Il buco nero della nostra economia

di Nicola Tranfaglia
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Le previsioni metereologiche della domenica, e la notizia è forse inaspettata, inclinano per il maltempo al centro e al nord della penisola e ci viene detto chiaro e tondo che la primavera può attendere. Ma, se si trattasse solo del tempo, non ce la prenderemmo troppo visto che l’inverno è stato umido ma mite e non abbiamo fretta di andare incontro domani a un’estate precoce e magari piovosa.

Ma il problema maggiore è che, mentre quelle aggregazioni di donne e uomini, intorno a un leader pur che sia che hanno sostituito i vecchi partiti politici, litigano furiosamente al loro interno a destra, come al centro e a sinistra, l’economia italiana e quella europea non mostrano almeno per ora segni chiari di ripresa e di aumento di investimenti e se non arriveranno quelli della Banca Centrale Europea che ha annunciato, nei giorni scorsi, il presidente Mario Draghi c’è da scommettere che nel nostro amato Paese pochi settori potranno ripartire in maniera decente. Tra questi si pone uno che in Italia è sempre stato uno di quelli importanti e che ha trascinato di frequente altri settori più restii a ripartire. Mi riferisco, come qualche lettore avrà già capito, all’edilizia di ogni genere che ha il vantaggio di essere un’industria i cui progressi o regressi appaiono evidenti a chi passa nelle nostre strade nei piccoli paesi come nelle grandi città. Ebbene, quello dell’edilizia italiana secondo gli ultimi dati appare un dramma senza fine. Le costruzioni assistono da diciotto trimestri consecutivi,quali cinque anni, dal 2009, a una contrazione del numero degli occupati che non ha pari in molti altri settori economici.
Secondo l’ISTAT dalla fine del 2009 alla fine del 2014,gli occupati perduti sono cinquecentomila, un quarto del totale .Da 1,96 milioni di occupati nel quarto trimestre 2009 si è infatti passati a fine 2014 a 1,45 milioni. Il settore ha vissuto il momento più drammatico nella prima parte del 2013, momento di estrema difficoltà per tutta l’economia italiana(il Prodotto industriale lordo viaggiava a – o,9 %) ma da allora, al contrario dell’industria complessiva in senso stretto, dell’agricoltura e dei servizi, non ha mai mostrato alcun segno di ripresa, seppure temporaneo. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, 2014, la contrazione è stata di ben il 7% rispetto allo stesso periodo del 2013. Le difficoltà sono state del resto dimostrate anche dai più recenti dati della Banca d’Italia. Le sofferenze bancarie registrate a gennaio ammontano per il settore delle costruzioni edilizie a 39 miliardi di euro contro i 31 miliardi del gennaio 2014 e i 35 miliardi di tutta la nostra manifattura industriale. E’ insomma il settore per molti aspetti in maggior crisi ancora oggi.

Fonte:Antimafiaduemila