Diffamazione contro Borsellino, condannato Ayala

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di Giorgio Bongiovanni – 18 ottobre 2013
Questa mattina il Tribunale di Milano ha condannato Giuseppe Ayala per diffamazione nei confronti di Salvatore Borsellino. Una vicenda che ha avuto origine alla fine del 2010 quando definì il fratello del giudice Paolo, ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992, un “malato mentale”, un “caso umano”, paragonandolo a “Caino”, l’assassino di Abele. Parole aberranti dette da chi indegnamente si fa chiamare, come si definisce nei suoi spettacoli, come “l’amico di Giovanni e Paolo”. Salvatore Borsellino aveva posto all’ex pm delle semplici domande sulle sue versioni contrastanti che ha fornito sul ritrovamento della borsa del giudice Borsellino al cui interno vi era l’agenda rossa, sparita nel giorno dell’attentato. E il pm del Maxi-processo, anziché rispondere, aveva preferito dargli del pazzo. Per questo motivo oggi Ayala è stato condannato al pagamento di 2000 euro di multa più le spese processuali e al risarcimento di 15 mila euro nei confronti della famiglia Borsellino. Fatta giustizia su questo caso ora speriamo che qualche Procura proceda a indagare l’ex magistrato alla luce delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, che in un’intervista rilasciata al nostro giornale ha raccontato inquietanti episodi.

borsellino-salvatore-agenda“Enzo Sutera, mafioso di Partanna Mondello mi disse che un suo amico portava la droga al giudice Giuseppe Ayala – ha detto Mutolo – mandammo a dire a Riina che noi avevamo la strada per arrivare ai giudici, loro cercavano soldi e per ricambiare magari potevano aggiustare qualche processo”. E poi aggiunse: “Tempo dopo i giudici che mi interrogarono mi raccontarono che Ayala aveva scambiato “u’ tignusu” (Giacomo Giuseppe Gambino) per un altro Gambino della Guadagna che era comunque a processo. Ma io dico, come è possibile scambiare un capo mandamento con qualcun altro di minor conto?”.
Ma di Ayala aveva già parlato in un verbale un altro collaboratore di giustizia, Giovanni Brusca: “Nell’86/87 – rivelò Brusca – mio padre mi rappresentò che l’organizzazione aveva consegnato 500.000.000 di lire a due magistrati, precisamente al dr. Signorino e al dr. Ayala, affinché si attivassero per aggiustare i processi di mafia che erano in corso. Dell’affare si interessò Giuseppe Giacomo Gambino che aveva contatti con i salotti bene di Palermo. All’interno di Cosa Nostra girava voce che il giudice Ayala fosse vicino ad ambienti mafiosi”. L’inchiesta, iscritta a modello 45 ovvero nel registro delle notizie non costituenti notizia di reato, sarebbe stata archiviata nel 2008. Ma è giunto il tempo di fare chiarezza.

In foto: Giuseppe Ayala (in alto) e Salvatore Borsellino

fonte:antimafiaduemila.com