Oms, ancora oggi 17.000 bambini sotto i 5 anni muoiono ogni giorno

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Ogni giorno 17.000 bambini sotto i 5 anni muoiono; quasi la metà di loro sono appesa nati. Questi i dati, tristemente noti, di morti che si sarebbero potute evitare con un semplice antibiotico o l’adeguata assistenza durante il parto.

Uno degli strumenti più importanti per combattere la mortalità infantile resta la volontà politica a garantire un’assistenza sanitaria di base alle popolazioni vulnerabili. Paesi come l’India e il Brasile, con forti disparità economiche, stanno infatti affrontando le diseguaglianze e hanno istituito programmi speciali per offrire cure essenziali gratuite a donne incinte, neonati e bambini piccoli con un impatto notevole sul tasso di mortalità infantile. Ad esempio, in Brasile il tasso di mortalità, dal  1990 al 2007, si è più che dimezzato; mentre in India, nello stesso periodo, la mortalità infantile – sotto i 5 anni – è scesa del 54,4%.

E se un bambino in Angola ha 84 probabilità in più di morire prima dei 5 anni rispetto ad un bambino nato in Lussemburgo, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo non è un problema solo dei paesi poveri. «La vita di ogni bambino è preziosa. Eppure oggi, la sua possibilità di sopravvivere dipende quasi interamente dalla fortuna: il luogo in cui è nato, il reddito ed il livello di istruzione dei genitori, oltre ai fattori sociali e ambientali che hanno un impatto diretto sulla salute», dichiara Flavia Bustreo, vicedirettore generale per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini presso l’OMS.

Ciò significa che, nonostante i progressi compiuti, ancora troppi bambini continuano a morire perché sono esclusi dai servizi sanitari di base. «Abbiamo bisogno di fare un passo in più – continua Flavia Bustreo – verso una seria formazione professionale del personale sanitario nei paesi più disagiati per garantire assistenza sanitaria e rendere più accessibili i farmaci grazie anche ad un forte impegno politico».

Molte morti neonatali possono, ad esempio, essere prevenute grazie alla presenza di personale formato per assistere al parto e al post-parto, che sappia trasferire alla neo-mamma  anche le regole più semplici, ma importanti, per la salute del bambino: dal contatto corpo a corpo tra madre e figlio, all’allattamento esclusivo al seno, che rimane l’intervento più efficace negli ambienti ad alta mortalità. La presenza di operatori sanitari qualificati è poi fondamentale per fornire assistenza anche durante la settimana dopo il parto, quando avviene oltre il 40% delle morti infantili.

L’assistenza a domicilio è un’altra chiave strategica per combattere la mortalità infantile raggiungendo le aree più remote e rendendo le cure più facilmente disponibili anche attraverso la formazione dei membri delle comunità locali che possono così, a loro volta, curare le malattie più comuni dell’infanzia. Altro fattore determinante è rendere accessibili le terapie ed i medicinali più appropriati come, ad esempio, gli antibiotici per evitare così morti dovute a malattie come la polmonite: obiettivo da raggiungere anche attraverso la rimozione di quegli ostacoli giuridici che impediscono agli operatori sanitari di somministrare farmaci e antibiotici.

«Di recente sono stata a New York  – racconta Flavia Bustreo  – dove il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon  ha convocato i leader mondiali per impegnarsi in una strategia per le donne, la salute dei bambini e degli adolescenti. Ban Ki-Moon spinge la leadership globale a questo approccio per mirare a salvare vite umane attraverso un focus sull’equità e i diritti umani. Approccio, quest’ultimo, che servirà da programma per l’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile da adottare in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York nel mese di settembre».

Secondo OMS, nel cammino per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, la comunità globale ha l’opportunità di lavorare unita per colmare i gap creati dalle disuguaglianze sociali e creare le condizioni per un futuro sostenibile, e in salute, per ogni neonato, bambino o persona, indipendentemente dal luogo in cui nasce e vive. E’ necessario un sostegno politico che impegni risorse per questo piano di sviluppo, non dimenticando che i minori non sono solo oggetto di attenzioni e cure, ma persone che hanno pieni diritti a vivere nel miglior modo possibile.

di OMS

Fonte:greenreport