Lavoro e fisco priorità in un Italia oppressa dalle mafie

di Nicola Tranfaglia

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Il nostro Paese non sta proprio bene, a differenza di quello che il nostro attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi dichiara – un giorno sì e l’altro pure – nella “televisione ufficiale” di cui parla riferendosi alla Rai.
L’OCSE, che è l’organizzazione europea per l’organizzazione e lo sviluppo di 31 paesi occidentali di cui facciamo parte, ha constatato proprio nei giorni scorsi che alcune riforme sono in cammino ma che ha una disoccupazione giovanile che è la più alta dopo la Spagna e la Grecia e sono da riformare ancora il sistema fiscale e quello sanitario. Il messaggio è di particolare rilievo perché  giunge sulla scia della netta revisione delle stime di crescita del PIL italiano per il 2016, annunciate dall’Organizzazione europea la scorsa settimana (dall’1,4 all’1%). Il rapporto – diffuso per la riunione dei ministri delle Finanze del G 20 a Shangai – identifica e valuta i progressi fatti dai vari Paesi sulle riforme-chiave per promuovere la crescite di lungo termine e creare posti di lavoro. “Il ritmo delle riforme continua ad essere generalmente maggiore nei paesi dell’Europa del Sud, in particolare Italia e Spagna rispetto a quelli del Nord” – scrivono gli economisti dell’Organizzazione, notando anche che in Italia e in Spagna “è stata maggiore la quantità di raccomandazioni messe in pratica”.
L’OCSE sottolinea che in Italia “la disoccupazione resta molto elevata soprattutto tra i giovani (43% nel 2014 oltre all’alta percentuale di senza lavoro di lungo termine (il 61%), in entrambi i casi i terzi peggiori dell’area OCSE. Questo “mina la crescita di lungo termine e l’inclusività in quanto comporta l’erosione delle competenze, un smismatch delle qualifiche e una ridotta mobilità sociale. “E’ una situazione che riguarda quasi il 14 per cento dei lavoratori che sono troppo (o troppo poco) qualificati per le mansioni che svolgono. Se l’Italia dovesse ridurre tale incongruenza ai livelli della best practice, la produttività aumenterebbe del 10 per cento, calcola l’OCSE. Lo scorso anno l’OCSE aveva raccomandato di ampliare la formazione professionale post secondaria e di aumentare le tasse universitarie introducendo però un sistema di prestiti simile a quello della Gran Bretagna. L’OCSE insiste il nostro Paese a migliorare l’efficienza della struttura della tassazione, riducendo distorsioni e incentivi ad evadere abbassando le elevate aliquote nominali.
Se a questo rapporto si accompagna quello della Camera di Commercio, Industria e Artigianato di Mestre sull’economia sommersa e illegale italiana si completa un dossier che resta altrimenti incompleto e poco significativo.
Basta pensare che, se tra il 2011 e il 2013, l’economia sommersa e quella illegale è aumentata di 4,85 miliardi arrivando a toccare i 207,3 miliardi di euro nel 2013 pari al 12,9 per cento del reddito di 1400 miliardi che è la fetta pulita del nostro reddito nazionale.
Ora, nel 2015, l’economia della zona grigia ha dato al reddito nazionale ha raggiunto quasi 211 miliardi di euro.
Il peso complessivo della tassazione secondo i dati dell’osservatorio di Mestre è passata dal 43% al 50,2% che è una quota di carico fiscale insopportabile per un’economia che attraverso una fase debole e incerta.
Da questo punto di vista non c’è dubbio che la diagnosi dell’OCSE dovrebbe spingere il governo a intraprendere una duplice operazione: la prima è quella di spingere sulle riforme nei settori prioritari ancora indietro (settore amministrativo e dell’istruzione, da una parte, e quello sanitario, dall’altra) e l’altra è quello di intervenire in maniera più efficace sull’oppressione delle mafie che finora non è mai cessata.

Fonte:Antimafiaduemila