Ior, arriva il nuovo presidente

 

E’ nato ieri il nuovo Ior di papa Ber­go­glio. Sarà meno ita­liano — dopo anni di domi­nio incon­tra­stato di Ber­tone e dei suoi, sta­volta sia nella com­mis­sione car­di­na­li­zia di vigi­lanza che nel board laico, dove però man­cano ancora 2 nomi, non c’è nem­meno un ita­liano -, pro­ba­bil­mente più tra­spa­rente, sicu­ra­mente più effi­ciente. Con buona pace di chi ipo­tiz­zava, con un’ampia dose di fan­ta­sia, che papa Fran­ce­sco, dopo gli scan­dali degli ultimi anni che hanno coin­volto lo Ior e la finanza vati­cana, volesse chiu­derlo. Lo Ior non solo non chiude, ma viene raf­for­zato. E insieme all’Istituto per le opere di reli­gione, appare più forte e cen­tra­liz­zato l’intero appa­rato economico-finanziario del Vati­cano, messo sotto il con­trollo della Segre­te­ria per l’economia, creata dal papa a fine feb­braio e affi­data al car­di­nale austra­liano George Pell, un con­ser­va­tore, vicino all’Opus Dei — seb­bene for­mal­mente non appar­te­nente alla Pre­la­tura fon­data da Escriva de Bala­guer -, con un pas­sato “opaco” rispetto alla gestione di casi di pedo­fi­lia da parte di alcuni preti austra­liani, ma che gode della fidu­cia piena di Bergoglio.

Ieri è stata uffi­cia­liz­zata la nomina del nuovo pre­si­dente dello Ior, il fran­cese Jean-Baptiste de Franssu, un finan­ziere di grande espe­rienza inter­na­zio­nale che ha già i piedi in Vati­cano, avendo fatto parte della com­mis­sione d’inchiesta sulle strut­ture eco­no­mi­che della Santa sede ed essendo uno dei 7 laici del Con­si­glio per l’economia, orga­ni­smi voluti da papa Fran­ce­sco. Sosti­tui­sce l’avvocato d’affari tede­sco Ernst von Frey­berg, nomi­nato in quel breve “inter­re­gno” fra l’annuncio delle dimis­sioni di Ratzin­ger e l’elezione di Ber­go­glio. Von Frey­berg lascia lo Ior in attivo di 2,9 milioni, con­tro gli 86,6 dell’anno pre­ce­dente. Un risul­tato nega­tivo, si legge nel bilan­cio, dovuto al crollo del valore dell’oro e al pes­simo anda­mento degli inve­sti­menti, impu­tati però alla pre­ce­dente gestione, quella di Gotti Tede­schi. Ma anche al pre­stito senza inte­ressi per coprire il buco di 20 milioni della dio­cesi di Terni (allora gui­data dal “capo spi­ri­tuale” della Comu­nità di S. Egi­dio, mons. Vin­cenzo Paglia) e al “regalo” di 15 milioni del card. Ber­tone alla Lux Vide di Ettore Ber­na­bei.
Ma in que­sti 17 mesi von Frey­berg ha anche fatto un po’ di puli­zia nella banca del papa, ha lavo­rato sull’antiriciclaggio e ha chiuso un po’ di conti che non rispon­de­vano più ai cri­teri sta­bi­liti dal Con­si­glio di sovrin­ten­denza (quindi poten­zial­mente sospetti): per la pre­ci­sione 396 per un capi­tale di 44 milioni di euro, men­tre su altri 359 (con 183 milioni) gli accer­ta­menti sono in corso. «Ora però deve comin­ciare la fase 2 — ha pre­ci­sato von Frey­berg — ed è bene che la con­duca chi può lavo­rare allo Ior a tempo pieno e soprat­tutto cono­sce l’asset mana­ge­ment». Appunto il nuovo pre­si­dente de Franssu.

La linea del nuovo Ior — i cui sta­tuti saranno modi­fi­cati — per i pros­simi tre anni è stata som­ma­ria­mente deli­neata: «Raf­for­zare il busi­ness dello Ior; spo­stare gra­dual­mente la gestione del patri­mo­nio a un nuovo e cen­trale Vati­can asset mana­ge­ment (Vam), al fine di supe­rare la dupli­ca­zione degli sforzi in que­sto campo tra le isti­tu­zioni vati­cane; con­cen­trare le atti­vità dello Ior sulla con­su­lenza finan­zia­ria e sui ser­vizi di paga­mento per il clero, le con­gre­ga­zioni, dio­cesi e impie­gati laici del Vati­cano».
Ma ad assu­mere cen­tra­lità asso­luta nella rior­ga­niz­za­zione eco­no­mica di Oltre­te­vere è la Segre­te­ria per l’economia del card. Pell, vero e pro­prio “super­mi­ni­stro” dell’economia, che ha avuto un ruolo deci­sivo — insieme al mal­tese Joseph Zahra, anch’egli com­po­nente laico del Con­si­glio per l’economia — nella nomina di de Franssu. La Segre­te­ria assor­birà l’intera sezione ordi­na­ria dell’Apsa (Ammi­ni­stra­zione del patri­mo­nio apo­sto­lico della sede apo­sto­lica), ovvero avrà in mano la gestione dei beni di pro­prietà della Santa sede. L’Apsa — gui­data da uno degli ultimi reduci ber­to­niani — invece sarà ridotta a Teso­re­ria della Santa sede e dello Stato della Città del Vaticano.

Insomma sem­bra pro­prio che papa Fran­ce­sco, dopo il caos degli ultimi anni, voglia ripor­tare tutto sal­da­mente sotto il suo controllo.

fonte:IlManifesto