Parole e silenzi nel nome degli ”angeli” di Falcone

di AMDuemila – Fotogallery
Al Cimitero dei Rotoli il ricordo di Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani

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Un giovane studente suona con il sax il “silenzio” davanti alla tomba di Francesca Morvillo. Una scena che si ripete poco dopo, stavolta davanti a quelle di Antonio Montinaro e Vito Schifani. Un silenzio rotto dal canto dei gabbiani che volano sopra le teste di tutti i presenti (istituzioni e società civile) al Cimitero dei Rotoli. Attimi che sembrano eterni e che restituiscono la giusta memoria in nome di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e quegli “angeli”, per troppo tempo rimasti identificati con la sola parola “scorta”, ma che invece portano il nome di Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Le loro sono storie di “vite spezzate” troppo in fretta, sacrificate sull’altare della Patria per una lotta che va oltre alla retorica.
E’ così che il Comitato 23 Maggio e Muovi Palermo questa mattina hanno voluto ricordare il 24°anniversario della strage di Capaci.
E’ proprio Linda Grasso, a nome del Comitato 23 maggio, a spiegare l’importanza di ricordare il sacrificio di Francesca Morvillo, anch’essa magistrato. Oltre ai suoi familiari, tra cui il fratello, il procuratore di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, c’erano i genitori e la sorella di Nino Agostino (il poliziotto ucciso il 5 agosto 1989 assieme alla moglie Ida), i fratelli di Antonio Montinaro (Brizio ed Anna), la sorella di Agostino Catalano, il fratello di Attilio Manca e Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato il 19 luglio ’92. Diversi i rappresentanti del mondo dell’associazionismo tra cui “Scorta Civica” e “Agende Rosse”, l’ex funzionario di Polizia Tonino Rotondi, e poi ancora alcune insegnanti con i loro studenti della scuola media Borgese-XXVII Maggio, Luigi Lombardo del sindacato di Polizia Siap e tanti cittadini comuni.

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© Emanuele Di Stefano

Raccolti in un abbraccio collettivo, membri delle istituzioni e della società civile hanno voluto dare il proprio contributo di memoria e di rinnovamento dell’impegno nei confronti di una lotta, in nome della giustizia e della verità, che è tutt’altro che conclusa. L’ex presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta, ha ricordato la statura professionale di Francesca Morvillo e la sua grande dolcezza. “Quando veniva a trovarci al ‘bunkerino’ era una boccata di aria fresca per Giovanni”, ha rammentato Guarnotta. Dal canto suo il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha tracciato il ricordo di “un grande magistrato minorile” che “ha lasciato un testamento spirituale”. Affetto, ma anche tanta nostalgia, nelle parole di Geraldina Piazza, nipote del giudice Terranova, che ha voluto rendere la sua testimonianza. Particolarmente vibrante il ricordo del questore di Palermo, Guido Longo, tra i primi a giungere sul luogo della strage di Capaci. “dobbiamo continuare a combattere per loro… la guerra non è finita e noi non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo abbassare la guardia. Noi, come società civile, abbiamo il dovere morale di continuare a lottare. La rabbia per quello che è accaduto non dobbiamo perderla mai…”. Identica emozione nell’intervento di Vincenzo Agostino che ha ricordato il suo incontro con Giovanni Falcone il giorno dei funerali del figlio. “Noi dobbiamo combattere questa guerra – ha ribadito con forza Agostino – perché questa guerra deve finire. Dobbiamo ottenere la pace giorno dopo giorno”. Mentre sua moglie Augusta ha voluto rendere onore a Francesca Morvillo con semplici: “Non ti ho conosciuta, donna coraggio ma ti vogliamo tutti bene”.
Accorata la testimonianza della poetessa Lina La Mattina che ha letto una delle sue poesie (*).

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© Emanuele Di Stefano

Il testimone della memoria è poi passato a Luigi Lombardo e Giuseppe Sammarco, ex caposcorta di Falcone. Entrambi si sono concentrati proprio sul ricordo del valore di quei ragazzi che hanno pagato un carissimo prezzo. “Tempo fa abbiamo iniziato questo percorso accanto alla società civile – ha detto Lombardo – Ci dispiaceva sentir parlare di Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo e degli agenti della scorta come se la scorta fosse un’entità astratta, indefinita ed indefinibile. Erano delle storie, storie interrotte, spezzate con famiglie e figli. Storie di lacrime e sangue. Per questo è giusto chiamarli con il loro nome ed è il motivo per cui siamo qui oggi. Perché loro sono i figli, i fratelli e le sorelle di ognuno di noi”. Per Giuseppe Sammarco “la lotta va fatta quotidianamente, soprattutto parlando con i più giovani trasmettendo loro la rabbia e la reattività che ci ha accompagnato in questi anni. Le stragi ci hanno messo in ginocchio ma ci siamo rialzati da soli, con forza. Ho fatto parte dei gruppi investigativi che hanno indagato sulle stragi ed ho partecipato all’arresto di esecutori e mandanti. Ma la lotta non è conclusa”.

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© Emanuele Di Stefano

Intenso è poi stato Salvatore Borsellino che ha ricordato Francesca Morvillo nelle parole del fratello Paolo. “Io per anni non sono venuto il giorno delle commemorazioni di Capaci – ha ricordato – In questo posto dove siamo oggi ho il ricordo delle messe svolte per ricordare mio fratello, quando mia madre era ancora in vita. Per cinque anni, con una messa, abbiamo commemorato la strage sulla tomba di Paolo e questo è uno dei ricordi più belli che ho. Oggi, che vivo tanta amarezza dentro per i processi che purtroppo finiscono in nulla, per quello che succede nell’antimafia, non è detto che non decida di ricordare mio fratello ancora una volta in questo modo. E’ importante continuare a parlare con i giovani e questa è la mia maniera di combattere ora. Sono loro il nostro investimento a lungo termine”. Quindi ha concluso con la voce rotta dall’emozione: “Sicuramente continuerò a lottare ma non so ancora se ci saranno altre lotte in via d’Amelio. Forse sceglierò di ricordare mio fratello con mia madre sulla tomba dove oggi riposa”.
L’ultima emozione nelle parole di Brizio Montinaro, capaci di far percepire a tutti l’intenso dolore di una ferita ancora aperta e quasi impossibile da rimarginare: “Antonio ha lasciato un vuoto, per noi un vuoto pieno di senso. Per altri non sappiamo…”.

* La poesia di Lina La Mattina

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Luigi Lombardo e Salvatore Borsellino © Emanuele Di Stefano

E DOPPU TANTU AMURI…
a Francesca Morvillo

D’unni non potti la morti
ca pi non vi spartiri
piatusa ‘nsemmula vi pigghiò
pottinu certi parenti!
Accussì, doppu tantu amuri
scantu e trimuluzu di cori
quannu taliannu lu roggiu
firriari e iddu, l’amuri tardava
livannu sonnu e pitittu
lu pisu ‘nchiummava pinzera…
Un amuri lu to’ Francesca
a cui dasti puru la vita
pi sulu non lu lassari, facennu
carti favusi pi fariti
d’iddu amari… puru si bedda
e giuvini eri, ma d’iddu
t’annamurasti e lu cori davanti
all’amuri non senti ragggiuni
puru sapennu ca
di Giovanni sasizza vulèanu fari…
perciò si campari vulèa
Palermu e lu so’ celu havìa
a lassari… e la lassò
la so’ terra, li ciauri, lu mari
ma lu distinu pi fissa
di nuddu si fa piggliari…perciò
l’assassini e li mannanti
amici di Roma, Milanu
o forsi pagati di lu Statu tradituri
pi cunfunniri suspetti
appena misi pedi ‘m Palermu
puru la strata ficiru satari…
Senza pinzari a tia né a l’ancili
prutittura… ora però ca
chiù tinti di la morti, sunnu certi vivi
di lu ciancu arreri ti lu scipparu!

20 maggio 2016