Attacco alla Costituzione: alla Camera vince il sì

di Aaron Pettinari – 11 settembre 2013
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L’estate è finita. Il mondo è appeso ad un filo in attesa di conoscere l’ultima decisione sulla “questione siriana”. Stati Uniti d’America, Francia e Gran Bretagna hanno “a parole” accettato la proposta di risoluzione della Russia, che più di ogni altro si è spesa in difesa del Governo di Assad, mentre nei fatti continuano a soffiare sulle braci di fuoco affinché si scateni un nuovo conflitto. L’Italia in merito sta a guardare, scodinzolando ai richiami del “padrone” americano, più preoccupata a risolvere le proprie questioni interne. E di problemi sul tavolo ce ne sono tanti. Da un ex presidente del Consiglio, pregiudicato, che in tutti i modi cerca di farla franca minacciando continuamente la caduta del Governo nel caso in cui passasse il voto sulla decadenza al Senato, ai vertici del Pd, che già si preparano alla corsa per le prossime elezioni, facendo credere che la nuova proposta di Renzi sia diversa da quanto messo in atto fino ad oggi. E nel silenzio più assoluto, anziché discutere le riforme necessarie come una nuova legge elettorale, ecco che dagli scranni del potere va in scena l’attentato alla Costituzione. Ieri la Camera ha approvato il ddl che istituisce il Comitato parlamentare dei 40 per le riforme costituzionali. Un ddl costituzionale, che prevede una deroga all’articolo 138, già approvato una prima volta dal Senato, e che tra tre mesi dovrà passare per la seconda lettura in entrambi i rami del Parlamento.

E oggi sui giornali anziché parlare della devastante potenza che potrebbe avere un effetto simile, a trovare spazio sono soltanto le bagarre in aula tra chi questa riforma la vuole e chi ha almeno avuto il coraggio di opporsi. Al “Movimento 5 stelle” va dato atto di aver fatto il suo dovere in Aula. Nei giorni scorsi i grillini erano saliti sui tetti di Montecitorio per manifestare la propria indignazione, quindi ieri, prima della votazione, tutti i deputati hanno esposto nell’Aula della Camera dei manifestini tricolori con la scritta «No deroga art 138». E mentre la presidente Laura Boldrini ha chiesto ai commessi di rimuoverli i deputati di M5s sono rimasti ai loro posti, con le mani in alto, costringendo alla sospensione della seduta. E anche durante il voto le mani non si sono abbassate.
Ma la battaglia non può essere affidata solo a quei pochi che sono presenti in Parlamento. La Carta Costituzione va difesa ad ogni livello e per farlo si deve comprendere il rischio che si nasconde dietro a questa riforma voluta da chi oggi detiene il potere.
La modifica dell’art.138 è il preludio alla distruzione della democrazia. Un articolo che così come ha spiegato di recente il leader di Azione Civile, Antonio Ingroia, impegnato in prima fila assieme ad altre grandi firme a difesa della Costituzione (Salvatore Borsellino, Gian Carlo Caselli, Don Luigi Ciotti, Paolo Flores D’Arcais, Gustavo Zagrebelsky, Gino Strada, solo per citarne alcuni ndr) è un testo “apparentemente anonimo, ma che è invece l’architrave dell’impianto costituzionale, che fa della nostra Carta una costituzione rigida, forte, una vera cassaforte. E l’art. 138 è il chiavistello della cassaforte, saltato il quale la Costituzione diventa debole, esposta a scorribande e atti di pirateria. E Dio sa quanti pirati sono approdati in Parlamento grazie a una legge elettorale anch’essa incostituzionale… L’art. 138 prevede una serie di meccanismi che irrigidiscono la procedura di revisione della Costituzione per obbligare al più ampio dibattito, parlamentare e nel Paese, prima di ogni modifica. E perciò prevede la doppia lettura, e cioè che lo stesso testo di modifica debba essere approvato per ben due volte da ciascun ramo del Parlamento, e a distanza di almeno tre mesi fra la prima e la seconda votazione, e con in più l’obbligo di un referendum confermativo, tranne il caso in cui la maggioranza parlamentare sia qualificata dal voto favorevole dei 2/3 dei componenti le Camere”.
Ciò significa che, se il testo dovesse passare definitivamente, si metterebbe in serio pericolo la nostra Costituzione ed anche la stessa Repubblica che diventerebbe in un amen presidenziale arrivando a quel progetto che lo stesso pregiudicato Silvio Berlusconi, e prima ancora Licio Gelli, aveva da tempo in mente.
L’Italia è in pericolo e, come troppo spesso accade (basti pensare che nonostante i referendum vinti ancora si parla di energia nucleare per il Paese e di privatizzazione dell’acqua), viene ignorato il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto” con il rischio che l’intero popolo venga ancora una volta preso in giro.
Ma adesso è il momento di dire basta, di ribellarsi con tutti i mezzi a nostra disposizione. Dalla raccolta firme a difesa della Carta proposta dal Fatto Quotidiano all’adesione ai comitati “Viva la Costituzione”, che in coordinamento con le altre associazioni, movimenti e comitati sorti in questi anni a difesa della Carta, si impegnino nella sottoscrizione dell’appello. Perché potrebbe davvero essere questa l’ultima battaglia a difesa del nostro futuro e della democrazia contro quella politica volutamente sorda e cieca, o peggio criminale e corrotta, che vuole mettere un gran bavaglio al Popolo e all’informazione libera.

Fonte:Antimafiaduemila