I dubbi e quel che dirà il Presidente

di Nicola Tranfaglia – 3 ottobre 2014
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Questo in Italia è uno dei pochi casi in cui il diritto ha prevalso sulla politica ed è una delle poche volte in cui questo è finora avvenuto e la testimonianza del presidente della repubblica, nel processo sulla trattativa, appare, come ha dichiarato il presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto, né superflua né irrilevante. Il riferimento dei pubblici ministeri palermitani è a una lettera che gli inviò al Capo dello Stato il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio, il quale esprimeva, in quella lettera, il sospetto di esser stato tra il 1989 e il 1993 ” come direttore degli Affari Penali al Ministero della Giustizia un ingenuo e utile scriba di cose utili a fingere da scudo per indicibili accordi.
Ora Antonio Ingroia che è stato lungo Pubblico Ministero e, per una prima parte ,anche nel processo sulla trattativa tra mafia e Stato, chiede sul sito internet di azione civile.net alcune domande al Capo dello Stato che rivestono un sicuro interesse per chi da poco o molto studia e lavora per comprendere meglio il fenomeno mafioso.

La prima domanda è semplice ma di grande importanza: “Di cosa ha parlato con il consigliere D’Ambrosio e quali erano i segreti che D’Ambrosio ha riferito soltanto a Lei e mai ai magistrati? E se la risposta fosse negativa: “Pensa che D’Ambrosio scrisse il falso rievocando un colloquio in cui l’aveva messo a conoscenza di quei segreti. E perché avrebbe dovuto scrivere il falso in una lettera riservata indirizzata a Lei?”. E ancora: “Perché quando il senatore ed ex ministro dell’Interno Nicola Mancino la cercò al telefono e anche indirettamente, tramite D’Ambrosio, Lei non ritenne di astenersi dal mantenere rapporti e contatti con il senatore Mancino che si sapeva in quel momento coinvolto nell’indagine sulla trattativa?” E ancora: “Perché non ritenne di contattare i magistrati di Palermo per informarli dei contatti impropri con cui Mancino cercava di interferire sulle indagini ? E come mai ritenne di rendere pubbliche le lettere scambiate con D’Ambrosio, compresa quella del 18 giugno 2012, la cui diffusione avvenne per iniziativa del Quirinale? E se il contenuto delle telefonate intercettate tra lei e Mancino non contiene nulla di inquietante perché ha fatto in modo che fossero distrutte anzi ché rese pubbliche e acquisite agli atti del processo?
E’ certo che il conflitto di interessi sollevato davanti alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura di Palermo abbia aiutato la ricerca della verità o non l’abbia, invece, ostacolata? Infine: “Perché non ha mai espresso solidarietà ai magistrati di Palermo e in particolare a Antonino Di Matteo, destinatario di messaggi di morte da parte dell’ex capo dei capi Totò Riina?
Quelle di Ingroia sono domande precise e noi vogliamo pensare che il Capo dello Stato risponderà ai drammatici quesiti che ancora si pongono su quella inconfessabile ma ormai certa trattativa che ci fu tra Mori e De Donno del ROS e i capi mafia di allora tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Ne va della nostra democrazia e del destino della repubblica, senza esagerare ma anche senza sottovalutare troppo.

Foto © S. F.