Renzi, la Waterloo dell’occupazione

Di Roberto Ciccarelli

L’Istat ha messo il bastone tra le ruote alla pro­pa­ganda incon­te­ni­bile del governo Renzi sul pre­sunto aumento dell’occupazione. E il mini­stro del lavoro Poletti è stato smen­tito dal suo stesso mini­stero che lunedì ha dif­fuso i dati reali sulle atti­va­zioni com­ples­sive dei con­tratti e quelli sui con­tratti a tempo inde­ter­mi­nato. La disoc­cu­pa­zione è tor­nata a cre­scere a feb­braio (+12,7%), i disoc­cu­pati sono cre­sciuti di 67 mila unità nell’ultimo anno, i gio­vani tra i 15 e i 24 anni senza lavoro sono aumen­tati di 34 mila unità. L’occupazione a tempo inde­ter­mi­nato non è aumen­tata di 79 mila unità negli ultimi due mesi. I gene­rosi incen­tivi alle imprese con­cessi dal governo nella legge di sta­bi­lità 2014 sono stati insi­gni­fi­canti. Per i cac­cia­tori di far­falle di Palazzo Chigi la gior­nata di ieri è stata una «Water­loo». L’esecutivo si è sfra­cel­lato con­tro il muro della realtà dopo avere preso la ricorsa gio­vedì 26 marzo. Quel giorno Renzi e Poletti hanno cin­guet­tato sull’aumento di 79 mila con­tratti a tempo inde­ter­mi­nato nel periodo gennaio-febbraio 2015. Il plauso dei media è stato imme­diato. Poi sono cre­sciute le ombre.

Al netto del dome­stico e della pub­blica ammi­ni­stra­zione, le tabelle del mini­stero del lavoro hanno invece regi­strato l’incremento di 78.927 atti­va­zioni in più (303.648) rispetto al bime­stre 2014 (224.721). Le ces­sa­zioni per tipo­lo­gia con­trat­tuale sono aumen­tate di 75.535. E sono aumen­tati i con­tratti pre­cari: più 73.902. In totale, i posti pre­cari sono 847.487 sui com­ples­sivi 1.382.978 posti di lavoro. Tra aumento delle ces­sa­zioni (+8,9%) e ege­mo­nia incon­tra­stata del pre­ca­riato (il 61,2%, sei posti di lavoro su dieci) non c’è dun­que alcuna ripresa. I dati sull’occupazione dif­fusi da Poletti non erano atten­di­bili. Quelli «veri» sul primo bime­stre 2015 saranno pub­bli­cati dal sistema infor­ma­tivo sta­ti­stico delle comu­ni­ca­zioni obbli­ga­to­rie solo il 20 aprile. Dati più certi ver­ranno fuori solo quando saranno con­so­li­dati i risul­tati del tri­me­stre, vale a dire a luglio. Tra tre mesi i titoli strap­pati dal governo saranno archi­viati come pagine inu­tili. I gufi e gli scia­calli non c’entrano. Il disa­stro media­tico è stato pro­dotto dalla sua ansia di pre­sta­zione. Fru­stata dalla realtà della crisi.

L’altra maz­zata è arri­vata dall’Istat. Quei bene­detti 78.927 con­tratti a tempo inde­ter­mi­nato pos­sono essere il risul­tato delle tran­si­zioni dal tempo deter­mi­nato a tempo inde­ter­mi­nato. In più i con­tratti atti­vati non equi­val­gono neces­sa­ria­mente a nuovi occu­pati. I dati prov­vi­sori su feb­braio 2015 pub­bli­cati ieri dicono anche que­sto. I disoc­cu­pati sono aumen­tati su base men­sile: –0,2%, 44 mila unità in meno. Non con­tano dun­que le varia­zioni men­sili, quelle a cui Renzi si è aggrap­pato inge­nua­mente. Conta l’andamento annuale per­ché un’eventuale cre­scita si regi­stra se dura tre tri­me­stri. Da dicem­bre l’occupazione «è rima­sta sostan­zial­mente sta­bile» ha avver­tito l’Istat. E la disoc­cu­pa­zione è dimi­nuita non per­ché è rico­min­ciata la «ripresa», ma «per la risa­lita del tasso di inat­ti­vità». Que­sto l’Istat l’ha sem­pre ripe­tuto nei ultimi mesi.

Ina­scol­tata dal governo che vive in una realtà paral­lela. Ad ogni report, insieme agli «esperti» del Par­tito Demo­cra­tico, inscena una danza della piog­gia. Ma in que­sto deserto non piove mai. Si resta in attesa della sospi­rata pre­ca­riz­za­zione impo­sta via Jobs Act. Gli uomini della piog­gia annun­ciano grandi tem­po­rali. Il cielo gli darà ragione?

Il bol­let­tino Istat ha con­fer­mato le carat­te­ri­sti­che della disoc­cu­pa­zione strut­tu­rale di massa cre­sciuta negli anni della crisi. I più col­piti sono i gio­vani e le donne. Il tasso di disoc­cu­pa­zione dei primi è cre­sciuto di 1,3 punti per­cen­tuali a feb­braio e di 0,1 nell’ultimo anno. E si è atte­stato al 42,6%. I gio­vani occu­pati tra i 15 e i 24 anni sono dimi­nuiti di 34 mila unità, +3,8%. È un’altra prova del fal­li­mento del pro­gramma «Garan­zia gio­vani». For­te­mente pena­liz­zata resta l’occupazione fem­mi­nile. A feb­braio il tasso è sceso di 42 mila unità (-0,4%). Stesso anda­mento si regi­stra sul tasso di occu­pa­zione. Quello maschile è sta­bile al 64,7%, quello fem­mi­nile è dimi­nuito di 0,2 punti per­cen­tuali. Se il tasso di inat­ti­vità cre­sce per gli uomini di 0,4 punti, men­tre dimi­nui­sce quello di disoc­cu­pa­zione, per le donne la situa­zione è oppo­sta. Le inat­tive dimi­nui­scono, men­tre aumen­tano le disoc­cu­pate (+0,9%). La ten­denza ad una risi­cata cre­scita dell’economia senza occu­pa­zione fissa (Jobless reco­very) è stata con­fer­mata dai dati Istat sul Pil: «Si raf­for­zano i primi segnali posi­tivi per l’economia ita­liana, all’interno di un qua­dro ancora ete­ro­ge­neo». «Nel com­plesso, l’indicatore anti­ci­pa­tore dell’economia ita­liana per­mane su livelli posi­tivi, sup­por­tando l’ipotesi di un miglio­ra­mento dell’attività eco­no­mica nel primo trimestre».

Quello di Renzi è «un nau­seante bal­letto sui numeri dell’occupazione –ha com­men­tato la segre­ta­ria della Cgil, Susanna Camusso — Biso­gne­rebbe smet­terla di dire che la ripresa è die­tro l’angolo –ha aggiunto — per­ché non si può con­ti­nuare a soste­nere che la situa­zione sta miglio­rando se la disoc­cu­pa­zione con­ti­nua a salire e se anche per chi lavora le con­di­zioni con­ti­nuano a peg­gio­rare». Per Bar­ba­gallo (Uil) «Se si con­ti­nua ad andare a scuola dalla Mer­kel — che pre­dica auste­rità — piut­to­sto che da Obama — che pra­tica la cre­scita inve­stendo in infra­strut­ture, inno­va­zione, ricerca e cul­tura — i dati occu­pa­zio­nali non miglio­re­ranno». Secondo Fur­lan (Cisl) per creare nuova occu­pa­zione «occorre favo­rire gli inve­sti­menti, con una nuova poli­tica indu­striale» Per Damiano (Pd): «l’eccesso di otti­mi­smo o di pes­si­mi­smo rivela un’ansia da pre­sta­zione che dovrebbe lasciare il passo a una rifles­sione più medi­tata». Per i Cin­que Stelle «i dati Istat ripor­tano Renzi sulla terra». Per gli stu­denti della Rete della Cono­scenza «la reale alter­na­tiva sta nella crea­zione di forme uni­ver­sali di Wel­fare come il red­dito di dignità pro­po­sto da Libera. Un oriz­zonte di tra­sfor­ma­zione che, tut­ta­via, è fuori dalla pro­spet­tiva di que­sto governo».

Fonte:ilmanifesto