Negli ultimi 30 anni, gli USA hanno fatto naufragare negoziati e sforzi diplomatici, e hanno usato il loro potere per provocare o prolungare i conflitti. [da RT.com]

di Neil Clark.
 Baghdad, 19 agosto 2003. (Reuters)
L’unica cosa sorprendente, a proposito delle notizie relative al sabotaggio condotto dagli Stati Uniti contro il processo di pacificazione dell’Afghanistan e del Pakistan, è che qualcuno possa sorprendersi.
Come riportato da RT, il Pakistan ha accusato formalmente gli USA di aver sabotato i colloqui di pace in corso tra le autorità locali di Islamabad e i Taliban, aperti in seguito all’uccisione – mediante un attacco condotto con I droni –  del leader dei Taliban del Pakistan Hakimullah Mehsud.
“L’assassinio di Hakimullah è l’assassinio di tutti gli sforzi per la pace”, ha dichiarato il Ministro dell’Interno del Pakistan Chaudhry Nisa. “Mattone dopo mattone, nelle ultime sette settimane, avevamo provato a dare sviluppo ad un processo che ci avrebbe potuto consentire di riportare la pace nel Pakistan, e voi [gli USA], che cosa avete fatto?”
L’uccisione di Hakimullah Mehsud giunge meno di un mese dopo che gli Stati Uniti avevano fatto naufragare gli sforzi del Governo dell’Afghanistan per riaprire un dialogo con i Taliban con la cattura di Latif Mehsud, il luogotenente di Hakimullah. Latif Mehsud era l’uomo che il governo afghano sperava potesse fungere da intermediario per aprire dei colloqui di pace con i Taliban. Il Presidente afgano Hamid Karzai – secondo quanto riportato dai media – era furioso con gli USA per gli effetti della cattura. Karzai ha anche detto che l’attacco con i droni contro Hakimullah Mehsud “è stato condotto nel momento meno adatto”.
Il punto è che in numerose occasioni importantissime, negli ultimi trenta anni o poco meno, gli USA hanno fatto naufragare negoziati e sforzi diplomatici per la pace, ed hanno usato il loro potere per provocare o prolungare conflitti che avrebbero potuto essere evitati o risolti senza ulteriori spargimenti di sangue.
  1. Iraq 1990 – 1991
Dal mese di Agosto del 1990 al gennaio 1991, ci sono state numerose occasioni per trovare una soluzione diplomatica in relazione all’invasione irachena del Kuwait, che avrebbe potuto portare ad un ritiro delle truppe irachene, ma Washington era determinata ad entrare in guerra. Quando il conflitto ebbe inizio, gli americani respinsero ogni mossa della diplomazia internazionale, come il piano proposto dal leader sovietico Mikhail Gorbaciov, che avrebbe potuto mettere fine al conflitto prima che le truppe di terra fossero dislocate in Kuwait.
Le forze di Saddam Hussein avrebbero potuto essere estromesse dal Kuwait senza bisogno di una guerra destinata a provocare la morte di migliaia di persone, ma questo non era quanto voleva Washington.
  1. Kosovo
Gli avvenimenti del Kuwait risalgono agli inizi degli anni ’90. Spostiamoci adesso alla fine di quel decennio. Al fine di completare la distruzione della Repubblica Federale della Jugoslavia, Washington, in modo aggressivo, decise di sostenere la causa di un intransigente gruppo terroristico, l’Esercito di Liberazione del Kosovo, alla fine degli anni novanta. Gli USA riuscirono a rendere marginale la figura dei leader kosovari che volevano percorrere un percorso pacifico verso l’indipendenza, come il leader politico Ibrahim Rugova, che incoraggiava la popolazione alla resistenza passiva. Spinsero invece, in direzione di una soluzione violenta del problema inerente lo status del Kosovo: la loro strategia era quella di provocare atti di ritorsione, da parte del governo di Belgrado, che avrebbero fornito alla NATO il pretesto per giustificare il bombardamento della Jugoslavia.
La Conferenza di Rambouillet del marzo 1999 costituì, apparentemente, il tentativo di negoziare un accordo di pace tra i delegati albanesi del Kosovo e le autorità jugoslave. Ma i termini dell’accordo furono resi deliberatamente così onerosi – in particolare l’Appendice B consentiva alle forze NATO piena libertà di movimento attraverso l’intero territorio della Jugoslavia – da rendere certo un rifiuto da parte di Belgrado.
“Io penso che alcune persone stessero morendo dalla voglia di litigare, nella NATO, in quel periodo” ha rivelato Lord Gilbert, un ex Ministro del Governo britannico, nel 2000. “Se chiede il mio parere personale, io penso che le condizioni poste a Milo?ević a Rambouillet fossero assolutamente intollerabili. Come avrebbe mai potuto accettarle? Era chiaramente un atto deliberato”.
Persino Henry Kissinger, l’ex Segretario di Stato USA, nonché uomo che ben difficilmente potrebbe essere annoverato tra i pacifisti, ha ammesso: “Il testo dell’accordo di Rambouillet, che prevedeva l’accettazione della Serbia del passaggio delle truppe NATO attraverso il territorio della Jugoslavia, era una provocazione, solo una scusa per iniziare i bombardamenti”.
Ancora una volta, Washington aveva sabotato una soluzione pacifica del conflitto, e da ciò derivò la guerra, con tutti i suoi orrori.
  1. Iraq 2002 – 2003
Nel 2002/2003 abbiamo poi avuto la bufala della “crisi delle armi di distruzione di massa” in Iraq.
Se Washington fosse stata sinceramente preoccupata circa la possibilità che l’Iraq fosse in possesso di armi di distruzione di massa, l’unica cosa che avrebbe dovuto fare era aspettare semplicemente che Hans Blix ed il suo team di ispettori dell’ONU finissero il proprio lavoro. Comunque, come sappiamo tutti, la questione delle armi di distruzione di massa era solamente un pretesto per la guerra, e gli USA erano ben consci del fatto che il paese fosse disarmato. Gli iracheni volevano disperatamente evitare un attacco al proprio paese, ma ogni tipo di offerta diplomatica di Baghdad nel percorso verso l’illegale invasione del territorio iracheno fu rifiutata.
Il risultato della scelta statunitense di optare per la Guerra, e non per la pace, in Iraq, è stato la morte di almeno mezzo milione di persone, dal 2003 ad oggi.
  1. Libia
Nel 2011, una Risoluzione dell’ONU verosimilmente finalizzata alla protezione dei civili fu utilizzata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati della NATO come un pretesto che giustificasse la rimozione forzata dal potere del governo libico. Durante questo intervento “umanitario”, che provocò una crescita esponenziale del bilancio delle vittime, Washington e i suoi alleati più volte rifiutarono appelli per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati diplomatici. Oggi, la Libia è, come l’Iraq, un paese distrutto. Ma le cose avrebbero potuto andare in modo totalmente differente, se Washington, invece di scegliere la Guerra, avesse lavorato per portare le fazioni in conflitto al tavolo dei negoziati.
  1. Siria
Anche in Siria, gli USA si sono prefissati di prevenire, sin dal 2011, una soluzione pacifica ai conflitti derivanti dalle divisioni interne nel paese. Mentre, almeno fino ad oggi, un attacco diretto della NATO alla Siria è stato evitato, esso è entrato nella comune visione della opinione pubblica dei paesi occidentali che il fatto di essere riusciti ad evitare che il terzo conflitto mondiale deflagrasse quest’anno nel Medio Oriente sia stato più frutto di un’abile diplomazia russa che il risultato del desiderio di voltare pagina da parte dei leader americani.
Se gli USA volessero sinceramente mettere fine al terribile bagno di sangue in Siria, incoraggerebbero i cosiddetti “ribelli” a fermare la loro campagna di violenza e ad intraprendere un processo politico per l’ottenimento di libere elezioni.
Il Partito Baath siriano ha compiuto significative riforme, in Siria, negli ultimi due anni, tra l’altro mettendo fine ad un cinquantennale regime di monopolio del partito unico, ma Washington non è interessata a una transizione pacifica verso la democrazia, ma solo al violento rovesciamento del regime del Presidente Assad e alla sua sostituzione con qualcuno pronto ad eseguire i suoi ordini. Il risultato di questa politica è stato disastroso per il popolo siriano che, come quello iracheno e libico, vede sotto i suoi occhi la distruzione del proprio paese.
Mentre gli Stati Uniti amano presentarsi come i grandi “costruttori di pace”, la pura verità è che non esiste un paese che abbia fatto di più per alimentare i conflitti e per sabotare le soluzioni pacifiche, negli ultimi anni, e l’assassinio di Hakimullah Mehsud è solo l’ultimo esempio.
Perché gli USA agiscono in questa modalità distruttiva? È importante comprendere che il governo statunitense non agisce negli interessi dei comuni e onesti cittadini americani, che non ne possono più di guerre ed “interventi” militari, ma negli interessi di Wall Street e di ciò che il Presidente Eisenhower definì, in un suo famoso discorso, il “complesso militare-industriale.
La verità è che l’ultima cosa che Wall Street ed il complesso militare-industriale desiderano è la pace. Essi prosperano con la Guerra e i conflitti. Guerre e conflitti significano profitti. Grandi, meravigliosi, succosi profitti. Come diceva Monsier Verdoux, l’anti-eroe di Charlie Chaplin, “Guerre, conflitti – sono solo affari”.
Il mese scorso, un rapporto dell’organizzazione Public Accountability Initiative ha rivelato che molti tra i “commentatori” apparsi sugli schermi delle stazioni TV americane per sostenere la causa dell’attacco militare contro la Siria avevano ben nascosti conflitti di interesse con aziende fornitrici del Sistema della Difesa Americano. Il rapporto “identifica 22 commentatori che sono intervenuti nel dibattito sul conflitto siriano sui principali organi di informazione americani, e che hanno attuali legami con aziende che comportano una posizione di conflitto di interessi. I commentatori sono legati a grandi fornitori della difesa e dell’intelligence come Raytheon, medie imprese come TASC, gruppi di investimento specializzati nel settore della difesa come SCP Partners, o società di consulenza specializzate in accordi internazionali come Cohen Group”.
Tra i “commentatori” a favore di un attacco militare alla Siria c’era Madeleine Albright, ex Segretario di Stato ai tempi della pseudo-conferenza di pace di Rambouillet, nel 1999.
Bombardare la Jugoslavia, bombardare la Siria. Con la distruzione violenta dell’Iraq e della Libia in corso, per non dir nulla del caos che le politiche americane hanno portato in Afghanistan e Pakistan. John Lennon ci implorava di dare una possibilità alla pace, quando cantava “give peace a chance”, ma a meno di un radicale cambiamento del sistema politico USA, e finché il potere non tornerà nelle mani della gente comune, e sarà sottratto a chi ha un profondo e nascosto interesse al proseguimento infinito della guerra, il sabotaggio di ogni tentativo e iniziativa di pace, e l’attizzare ogni focolaio di conflitto da parte degli Stati Uniti d’America è solo destinato a continuare.
Le affermazioni ed opinioni espresse in questa colonna sono personalmente attribuibili all’autore dell’articolo e non rappresentano necessariamente la posizione di RT.
Traduzione per Megachip a cura di Giampiero Obiso.