No Muos: quando un popolo si ribella alla sudditanza

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di Lorenzo Baldo

Palermo. L’immagine di Emmanuel, 2 anni e mezzo, che corre felice verso gli agenti in tenuta antisommossa posizionati davanti alla presidenza della Regione Siciliana vale più di mille parole. L’ennesimo tentativo di creare paura e tensione a ridosso della manifestazione organizzata dal movimento No Muos con lo spauracchio di una possibile presenza dei “black bloc” si infrange dinnanzi ad un popolo variopinto che protesta pacificamente. “Questa è la mia terra ed io la difendo e tu?”, è Salvatore Borsellino a ricordare le parole di Giuseppe Gatì, il ragazzo salito alle cronache per la contestazione a Vittorio Sgarbi, in difesa del pool antimafia, morto nel 2009 a 22 anni in un incidente sul lavoro. “Sono qui oggi insieme ai cittadini siciliani – afferma con forza il fratello del giudice assassinato da Cosa nostra e leader delle Agende Rosse –, per impedire che contro la mia terra venga perpetrata l’ennesima violenza”.  Per Borsellino il presidente della Regione, Rosario Crocetta, è stato “non solo debole, ma contraddittorio ed ondivago. Crocetta prima si era opposto a queste centrali di morte, poi si è tirato indietro con la scusa delle penali. Io penso che ci sono elementi di salute pubblica che giustificano lo stop alla costruzione del Muos. Le antenne non devono essere costruite e cercheremo con ogni mezzo di impedirlo”. E contro quella che viene definita una vera e propria “sudditanza” di Crocetta nei confronti degli USA e del loro diktat sull’installazione del Muos in Sicilia c’è il comitato delle “mamme no-Muos” a far sentire forte la propria protesta. Sono donne di diverse età che portano al collo un cartello con scritto “non siamo cavie”, difendono il diritto alla salute dei loro figli e di tutti quei siciliani che si trovano a vivere vicino alle parabole Muos. Quello stesso cartello pende al collo di centinaia di partecipanti: uomini, donne, vecchi e bambini. Tornano in mente le parole dei professori Massimo Zucchetti (ordinario di Impianti nucleari del Politecnico e research affiliate del MIT – Massachusetts Institute of Thecnology) e Massimo Coraddu (consulente esterno del Dipartimento di energetica), messe nero su bianco in un rapporto del 2011. Stralci di quel rapporto erano stati riportati in una scheda preparata dal giornalista scrittore, Antonio Mazzeo, per conto della Delegazione di sindaci e rappresentanti dei Comitati No MUOS, in audizione a Roma (11 settembre 2012) davanti alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati e del Comitato d’inchiesta sull’uranio impoverito del Senato della Repubblica. Il rapporto dei due ricercatori aveva rilevato “l’insostenibilità ambientale del nuovo impianto” e le “gravi carenze” degli studi effettuati dagli americani. “Nella valutazione redatta dalla US Navy nel 2008 – avevano scritto Zucchetti e Coraddu – non viene neppure esaminato quello che probabilmente è il peggiore dei rischi possibili: un incidente che porti all’esposizione accidentale al fascio di microonde, pericolosissimo e potenzialmente letale, anche per brevi esposizioni, a distanze inferiori a circa 1 Km”. “Nonostante gli scarni dati disponibili – avevano aggiunto i due ricercatori – con la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo nettamente superiore. C’è poi il rischio di effetti acuti legati all’esposizione diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a un errore di puntamento. I danni alle persone accidentalmente esposte a distanze inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei tessuti”. Possibilità quindi di ammalarsi con maggiori probabilità di Cancro o di qualche forma di leucemia, così come aveva già spiegato Rino Strano, medico, referente regionale del Wwf Italia ed esponente dei Comitati No Muos. “Siamo condannati a morte da queste antenne che stanno già procurando, leucemie, casi di cancro, malformazioni e noi non possiamo dire nulla perché ci sono accordi segreti tra Usa e Italia”. Il dott. Strano specificava di parlare delle 41 antenne NRTF N8 (già attive in provincia di Caltanissetta, in contrada Ulmo, ndr) che “da vent’anni stanno distruggendo la nostra terra e la nostra gente”. “Ho presentato un documento che è stato subito allegato agli atti: un ‘Registro-Tumori’, redatto dalla provincia di Caltanissetta, riguardante un periodo che va dal 2004 al 2008 e dalla quale si evince un aumento considerevole dei casi di morte per tumore fra gli abitanti della zona di Niscemi (dove si trovano le parabole Muos, ndr). Ho trovato anche un militare americano che ha lavorato per 4 mesi sotto le ‘antenne della morte’, ammalatosi di Leucemia, il militare,  ha riferito che molti suoi colleghi si sono ammalati di leucemia, molti fra loro sono già morti, altri ancora, presentano i sintomi di un possibile tumore alla tiroide. Ho consegnato una relazione medica contenente la cartella clinica del militare consistente in 324 pagine, la mia relazione medica ed un dvd riportante la registrazione dell’intervista rilasciata dal militare, intervista fatta, attraverso il militare”.
Mesi fa il New York Times aveva definito la base Nato di Sigonella “Capitale” per i suoi attuali 7500 droni in servizio. A questo serviranno le due antenne alte 149 metri e le tre grandi parabole dal diametro di oltre 18 metri. Eccolo il sistema di telecomunicazioni satellitari della marina Usa, il Muos (Mobile User Object System), dotato di cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra. Una sorta di mega telecomando planetario per i Droni. Così come ha spiegato il giornalista Ennio Remondino Sigonella sarà collegata direttamente a due satelliti: l’Ufo e l’Inmarsat. I droni “siciliani”, resistenti a lunghe distanze di volo anche fino a 20 chilometri dal suolo, comunicheranno con loro. Grazie ai propri sensori radar saranno quindi in grado di intercettare oggetti fermi o in movimento. Le informazioni raccolte verranno di seguito trasmesse in tempo reale nella base centrale Mos (Mission operation support), di Sigonella dove hanno già fatto il loro ingresso segretamente altre flotte di droni, Black Hawk che già Usa e Cia utilizzano a livello internazionale. A rivelare la presenza in Sicilia degli armamenti segreti, oltre al NYT è l’Osservatorio di Politica Internazionale che ha sostenuto, testualmente: “In considerazione di tale situazione (l’allarme mondiale di attentati ad opera di al Qaeda, la Primavera Araba, l’attacco al consolato di Bengasi e le varie minacce di guerre, ndr), la Difesa Italiana ha concesso un’autorizzazione temporanea allo schieramento di ulteriori assetti americani a Sigonella”. E ovviamente ci saranno anche gli 800 militari Nato (entro il 2015), per far funzionare quello che a tutti gli effetti è un terrificante “war game”. Ed è contro questa politica di morte che i siciliani si oppongono. Sono le 16,15 quando il corteo parte da Piazza Politeama al coro di “No Muos fino alla vittoria!”. “No al Muos, no alla guerra, assediamo i palazzi del potere” è scritto sullo striscione che apre il corteo. Migliaia di persone provenienti da tutta Italia sfilano per le vie principali di Palermo, destinazione: la presidenza della Regione. Il balletto sul numero dei presenti è quello solito: 2000, 3000, 4000, di meno, di più. In piazza arriva Leoluca Orlando: “La nostra presenza – afferma il sindaco di Palermo – è una naturale conseguenza della scelta politica operata dall’amministrazione e dal Consiglio comunale che hanno espresso in modo chiaro la contrarietà a qualsiasi atto contrario alla naturale vocazione di Palermo e della Sicilia quali luoghi di pace e dialogo fra i popoli”. Poco più là c’è Fabrizio Ferrandelli, deputato regionale del Pd, che afferma l’importanza di battersi affinché la Sicilia “non si trasformi in un avamposto militare”. C’è anche il leader di Azione Civile, Antonio Ingroia, a protestare contro il Muos. “L’unica speranza è non arrendersi mai” si legge su una maglietta dell’associazione antimafie Rita Atria, tra i principali sostenitori della manifestazione e delle iniziative No Muos. Tra la folla c’è anche Salvo Vitale, storico amico e compagno di lotte di Peppino Impastato, che osserva attento questo popolo in marcia per difendere i propri diritti. Nel suo sguardo brillano le sue battaglie accanto a Peppino. Ed è come se il tempo non fosse mai passato. Tra i partecipanti c’è pure Saverio Masi, il maresciallo dei carabinieri che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi superiori per non aver voluto catturare Provenzano e Matteo Messina Denaro in alcune occasioni. Dalla sala d’Ercole (dove si svolgono le sedute dell’Assemblea regionale siciliana, ndr), occupata da venerdì pomeriggio da dieci attivisti No Muos, viene diramato un comunicato stampa in cui vengono ribadite le ragioni dell’occupazione: “Il Muos è uno strumento di sopraffazione militarista e di insensibilità verso la salute delle persone. Serve a fare la guerra, a pilotare i droni per neutralizzare il rischio dell’obiezione di coscienza, ferire la carne viva del popolo niscemese. Il movimento No Muos si oppone al fatalismo rassegnato con cui qualcuno vorrebbe farci credere che tutto questo sia inevitabile, che la soggezione del presidente Crocetta verso le autorità statunitensi sia l’unico abito che il popolo siciliano può indossare in questo momento cruciale della nostra vita collettiva”. Nel frattempo i deputati del Movimento 5 Stelle Giorgio Ciaccio, Claudia La Rocca e Giampiero Trizzino srotolano uno striscione di venti metri che recita: “L’Italia ripudia la guerra (‘Italia’ è sbarrato e accanto, in rosso, è scritto ‘la Sicilia’), No muos”. Sono le 18,50 quando i manifestanti si posizionano tra Palazzo d’Orleans, sede della Regione, e l’ingresso secondario di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale. In molti gridano: “Non ci sono black block ma solo cittadini che ripudiano la mafia e la violenza!”. Poco prima delle ore 20 gli attivisti No Muos che avevano occupato Sala D’Ercole escono dal Palazzo dei Normanni tra i cori e gli applausi. “La lotta continua, si torna a Niscemi!”, gridano gli organizzatori. Ma la lotta continua – ancora più subdola e strisciante – anche nell’agone politico, tra le diplomazie internazionali, sulla pelle dei cittadini.

Fonte:Antimafiaduemila