”Troppe aggressioni e uccisioni di giornaliste. Clima d’impunità”

Messico, la ribellione delle donne

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Un “contesto generalizzato di violenza e impunità” nei confronti dei crimini commessi “contro giornalisti e difensori dei diritti umani”. Questa la fotografia del Messico scattata dall’Associazione Centroamericana delle donne in difesa dei diritti umani (organizzazione che raggruppa 691 donne impegnate per il rispetto dei diritti umani in Messico) all’indomani dell’omicidio della freelance Anabel Flores Salazar.
L’organizzazione mesoamericana alza la voce. Chiede che sia fatta luce sull’accaduto, di uscire dal clima di “impunità” diffusa, ricordando che “dal 2002 quello della Flores è il quattordicesimo omicidio perpetrato contro una giornalista” e il “terzo nel Veracruz durante l’amministrazione del governatore Javier Duarte de Ochoa”, già accusato da più più parti per il suo silenzio complice fino al punto di essersi guadagnato l’appellativo di Ammazza-giornalisti. Il numero cresce, poi, se si considerano le aggressioni. Secondo i dati raccolti dalla Rete nazionale delle donne in difesa dei diritti umani, sono 615 le intimidazioni verso le “mujeres periodistas y defensoras de derechos humanos”, 497 dei quali “durante i primi due anni dell’amministrazione di Enrique Peña Nieto”, presidente messicano in carica.

“Questa situazione, lungi dal cessare, sta peggiorando”, ha scritto in una nota ufficiale diramata ieri l’organizzazione, che ha trovato “un significativo aumento degli attacchi contro donne giornaliste”, citando gli esempi di Anabel Hernandez, del Proceso, di Fiore Goche e Gloria Muñoz, del portale Desinformémonos e di Elva Mendoza, di Contralínea.
Il gruppo ha infine espresso preoccupazione per la “campagna di diffamazione” condotta Angela Buitrago e Claudia Paz y Paz, i membri del gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (IMCI) che assisterà nelle indagini della sparizione forzata degli studenti di Ayotzinapa.

Foto © Proceso

Tratto da: narcomafie.it