”Tutti preoccupati: Erdogan a caccia di un amico che è Putin”

Golpe in Turchia: intervista a Giulietto Chiesa
di Lucia Bigozzi


“La verità è che tutti sono preoccupati per il fatto che Erdogan da uomo che applica le regole del Machiavelli, dopo essersi creato molti nemici va alla ricerca di qualche amico e questo amico al quale sta guardando è la Russia”. Analisi in controluce di Giulietto Chiesa, giornalista, scrittore ed esperto di scenari geo-politici, sul caso Turchia. Nella conversazione con Intelligonews si concentra sul dietro le quinte, tralasciando il proscenio di un golpe che segnala molte cose. Stoccata all’Europa e alla Mogherini…

Dopo il fallito golpe tutti i leader europei a cominciare da Renzi avevano dichiarato ‘ha vinto la democrazia’, della serie: il golpe p finito andate in pace. Poi però sono cominciate le epurazioni di Erdogan tra giudici, giornalisti, avvocati e l’Europa si ri-sveglia e dice altolà. Come commenta?
“Intanto non bisogna cadere dal pero, nel senso che se uno sventa un golpe è ovvio che vada alla ricerca e alla cattura dei golpisti. Lo farebbe chiunque, a prescindere dal fatto se è buono o cattivo, sta applicando le regole del Machiavelli: bisogna estinguere il nemico. Quindi non vedo cosa ci sia da stupirsi. C’è da stupirsi di molte altre cose ma non di questa. In secondo luogo, è evidente che Erdogan non piace né all’Europa né all’attuale dirigenza degli Stati Uniti e che si è fatto molti nemici all’estero; quindi adesso tutti sono non tanto preoccupati per la democrazia in Turchia della qual cosa dovevano preoccuparsi molto tempo prima, non adesso. Tutti sono preoccupati del fatto che Erdogan da uomo che applica le regole del Machiavelli, dopo essersi creato molti nemici va alla ricerca di qualche amico e questo amico al quale sta guardando è la Russia”.
Se e quanto il golpe fallito rafforzerà il potere di Erdogan e soprattutto ora con chi stringerà nuove alleanze?
“Si allea con chi può. La questione di allearsi con Putin detto così non è praticabile ed Erodgan sa benissimo che uscire dalla Nato per la Turchia significa uscire con i piedi davanti, cioè sdraiato in una bara e quindi non credo si voglia suicidare. Sta cercando semplicemente di intrattenere rapporti con interlocutori che possono costituire una valvola di sfogo in situazioni difficili nelle quali avere un alleato di riguardo che non è nella Nato e che è confinante, molto vicino, può diventare utile strategicamente. Per cui credo che Erdogan non farà mosse azzardate ma sicuramente sta girando il volante verso la Russia”. 
Ma si è trattato di un finto golpe come molti hanno scritto o no. Lei che idea si è fatto?
“Il golpe è stato reale, io ho già raccontato sulle mie pagine Facebook che ci sono delle citazioni molto chiare: questo golpe era come minimo favorito da un gruppo di neocon che oggi sono i grandi gestori del potere politico statunitense”.
Quindi Erdogan ne esce indebolito? 
“Certo che indebolito perché il golpe comunque l’ha dovuto rintuzzare, rappresenta un evidente malessere interno e un evidente malessere internazionale. Questo golpe non lo ha rafforzato, lui lo ha vinto ma secondo me ora Erdogan dovrà guardarsi da tutti i nemici che ha, sia interni che esterni e non sono né spariti, né indeboliti. Quindi Erdogan non è che esce più forte di prima, esce con di fronte problemi molto, molto difficili”.
La Mogherini oggi si aggiunge al coro europeo di quelli che ammoniscono Ankara: se vuole entrare in Europa, si scordi la pena di morte. Erdogan ascolterà il monito di Bruxelles o se ne infischierà bellamente? 

“Se ne infischierà bellamente perché questi moniti sono le classiche ‘grida manzoniane’ che arrivano dall’Europa la quale invece di guardare alla sostanza, guarda alla forma. La signora Mogherini perché non lo chiede agli Stati Uniti di abolire la pena di morte? Lo va a chiedere a Erdogan? Questa è una cosa comica… Chieda semplicemente che Costituzione ha, ponga il problema delle libertà democratiche semmai, ma in ogni caso l’unica cosa sicura che emerge da questo golpe è che Erdogan ha dalla sua parte grandi masse popolari. La prima cosa da fare, come nel caso di Putin, è vedere e comprendere qual è il rapporto tra un leader e il suo popolo. Lo rappresenta o no? Questo è quello che dovrebbe valutare l’Europa. E cosa si deve fare verso un signore che ha il consenso di una larga parte del suo popolo? Questa è l’unica domanda democratica che può fare l’Europa. Quella sulla pena di morte fa ridere…”.

Tratto da: intelligonews.it