I comitati per il No diventino permanenti

di Antonio Ingroia

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Il governo Gentiloni si muoverà in perfetta continuità con quello che lo ha preceduto. Cambierà probabilmente solo lo stile del presidente del Consiglio, dalla supponenza dell’ex sindaco di Firenze a uno stile un po’ più sobrio. Ma sarà l’unico passo avanti. Aver confermato quasi tutti i ministri nei ruoli chiave, da Padoan a Poletti, da Madia a Pinotti a Lorenzin, è un segnale preciso: la linea politica non cambierà.

Non capisco lo spostamento di Alfano dagli Interni agli Esteri. Capisco molto di più, invece, della promozione del disastroso ministro Boschi in un ruolo di regia dell’esecutivo. Segno che il cerchio magico di Renzi ha bisogno di controllare tutto quanto accade dentro Palazzo Chigi. E anche, a mio parere, una sorta di tutela al nuovo presidente del Consiglio. Un commissariamento di fatto. Non si spiegherebbe altrimenti perché la principale responsabile della riforma costituzionale sonoramente bocciata dagli italiani debba assumere un ruolo ancora più importante nel governo del Paese.

Un governo fuori dalla realtà. Incapace di cogliere quel formidabile segnale di rottura arrivato dalle urne. Perché il voto era per una pessima della riforma costituzionale, e io ho votato No per quello, ma non si può ignorare che una grande parte del Paese ha votato contro Renzi e le sue politiche.

Ed è proprio perché nulla è cambiato che avvertiamo la necessità di tenere alta la guardia dopo lo straordinario successo del No il 4 dicembre scorso. Il governo e la maggioranza potevano provare a piacere ai cittadini invece che alle banche e alla grande finanza internazionale. Invece Gentiloni ha rivendicato la piena continuità rispetto alle politiche del governo precedente.

Per questo, dopo lo straordinario successo del 4 dicembre che ha salvato la Costituzione, è necessario tenere alta la guardia. Questo governo colpirà ancora i ceti più poveri, favorirà ancora gli amici delle banche e di Confindustria, continuerà a ridurre i diritti esattamente come ha fatto il governo Renzi.

All’assemblea nazionale del movimento che ho fondato, Azione Civile, che si è svolta nello scorso fine settimana, non a caso una settimana dopo il referendum, ho proposto di fare in modo che i comitati democratici per il No continuassero a riunirsi e non gettassero alle ortiche il patrimonio straordinario dell’esperienza acquisita durante la campagna elettorale referendaria.

Gli ospiti dell’assemblea, Fratoianni ed Emiliano, hanno risposto positivamente alla sollecitazione. Ma a me interessa soprattutto che siano i cittadini, e tra questi spero anche i tanti simpatizzanti del Movimento Cinque Stelle, a rispondere positivamente.

In questo momento di emergenza politica, per contrastare le politiche neoliberiste dei governi che si succedono senza sostanziali modifiche della maggioranza, tutte incentrate sui tagli ai diritti e allo stato sociale, è necessario costruire un fronte politico democratico, popolare, completamente nuovo, orizzontale, composto da cittadini con o senza tessera che possano poi coordinarsi a livello nazionale.

Prima di tutto per organizzarsi in vista del referendum per bocciare il precariato del lavoro, ma anche per organizzare una grande forza popolare e civile che si candidi alla guida del Paese.

Tratto da: huffingtonpost.it