottarono la toga. Poco a poco i Britanni si lasciarono andare al fascino dei vizi, alle raffinatezze dei portici, dei bagni, dei conviti”.

Ma Tacito è un maestro, benché romano rispetta l’avversario. Ecco cosa aggiunge sugli effetti di questa manipolazione dei costumi e dello spirito:

“Nella loro inesperienza chiamano tutto questo civiltà, mentre non era che un aspetto del loro asservimento. ( Idque apud imperitos humanitas vocabatur, cum pars servitutis esset)”.

Un coraggioso capo Britannico chiamato Calgacus tenta di risvegliare lo spirito di libertà dei britanni.

Ecco come Tacito racconta il suo discorso straordinario:

“non c’è altra terra oltre questa e neanche il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. […] ma dopo di noi non ci sono più popoli, bensì solo scogli e onde e il flagello peggiore, i Romani.”

Calgacus chiama i romani “raptores orbis”, predatori del mondo

e aggiunge:

“6. Tutto il mondo è loro preda, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l’oriente né l’occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria”

“7. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero (auferre trucidare rapere falsis nominibus imperium). Dove fanno il deserto, dicono che è la pace (ubi solitudinem faciunt, pacem appellant).”

E’ molto simile alle parole di Leon Trotski, che ho già citato qui: “per ogni brigantaggio, l’America ci riserva una parola d’ordine di emancipazione”.

Bisogna aggiungere che la nozione antica di “barbarie” si applica ancora alla nostra epoca. O ci si sottomette all’impero oppure si sarà annientati in quanto barbari.

E Calgacus ci dà un consiglio di insubordinazione:

“Non crediate di difendervi dalla loro prepotenza sprezzante sottomettendovi con obbedienza”.

 

Nicolas Bonnal

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/comment-lempire-us-plagie-lempire-romain

Tratto da: Comedonchisciotte

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di @alepontecorvo