Messico, mattanza senza fine

di Piero Innocenti

presidente messico Enrique Pena Nieto
Il Presidente messicano Enrique Pena Nieto, in un messaggio augurale indirizzato ai connazionali alla vigilia di Natale, li ha esortati a “parlar bene della nostra Nazione (..) ponendo in alto il nome del nostro Paese, orgogliosi di contribuire, tutti i giorni, per una migliore Nazione”.

Ora, per quanto uno si sforzi di comprendere il ruolo di un presidente, che deve apparire sempre ottimista e cercare di far risaltare anche le cose buone (e sicuramente ce ne sono) di un grande paese come il Messico in un periodo di festività come quello tradizionale della “Nochebuena”, riesce davvero difficile accettare l’allegria e la festosità sollecitate, se si dà uno sguardo ai crimini che hanno caratterizzato già soltanto dicembre.
E ci si riferisce non solo alla violenza che scaturisce dai contrasti tra i grandi cartelli (i cui capi, a parte El Chapo di Sinaloa, arrestato a gennaio scorso, sono ancora latitanti) ma anche a quella, particolarmente diffusa, tra bande e gruppuscoli di delinquenti che si danno ai sequestri di persona, alle estorsioni, agli omicidi su commissione, ai furti, alle rapine, agli agguati contro esponenti delle forze di sicurezza, alla eliminazione di giornalisti scomodi. Il semplice elenco dell’ultimo mese può, forse, aiutare a comprendere meglio la situazione sulla sicurezza pubblica in Messico, che non è quella “narrata” dal suo presidente.
A cominciare dal 4 dicembre quando, lungo la strada alla periferia di Tixtla, su segnalazione anonima giunta al numero di emergenza 066, la polizia recupera i cadaveri di otto uomini, senza testa e con orribili segni di torture. Tre giorni dopo, lungo la statale Villahermosa-Teapa, tocca ancora alla polizia locale fare il sopralluogo sui resti di tre cadaveri carbonizzati. Nella stessa giornata si succedono impressionanti fatti di sangue a Mazatlan, dove, in conflitti a fuoco tra esponenti del cartello del Pacifico e dei Beltran Leyva, sette persone vengono uccise (una cade sotto il fuoco della polizia federale intervenuta). A Cuenca del Papaloapan, cinque persone vengono assassinate a colpi di pistola; alla periferia di Cuernavaca viene recuperato il cadavere di un uomo fatto a pezzi che sono stati poi messi in alcune borse di plastica con un messaggio minaccioso, firmato dal cartello dei Beltran Leyva, contro poliziotti corrotti e indirizzato al sindaco di Cuahtemoc Blanco.
L’8 dicembre, a Zamora (Michoacan), in una sparatoria con la polizia, un malvivente resta ucciso e due agenti feriti. Il 10 dicembre, a Chihuahua, davanti alla su abitazione, viene assassinato il giornalista radiofonico (Radio Antena 102.5) Jesus Adrian Rodriguez Sarmiento. È l’undicesimo giornalista ucciso nel 2016 (ben 119 dal 2000, secondo la Commissione Nazionale dei Diritti Umani). Il 12 dicembre, due uomini vengono assassinati ad Acapulco ed uno a Chilpancingo. Il 18 dicembre, al confine tra i municipi di El Salto e Tlaquepaque, la polizia arresta una decina di persone – tra cui un agente della Fiscalia Generale di Jalisco – intente a trasportare sei cadaveri avvolti in borsoni di plastica all’interno di due fuoristrada. Nello stesso giorno, nella zona centrale di Juan Aldana, all’interno di un’auto, vengono trovati i cadaveri di cinque donne tutte assassinata a colpi di arma da fuoco. Nel fine settimana, inoltre, si son registrati altri ventisei omicidi in quattro Stati (Guerrero, Veracruz, Michoacan, Sinaloa) con il macabro rinvenimento di quattro teste umane lasciate sul ciglio della strada Cayaco-Puerto Marques.
Il 20 dicembre, mentre sta fruendo di un giornata di riposo ed è senza l’abituale scorta, viene assassinato il direttore della sicurezza pubblica di Ziracuaretiro (Michoacan). Stessa sorte tocca al responsabile della sicurezza pubblica di Tacotalpa, rimasto gravemente ferito in un agguato alcuni giorni prima. Sempre il 20 dicembre, a Zacatecas, sulla scorta di una telefonata anonima, vengono localizzati tre borsoni di plastica con i resti del cadavere di un uomo. Il 21 dicembre, nel municipio di Ajuchitlan del Progreso (Guerrero), due persone vengono uccise ed altre due ferite in un’imboscata. A Michoacan, lungo la strada Quatro Caminos-Apatzingan, vengono trovati i cadaveri di due uomini con le mani legate, mentre nella frazione Guanajuatillo del municipio di La Piedad, vengono uccisi, a colpi di arma da fuoco, due giovani di 20 e 25 anni. Il giorno di Natale, nella piazza di Jiquilpan (Michoacan), sei teste umane abbandonate in strada, ricordano a tutti la violenza della Familia Michoacana, che si attribuisce gli omicidi, in lotta con il cartello di Jalisco Nueva Generation. Per questa vicenda vengono avviate indagini nei confronti di alcune decine di agenti della polizia locale per presunte collusioni con la criminalità organizzata. Natale di sangue anche ad Atoyac, con sette persone uccise tra cui tre agenti di polizia, in Costa Chica con altri sei omicidi, a Zihuatanejo con due uomini assassinati in strada.
Di fronte a questo (parziale) terrificante scenario di morte, forse bisognerebbe fare di più sul piano della prevenzione e della repressione, e non basta certo rivolgere inutili inviti alla collettività nazionale per dissimulare una realtà che permane, da anni, sconvolgente.

Tratto da: liberainformazione.org