I segreti di Ustica

di Nicola Tranfaglia
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Non c’è vicenda, possiamo dire, dell’Italia repubblicana in cui non ci siano state, da parte dell’Italia per così dire ufficiale – cioè quella formata in maggioranza dalle donne e dagli uomini che occupavano cariche ufficiali nel momento in cui il fatto avveniva – bugie, depistaggi, tentativi di imbrogliare le carte e non far capire agli italiani che cosa era veramente accaduto.
Ed è quello che è successo ancora una volta con la sciagura di Ustica che, dopo i necessari trent’anni dall’avvenimento, ci consente – tramite migliaia di fascicoli di carte desecretate del Ministero degli Esteri – di incominciare a capire e soprattutto a far capire alle nuove generazioni di italiani che cosa è successo dopo il 27 giugno 1980 alle ore 20.59 in cui un DC9  della compagnia ITAVIA che portava 81 passeggeri cadde nel cielo tra le isole di Ponza e di Ustica.

Le ipotesi iniziali riguardavano un coinvolgimento internazionale (in particolare francese, libico o statunitense); un cedimento strutturale; un attentato terroristico (un ordigno esplosivo nella toilette dell’aereo). 27 anni dopo la sciagura, il presidente del Consiglio di quel tempo, Francesco Cossiga, attribuì la responsabilità del disastro a un missile francese “a risonanza e non ad impatto” destinato ad abbattere l’aereo su cui si sarebbe trovato il dittatore della Libia Gheddafi. Una tesi analoga da parte della Corte di Cassazione che confermò la condanna  al risarcimento inferto in sede civile ai Ministeri dei Trasporti e della Difesa decisa in precedenza dal tribunale di Palermo. Da parte sua la compagnia aerea ITAVIA già in difficoltà dovette aprire le procedure di fallimento.
Dalle prime carte desecretate  si intravvede già il muro di gomma alla verità di cui parlò il regista Marco Risi nel suo film del 1991 sul disastro di Ustica. Anche gli altri particolari che emergono dalle carte di archivio confermano quello cui si accennava prima. Il 3 maggio 1992, dodici anni dopo la strage, l’ex primo ministro libico Abdel Habid Baccouch, interrogato dal giudice Priore, conferma che “il bombardamento dell’ITAVIA è opera “di un aereo libico per ordine diretto di Gheddafi”.
Secondo Baccouch, “il presidente libico, da lui considerato elemento mentalmente squilibrato avrebbe personalmente  diretto una serie di attentati terroristici di cui la strage di Ustica rappresenta soltanto un episodio anti-italiano organizzato come reazione all’azione italiana di reazione della neutralità di Malta che annullava il controllo esclusivo da lui tentato sul primo ministro maltese Dom Mintoff.” Nel carteggio dell’ambasciatore italiano a Tripoli, Pietro Quaroni, emergono con chiarezza le resistenze degli Stati Uniti ad ammettere la verità sia sul disastro italiano sia sul misterioso incidente del Mig libico schiantatosi sui monti della Sila nel mese successivo all’abbattimento dell’aereo italiano.
Insomma ancora una volta con chiarezza si può constatare come la guerra fredda tra le due maggiori potenze di quegli anni, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, mettesse l’Italia in grave difficoltà, che si tradusse  più volte in sciagure in cui persero la vita migliaia di bambini, donne e uomini senza sapere neppure come e perché.

fonte: antimafiaduemila.com