No a indulto e amnistia per chi ha ucciso i nostri figli

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9 ottobre 2013
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,

Abbiamo deciso di scriverLe questa lettera aperta perché purtroppo a noi non è concessa la facoltà di andare alle Camere a sostenere le nostre opinioni, come invece sarebbe per noi doveroso fare in nome e per conto dei nostri morti del 27 Maggio 1993.

Avvertiamo una forte contraddizione, un contrasto doloroso per noi, tra parole e concetti quali “Indulto” ed “Amnistia” e ciò che, nostro malgrado, ci è capitato nella vita. Noi, il 27 Maggio 1993 abbiamo perso i figli in via dei Georgofili per mano di “cosa nostra” e non solo.

Da quella notte maledetta in poi, abbiamo lottato come leoni per far valere i diritti di coloro che sono sopravvissuti a quel massacro. Ma non è stato sufficiente, finora, se è vero che purtroppo ancora oggi abbiamo invalidi all’80% della capacità lavorativa che non percepiscono pensione e che non possono più lavorare.

Nel marzo dell’ormai lontano 2001, l’Europa chiamò l’Italia a rendere conto della situazione delle vittime in Italia. Lo sappiamo perché, come tanti altri, abbiamo lavorato ad una legge per tutte le vittime di reato. Ad oggi, quella legge non è stata varata. A breve, saremo costretti ad unirci alla folta schiera di coloro che si sono recati alla Corte dei Diritti dell’Uomo, per tentare di vedere finalmente riconosciuti quei diritti che ci vengono calpestati nella nostra quotidianità.

Sono forti i nostri sentimenti di angoscia al pensiero di disgraziati che sopravvivono rinchiusi in troppi in una stanza piccola e angusta, una situazione disastrosa che rappresenta la realtà di buona parte delle celle delle carceri italiane.

Però.

Siamo però coscienti che dietro quelle sbarre soggiornano anche mafiosi, quelli più grandi e quelli più piccoli; criminali che hanno commesso reati gravissimi, che hanno fatto versare sangue innocente attraverso stragi, massacri; che hanno minato le basi democratiche e civili del nostro paese attraverso le estorsioni, o i reati fiscali, il riciclaggio e quant’altro.

Così, Lei ci capirà, quando iniziano a circolare nel dibattito politico parole come “Amnistia”, “Indulto”, “Abolizione dell’ergastolo e del 41 bis”, noi stiamo male.

E’ quindi con estrema umiltà ma con tutta la nostra determinazione che ci rivolgiamo a Lei, al Capo dello Stato, affinché la Sua attenzione e sensibilità per il rispetto di ogni sacrosanto diritto umano non prescinda dai diritti delle vittime. Di coloro che non hanno commesso reati, ma che per quei reati hanno visto le loro vite cambiare per sempre, come i nostri figli, a cui il tritolo ha strappato la vita, devastato i sogni, precluso ogni possibilità, ogni diritto ad una vita “normale”.

Riteniamo un nostro diritto, ed un diritto di tutte le persone di questo paese, quello di veder scontare la propria pena a quanti hanno contribuito a massacrare i nostri figli. Una pena che va scontata fino in fondo. Sappiamo tutti alla perfezione quello che successe ormai venti anni fa: la mafia, cosa nostra, mise a ferro e fuoco l’Italia per abolire l’ergastolo ed il 41 bis e per amnistiare i condannati del maxi processo, dei vari processi di mafia e quant’altro.

Ciò che ci distingue da chi ha ucciso i nostri figli è un forte sentimento di giustizia. O forse, dell’essere giusti. Che le pene vengano scontate in condizioni più umane, dunque; ma che le pene vengano scontate fino in fondo, con intransigenza.

Confidando in quelle garanzie per tutti di cui Lei si è sempre fatto artefice e difensore,

Porgiamo i nostri più rispettosi saluti.

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

tratto da:antimafiaduemila.com