Migrazioni in UE, poche luci e molte ombre

di Piero Innocenti


L’ultimo rapporto ISAA (Integrated Situation Awareness and Analysis, 20 maggio 2016) della Commissione Europea e dell’European External Action Service, espone un punto di situazione aggiornatissimo sulle migrazioni, sulle rotte, sulle modalità adottate dai trafficanti, sulla situazione nei vari paesi membri.

A partire dai tanto nominati  hotspot per i quali, anche nei giorni scorsi, l’UE è tornata a “bacchettare” l’Italia perché ne aumenti il numero per consentire le necessarie attività di identificazione. La Grecia ne ha attivati cinque nelle isole di Lesvos, Chios, Leros, Samos e Kos, dove, solo nell’ultima settimana, sono approdati 381migranti, in netto calo rispetto ai mesi passati, dopo l’entrata in vigore degli accordi UE con la Turchia (costati sei miliardi di euro, in due tranche) perché “trattenga” i profughi siriani nel suo territorio.

La situazione permane precaria ( ma ormai se ne parla poco) a Idomeni, dove, in un campo allestito da alcuni mesi, sono “ospitati” 9.305 stranieri. La chiusura del corridoio balcanico è la causa principale del decremento della pressione migratoria in quella regione, dove, tuttavia, si registra una certa pressione al confine con la Serbia e l’Ungheria. A metà maggio, ben 633 migranti (il 70% afghani) sono transitati nel Krjnaca Asylum Centre di Belgrado.

Sulla rotta del Mediterraneo Centrale, al 12 maggio u.s., sono transitati 31.184 migranti (furono 36.299 nello stesso periodo del 2015), provenienti, in prevalenza, dalla Libia (27.501), dall’Egitto (3.118, con un incremento del 219% rispetto al 2015), dall’Algeria (112 rispetto ai 26 del 2015). Diminuzioni si rilevano dalla Turchia (136 stranieri contro i 717 dello stesso periodo del 2015), dalla Tunisia (193 contro i 245) e verso la Grecia (124 contro i 455).

Sul fronte del “contrabbando di migranti” (migrant smuggling), nel rapporto si parla di tariffe oscillanti dai 150 ai 300 dollari solo per entrare in Turchia provenienti dall’Iraq. Se in Francia viene evidenziata la difficoltà di individuare le modalità, sempre mutevoli, adottate dai passeurs nell’attraversamento della frontiera interna, trasportando in prevalenza famiglie e gruppi etnici omogenei, lungo la rotta balcanica il sistema più utilizzato resta quello del passaggio con autovetture e autocarri furgonati. In Egitto viene anche segnalato un aumento negli arresti di persone di varie nazionalità coinvolte nel traffico di migranti così come, più in generale, si è accertato un aumento di migranti vittime di contrabbandieri ai quali sono stati costretti a pagare altre somme di denaro  oltre quelle pattuite  per iniziare la “traversata” marina.

Un leggero ottimismo traspare, nella relazione, sul fatto che i Paesi membri non hanno segnalato “new routes”. Ottimismo che viene subito offuscato dalla notizia di “serie conseguenze per nuovi flussi migratori” che scaturirebbero dalla annunciata chiusura, da parte del governo del Kenya, dei due grandi campi profughi di Dadaab e Kakuma. Insomma, un allarme serissimo, mentre a Roma si è appena conclusa l’importante “Conferenza Italia-Africa”, con i leader di molti paesi africani e con la prospettiva di fare investimenti in un Continente ricco di risorse e per troppo tempo ignorato e sfruttato.

Permane la situazione di forte criticità per quanto riguarda le richieste di aiuto avanzate, in particolare dalla Grecia, ma anche dalla Serbia e dalla Croazia, sin da settembre 2015 e, solo in parte, soddisfatte dai paesi membri ( la lunga lista allegata al rapporto è eloquente a riguardo). La situazione dei richiedenti asilo in ambito UE è dettagliata in un allegato che riporta, settimana per settimana, la situazione. Ebbene, la Germania è in cima alla classifica con 15.182 richieste di asilo nella settimana di metà maggio, seguita dalla Francia (2.005), Italia (1.946), Grecia (1.182), Austria (1.072), Ungheria (826), Regno Unito (573).

Da annotare, con stupore, che, sempre nello stesso periodo, nessuna richiesta di asilo è stata fatta in Lussemburgo, Olanda, Norvegia e Spagna. Non si sa, ancora quante di queste verranno accettate.  Così come lascia perplessi l’ipotesi di una possibile procedura di infrazione che l’UE intenderebbe avviare contro l’Italia per un programma di “rimpatri” (assistiti, volontari) di stranieri non ritenuto soddisfacente.

Insomma, continua la miopia di Bruxelless verso il nostro paese che non ha eretto muri né messo filo spinato ai confini come hanno fatto altri Stati Membri e che, da anni, a cominciare dalla operazione Mare Nostrum, continua a salvare in mare decine di migliaia di migranti.
26 maggio 2016

Migrazioni e dintorni

Tratto da: liberainformazione.org

In foto: un’immagine del naufragio postata su Twitter da Eunavformed, la missione Ue
(EUNAVFOR MED/REUTERS)