“Andreotti e Craxi fecero uccidere Dalla Chiesa”

“Salvatore Biondino mi disse che per quanto riguarda il progetto di uccidere Giulio Andreotti e il figlio, si stavano interessando i fratelli Graviano a Roma. C’era qualche problema perché gli venne rinforzata la scorta. Ma l’omicidio si sarebbe fatto”. Lo ha detto il pentito Francesco Onorato rispondendo al pm Nino Di Matteo oggi nell’udienza del processo per la trattativa Stato-mafia.

A proposito del fallito attentato contro il giudice Giovanni Falcone all’Addaura, il collaboratore di giustizia ha affermato, citando sempre Biondino: “Mi disse che eravamo stati noi a mettere in giro la voce che era stato Falcone stesso a mettersi la bomba. Dovevamo far diventare Falcone come un bugiardo, un uomo di poco conto. Mi disse anche che questa era una pressione fatta dai politici”.

“Sento parlare di trattativa tra Stato e mafia. Ma quale trattativa? Io ho visto la convivenza tra politica, Stato e mafia. Toto’ Riina ha ragione quando dice che lo Stato lo ha lasciato solo. Prima lo Stato, Craxi e Andreotti, gli hanno fatto fare le cose, gli hanno fatto uccidere il generale Dalla Chiesa. E poi lo hanno lasciato solo. Perche’ Dalla Chiesa non dava fastidio a Cosa nostra”. Lo ha detto il pentito Francesco Onorato, deponendo stamattina davanti alla Corte d’Assise di Palermo nel processo per la trattativa Stato-mafia. Secondo Onorato – che apprendeva le informazioni da Salvatore Biondino, “coordinatore” della commissione provinciale e sempre in contatto con Toto’ Riina assieme al quale fu arrestato il 15 gennaio del 1993 – dopo la conferma delle condanne del maxi processo in Cassazione, ad inizio 1992, Riina se avesse potuto i politici li “avrebbe uccisi tutti”. Tuttavia c’era una lista di vittime: “i primi della lista erano Salvo Lima e Giulio Andreotti. Ma c’erano anche Calogero Mannino, Vizzini, i cugini Salvo, Claudio Martelli, Ferruzzi e Gardini”. Il capomafia corleonese, secondo il pentito, voleva assassinare anche il commissario Rino Germana’, che scampo’ a un agguato ed e’ stato il primo teste del processo per la trattativa. Cosa nostra, ha raccontato Onorato, nel 1992 era adirata anche con l’allora ministro della Giustizia Caludio Martelli: “Io da reggente della famiglia di Partanna Mondello, tra il 1987 e il 1988 presi 200 milioni per finanziare Claudio Martelli perche’ si diceva che faceva uscire i mafiosi dal carcere”, ha dichiarato l’ex boss, collegato in videoconferenza.

Fonte: La Fucina