L’emergenza del femmilnicidio in Italia

di Nicola Tranfaglia 

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Sono state quasi 130,128 per la precisione, le donne uccise in Italia per ragioni legate alla propria identità di genere. E la cosa è avvenuta all’interno delle famiglie sia per mano di mariti o amanti che hanno ucciso la propria moglie o amante sia di padri che hanno ucciso le figlie o ancora di figli che hanno ucciso la propria madre. Nel nostro paese, a differenza di quel che accade nei maggiori paesi europei, non esiste un osservatorio nazionale che segue questo aspetto terribile della situazione che riguarda i rapporti tra i due principali sessi che agiscono nella società nazionale. Eppure nel giugno 2013 è stata firmata a Instabul una convenzione internazionale che stabilisce regole precise a difesa della donna nel rapporto con l’altro sesso. Nell’agosto successivo, è stato emanato un decreto legge specifico contro l’omicidio delle donne che, a quanto pare, nella penisola continua ad essere un delitto frequente in tutto il Paese, per ragioni di gelosia o altri motivi, non meglio specificati. Nell’anno precedente sono state uccise 124 donne e, nel calcolo di quelle uccise in Italia, il numero di quelle italiane supera l’ottanta per cento rispetto al totale delle donne uccise nella penisola. Ad ogni modo, per quanto né i canali televisivi né gli altri media forniscano sempre i calcoli comparativi che consentono di avere un’idea  precisa dell’andamento del fenomeno, possiamo dire che, nel tempo, il delitto non appare affatto in diminuzione. Perchè le difficoltà proprie delle coppie sposate, o semplicemente in regime di convivenza di fatto, non fa che generare più spesso questa specie di reati che conduce all’eliminazione del soggetto debole, cioè della donna rispetto al coniuge o all’amante. C’è da chiedersi perché nonostante si sia registrato un aumento molto forte degli studi psicanalitici e psichiatrici che dovrebbero indagare adeguatamente sulle turbe mentali e delle indagini sul maschio italiano nell’ultimo ventennio, non hanno ancora prodotto risultati significativi sulle ragioni che continuano a spingere padri, mariti e amanti del Bel Paese ad usare la violenza nei confronti delle proprie figlie, mogli e amanti piuttosto che cercare altri metodi di confronto meno duri e cruenti nei loro confronti. La verità è che, osservando la nostra società, percossa da una dura crisi economica ma soprattutto morale e psicologica, si ha più di una volta la sensazione che l’Italia del ventunesimo secolo si trovi in una difficoltà crescente ad affrontare e a cercar di risolvere i problemi che le si presentano davanti. Avrà ragione papa Francesco a paventare il fatto che siamo davanti, senza neppure prenderne atto, a una sorta di terza guerra mondiale. Da cui non solo è difficile uscire ma nella quale, al contrario,  è fatale per molti aspetti affondare sempre di più, di fronte a una difficoltà crescente di seguire, anche nella vita di ogni giorno, non soltanto i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale ma anche quelli che la religione di Gesù Cristo ha dettato più di duemila anni fa. Principi che sembrano ancora più difficili da osservare e da tenere in vita nel nostro tempo. Se questo è vero, e sembra difficile negarlo, non c’è da stupirsi che ci sia non soltanto un distacco sempre più grande tra la politica e la società ma anche che i rapporti tra la donna e l’uomo non siano affatto più facili di quanto sia avvenuto in passato. Forse è necessario prender atto di tutto questo per non sentirsi completamente estranei al tempo in cui stiamo vivendo.