GUERRA, FREDDO E SCONFORTO, LA CRISI DELLE CASE IN EUROPA

DI GRAHAM VANBERGEN
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I prezzi degli immobili in quasi tutti i 28 Stati membri dell’UE sono aumentati, crescendo più rapidamente dei redditi. La correzione dei prezzi del periodo sucessivo al 2008 è svanita per effetto della politica – delle banche centrali mondiali – degli interessi a zero ed il rapporto prezzo-rendita non si è ancora riallineato, creando altro debito che alimenta la bolla immobiliare.

 

Gli ultimi dati disponibili sulla povertà in Europa evidenziano che più di un terzo della popolazione è a rischio di povertà o di esclusione sociale in cinque degli Stati membri dell’Unione europea: Bulgaria (48.0 %), Romania (40.4%), Grecia (35.7%), Lettonia (35.1%) e Ungheria (33.5%). Dall’altro lato della scala, le persone a minor rischio di povertà o di esclusione sociale sono state registrate in Svezia (16.4%), Finlandia (16.0 %), Olanda (15.9%) e Repubblica Ceca (14.6%).

La casa naturalmente è di gran lunga la spesa maggiore, seguita a distanza da riscaldamento e cibo.

Il 27.6% dei bambini ed il 18.3% dei pensionati nell’Unione Europea ora vive in povertà. D’altro canto come menziona Global Research in un rapporto sulla Libia:

“Nel 1967 il Colonnello Gheddafi ereditò una delle nazioni più povere dell’intera Africa, e quando fu assassinato, aveva trasformato la Libia in una delle nazioni con il più alto livello di benessere in Africa. La Libia aveva il PIL pro capite e l’aspettativa di vita più alti del continente. Vivevano sotto il livello di povertà meno persone di quante ne esistono oggi in Olanda”.

Negli ultimi anni in Olanda  si è verificata una lieve ripresa della povertà in tutti i gruppi demografici, cosa che può significare qualcosa sia su Gheddafi che sulle politiche messe in atto dagli Stati membri della UE.

I più poveri della UE ora spendono oltre il 40% delle loro entrate per avere un tetto sulla testa. Questo non esclude quei paesi che per effetto della brutalità della Troyka hanno visto irrigidire il programma di austerità come l’Irlanda, la Spagna, il Portogallo e la povera vecchia Grecia, dove il 40% dell’intera popolazione ora si trova in totale povertà e sta  vivendo una crisi quotidiana per gentile concessione delle banche.

L’UE su questo fatto mette la testa sotto terra. Non mette nessuna cura nell’intraprendere delle analisi periodiche su vasta scala per comprendere la portata e le caratteristiche delle persone che vivono senza un tetto sulla testa. I dati del censimento 2011 risultano inconsistenti o non sono stati nemmeno raccolti, di modo che gli ultimi dati sul livello dei senza-tetto in UE sono basati su risultati di un censimento inconsistente.

L’Osservatorio europeo sui Senzatetto ha stabilito che in cinque nazioni: Danimarca, Germania, Olanda, Svezia e Francia c’è stato un aumento medio di senzatetto di circa il 26% in soli tre anni (2013) e i dati di scala si riferiscono in particolare a queste cinque nazioni considerate le più ricche per i loro sistemi di welfare forte.

L’ Inghilterra ha visto un aumento del 37% nelle persone che dormono all’addiaccio per i tagli al welfare.

Ricerche condotte da Habitat for Humanity, una ONG non-profit per promuovere alloggi a prezzi accessibili in tutto il mondo ha prodotto statistiche sorprendenti e preoccupanti per gli europei.

I proprietari di casa in Europa centrale e orientale ora spendono in media dal 40% al 50% solo per il riscaldamento invernale, non meno di quanto si spenderebbe per un alloggio. Si tratta di una somma sorprendente che sta facendo aumentare la povertà e i pignoramenti nelle case di anno in anno, spingendo in alto il numero dei senza fissa dimora, (quelli che i censimenti non erano riusciti a contare).

Non è una sorpresa che i giovani adulti – e per giovani si intende fino all’età di 34 anni –  vivono ancora con i genitori. In una metà della UE, in prevalenza in Europa centrale e orientale il 59,3% dei giovani vive con i genitori. Nell’altra metà si arriva al 38%. La media in tutta Europa è di circa il 50% a seconda del tipo di statistiche che si vanno a consultare.

Le costruzioni  di case nuove sono completamente crollate, in caduta libera in media del 80% in Europa. In un contesto di fallimento economico, le famiglie single aumentano perché le famiglie si disgregano e i soldi si dimezzano, aggravando così una situazione già disastrosa.

lo scorso inverno in UK, 25,000 persone sono morte come risultato diretto di un’ alimentazione troppo povera. Anche in questo caso la UE non tiene i conti di quello che è conosciuto come un “eccesso di mortalità invernale”.  In un rapporto intitolato: Eccesso di mortalità invernale in Europa: analisi transnazionale per identificare i fattori di rischio, del Journal of Epidemiology, in base a dati ospedalieri decennali si è appurato che la maggioranza dei decessi per sottoalimentazione è avvenuto in soli otto paesi europei (NdT.: i dati si riferiscono all’analisi del periodo 1988 1997 pubblicate nel 2002).

La costruzione di abitazioni a carattere sociale è del 90% inferiore alle reali esigenze di una cittadinanza disperata, la UE non vuole prendere atto di questo problema, dopo tutto spende solo 26 miliardi di euro  per un kit che comprende un misto di eserciti che litigano per difendere i loro cittadini, e poi se ne stanno inerti quando li vedono morire di fame o di freddo.

in Germania, dove la maggior parte della popolazione spende più del 40% delle sue entrate per la casa (naturalmente dopo la Grecia) si stanno affrontando non solo questi gravi problemi abitativi, ma è arrivato anche un milione e mezzo di rifugiati senza casa di cui ci si deve fare carico. In un documento segreto the Guardian ha scoperto che le autorità tedesche erano ben consapevoli sul rischio di una “previsione di un dissesto” e che avevano già cominciato ad affannarsi per procurarsi abbastanza case mobili e installazioni sanitarie per i nuovi arrivati.

L’ ONU ha stimato 800,000 rifugiati per il 2015-2016, ma sappiamo molto bene che questo numero è ampiamente sottostimato, considerando che la Germania ha già assorbito il numero totale di questa previsione biennale solo negli ultimi mesi. Nessuno finora ha detto quale sarà il numero reale.

E’ ovvio che il blocco delle 28 nazioni, che si sta spaccando economicamente, riesce a malapena a prendersi cura dei propri abitanti. Ora abbiamo alcuni paesi dei Balcani che hanno cominciato a rifiutare l’ingresso a persone di determinate nazionalità come reazione contro i migranti per effetto degli attentati di Parigi.

I conflitti in corso e la crisi dei rifugiati in diversi paesi del Medio Oriente e dell’Africa – che ha portato il numero totale di sfollati in tutto il mondo, alla fine del 2014 a quasi 60 milioni,  il livello più alto dopo la seconda guerra mondiale – è un disastro per l’Europa.

Secondo l’ONU il 77% di queste povere anime si muovono come conseguenza degli obiettivi imperialistici, come i bombardamenti indiscriminati e la destabilizzazione di Iraq, Siria, Libia e Afghanistan. Il 65% di chi arriva sono uomini.

La Gran Bretagna, il paese che dovrebbe avere  l’economia a crescita più veloce di tutti i maggiori paesi occidentali, per conferma di questa incredibile abilità metterà 14 milioni di suoi cittadini in uno stato di povertà entro il 2030. Stando così le cose, l’Unione Europea, già gravata dal peso di 50 milioni di persone che non sono in grado di riscaldare le loro case questo inverno, dal peso di oltre 100 milioni di poveri e da altri  120 milioni  che sono sul filo della povertà, vivrà questa crisi dei rifugiati come la goccia che fa traboccare il vaso.

Sarà una crisi immobiliare ad innescare un nuovo dilemma in questo inverno in arrivo. Sarà quando gli europei, non importa quanto ciascuno possa essere accogliente e benevolo, non andranno a finire facilmente in mezzo ad una strada, cacciati di casa, mentre vedono arrivare migrazioni di massa, come effetto di scommesse politiche fallite in Medio Oriente.

 

Graham Vanbergen

Fonte: http://truepublica.org.uk/

Tratto da :comedonchisciotte   traduzione Bosque Primario.