LA MENZOGNA DELLA GUERRA BUONA

DI MICKEY Z
countercurrents.org

 
Il 6 giugno 2013 è stato il sessantanovesimo anniversario della leggendaria invasione degli Alleati, conosciuta come D-Day.

Perso in mezzo alla solita orgia annuale autocelebrativa, passa però in secondo piano il piccolo particolare che, al momento dell’invasione del D-Day, i Sovietici tenevano occupato l’80% dell’esercito tedesco sul fronte orientale.

Oops…

Alexander Cockburn definì una volta il D-Day “uno spettacolo secondario”, spiegando che la Seconda Guerra Mondiale era già stata vinta dai Russi a Stalingrado e successivamente, un anno prima del D-Day, nel saliente di Kursk, dove furono annientate 100 divisioni tedesche. Paragonato a queste battaglie epiche il D-Day fu una scaramuccia…. “I generali di Hitler sapevano bene che la guerra era ormai persa, e il compito era quello di mantenere quanto più a est possibile il punto d’incontro tra gli eserciti occidentali e quello invasore russo”.

Naturalmente tutto questo non corrisponde al mito della “guerra buona” (più che una guerra buona, il propagandista Tom Brokaw ha definito la Seconda Guerra Mondiale “la più grande guerra che il mondo abbia mai visto”) ed è così scivolato in fondo alla buca della memoria. Bene, io dico che sette decenni di disinformazione sono anche troppi. Il sostantivo (guerra) e l’aggettivo (buona) e non stanno bene insieme Di fronte alla nostra eterna guerra contro il male e ad una sempre crescente onda di ribellione attivista globale, è finalmente arrivata l’ora di mettere in discussione le balle della “greatest generation” (la “grande generazione”, ndt).

La prossima volta che qualcuno di vostra conoscenza vi parla della Seconda Guerra Mondiale con tono sacrosanto, ricordategli che:

– Gli Stati Uniti combatterono quella guerra contro il razzismo con un esercito di segregati.

– Combatterono quella guerra per mettere fine alle atrocità, ma prendendo parte ad azioni quali: sparare ai soldati che si arrendevano, far morire di fame i prigionieri di guerra, bombardare deliberatamente dei civili, radere al suolo ospedali, o mitragliare scialuppe di salvataggio e, nel pacifico, arrivando a bollire le teste dei nemici per separarne la carne dal teschio, per poterne poi fare degli ornamenti da tavolo per i propri cari.

– FDR (Franklin Delano Roosevelt), il leader di questa forza antirazzista e antiatrocità, firmò nel febbraio 1942 l’ordine esecutivo 9066, facendo internare più di 100.000 nippoamericani senza giusto processo. E così, nel corso della lotta ai costruttori di campi di prigionia, divenne egli stesso un costruttore di campi di prigionia.

– Prima, durante e dopo la “guerra buona”, il mondo finanziario americano faceva affari col nemico. Fra le società americane che investivano sui Nazisti c’erano la Ford, GE, Standard Oil, Texaco, IBM, ITT, e GM, il cui uomo di punta William Knudsen definì il Nazismo “il miracolo del XX secolo”. Tanto per dirne una, nel 1933 la Standard Oil di New York investì 1 milione di dollari in Germania per ricavare petrolio dal carbone bituminoso; e, per niente scoraggiata dagli eventi ampiamente divulgati del decennio successivo, essa rispettò anche i suoi contratti con la IG-Farben, un consorzio chimico che produceva lo Zyklon B, il gas letale usato dai nazisti nelle camere a gas esattamente fino al 1942. E mentre da una parte gli Stati Uniti ricacciavano abitualmente in Europa i rifugiati ebrei, mandandoli così incontro a morte certa, d’altra parte un altro gruppo di rifugiati fu invece accolto a braccia aperte dopo la guerra, ovvero quei criminali di guerra nazisti in fuga che furono successivamente utilizzati per dare un contributo alla creazione della CIA e per portare avanti il programma nucleare dell’America.

La solita vecchia favola della Guerra Buona continua ben oltre i barbecues del Giorno della Memoria ed i film in bianconero tremolanti dati in televisione in tarda serata. La Seconda Guerra Mondiale è la più famosa guerra d’America, e secondo la storia accettata, essa fu una guerra inevitabile, imposta ad un popolo pacifico e dovuta ad un attacco a sorpresa da parte di un nemico spregevole.

Quella guerra, allora come oggi, ci è stata accuratamente e deliberatamente presentata come una battaglia cruciale contro il male puro: per la gran parte degli americani infatti la Seconda Guerra Mondiale non è stata altro che uno scontro faccia a faccia in divisa militare tra il bene e il male.

Hollywood a parte, John Wayne non ha mai messo piede a Iwo Jima; nonostante i vaghi richiami alla memoria dell’ex presidente, Ronald Reagan non ha liberato nessun campo di concentramento e, contrariamente a quanto comunemente si pensa, in realtà FDR non ha mai trovato il tempo di mandare i nostri ragazzi “laggiù” ad affrontare la Germania di Hitler se non quando i nazisti dichiararono guerra agli Stati Uniti per primi.

La parola A

Le vite degli americani non furono sacrificate in una guerra santa per vendicare Pearl Harbour o per mettere fine all’olocausto nazista; la Seconda Guerra Mondiale fu una questione di territorio, controllo, potere, denaro e imperialismo; e quello che ci viene insegnato a proposito degli anni che portarono alla “guerra buona” si regge sul pretesto, addotto come motivazione, di un’acquiescenza politica verso il Terzo Reich. Ma se davvero gli alleati fossero stati fortemente determinati, avrebbero potuto fermare i nazisti; in verità quello che realmente precedette la Seconda Guerra Mondiale non fu certo una politica di acquiscenza ma si trattò, nel migliore dei casi, di totale indifferenza; o, nel peggiore dei casi, si trattò di vera e propria collaborazione, basata su avidità economica e su un’ideologia molto più che appena condivisa.

Tra il 1929 e il 1940 gli investimenti degli USA in Germania crebbero del 48%, diminuendo drasticamente in tutto il resto d’Europa. Tutte le compagnie investitrici furono ben contente di veder andare in frantumi il movimento dei lavoratori tedesco ed i partiti della classe operaia, e molte di queste compagnie poterono continuare ad operare in Germania anche durante la guerra col dichiarato sostegno del governo americano (anche se questo significava l’impiego di lavori forzati nei campi di concentramento).

“Ai piloti furono date chiare istruzioni di non colpire in Germania le fabbriche di proprietà di società americane”, scrive Michael Parenti. E continua: “Sebbene Colonia fu quasi rasa al suolo dai bombardamenti alleati, lo stabilimento della Ford, che riforniva l’esercito nazista di attrezzature militari, non fu sfiorato; anzi, i civili tedeschi cominciarono ad usare lo stabilimento come rifugio antiaereo. Ebbene si, il perseguimento del profitto ha da sempre trasceso qualunque confine nazionale o qualunque principio di lealtà: fare affari con la Germania di Hitler o con l’Italia di Mussolini (o, per procura, con la Spagna di Franco) si è rivelato non meno disgustoso per i capitani dell’industria di quanto non lo sia vendere oggi apparecchiature militari all’Indonesia. Wall Street è sempre stata War Street (Guerra di strada, ndt) Un chiaro esempio di come solo un 1% sia leale verso un altro 1% è rappresentato dalla ITT(International Telegraph and Telephone). Questa grande multinazionale fu fondata da Sosthenes Behn, uno sfacciato sostenitore del Führer anche al tempo in cui la Luftwaffe sganciava bombe sui civili a Londra, e che fu il principale creatore del sistema di comunicazioni dei nazisti, oltre che fornitore di componenti essenziali per le bombe dei tedeschi.

Secondo l’autore Jonathan Vankin “Behn permise alla sua compagnia di fornire copertura alle spie naziste in Sud America, e una delle sussidiarie della ITT acquistò un consistente settore produttivo della compagnia aerea che costruiva i bombardieri dei nazisti. Behn stesso si incontrò con Hitler nel 1933 (il primo uomo d’affari americano a farlo) e divenne una sorta di spia doppiogiochista; mentre da un lato, infatti, riportava al governo USA notizie sulle attività delle compagnie tedesche, dall’altro lato contribuiva anche con denaro alla Schutzstaffel (SS) di Heinrich Himmler e al reclutamento di nazisti nel Consiglio della ITT.

Nel 1940 Behn ricevette negli Stai Uniti Gehrard Westrick, suo stretto amico ed appartenente alle alte sfere naziste, per discutere di una possibile alleanza economica tedesco-americana, precisamente proprio quando la guerra lampo di Hitler si estendeva a gran parte dell’Europa e quando le notizie sulle atrocità dei nazisti cominciavano a fare il giro del mondo.

All’inizio del 1946, invece di essere perseguitato per tradimento, Behn finì col riscuotere 27 milioni di dollari dal governo americano per “i danni di guerra inflitti dai bombardamenti alleati ai suoi stabilimenti in Germania”. In quel frangente Behn si trovò nella condizione ideale per esercitare pressioni sul presidente Truman riguardo al neoformato CIG (Central Intelligence Group).

Incontrandosi alla Casa Bianca con il capo dello stato maggiore congiunto, l’ammiraglio William D. Leahy, Behn, come riportato nel diario stesso di Leahy, offrì generosamente la possibilità di prendere in considerazione i servizi offerti dal personale della ITT per utilizzarli nelle attività di Intelligence americane.

Nel frattempo Sullivan & Cromwell divenne il più influente studio legale di Wall Street durante la “Guerra Buona”. John Foster Dulles e Allen Dulles, i due fratelli che erano alla guida dello studio legale, gli stessi due fratelli che nel 1932 boicottarono il matrimonio della propria sorella in quanto lo sposo era ebreo, fecero da contatto per la suddetta I.G.-Farben (la compagnia che forniva il gas delle camere a gas). Durante il periodo anteguerra il più grande dei due, John Foster Dulles, iniziava i cablogrammi ai suoi clienti tedeschi col saluto “Heil Hitler” e nel 1935, in un suo articolo scritto per il mensile Atlantic Monthly, accantonò candidamente il pericolo della minaccia nazista. Nel 1939, ad un incontro dell’Economic Club di New York, disse: “Dobbiamo accogliere ed alimentare il desiderio della nuova Germania di trovare un nuovo sbocco per le proprie energie”. Come scrive lo storico Robert Edward Herzstein “gli attacchi di Hitler agli Ebrei e la sua crescente propensione all’espansione territoriale sembrano aver lasciato Dulles impassibile”. “Due volte l’anno, egli (Dulles) andava a visitare l’ufficio del suo studio a Berlino, ubicato presso il lussuoso Esplanade Hotel”. Infine, fu il fratello più piccolo Allen ad avere incontri con il dittatore tedesco, e fu lui che alla fine minimizzò i legami lampanti di Sosthenes Behn della ITT con i nazisti. Come scriveVankin “Allen Dulles fu un fautore dell’idea che le corporazioni multinazionali sono strumenti della politica estera degli USA e pertanto esenti dalle leggi nazionali”. Questa idea ecocidiale si è poi radicata negli accordi e nelle istituzioni dominate dagli USA, come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade, Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio), l’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), il NAFTA (North American Free Trade Agreement, Accordo nordamericano per il libero scambio), ed infine il TPP (Trans-Pacific Partnership).

Vino vecchio in bottiglie nuove

Quando il vincitore del premio Nobel per la Pace Barack Obama ripropone in tono monotono i discorsi sul terrore e sulla libertà, giustificando anche le uccisioni, non fa altro che vendere vino vecchio in una bottiglia nuova. E il primo passo per mandare in frantumi questa bottiglia è semplicemente quello di dire no ai soliti vecchi miti. Il ventesimo secolo è stato definito il secolo dei genocidi, ma è stato anche il secolo della propaganda (per giustificare in parte i genocidi). E nel 2013 non è cambiato molto nel modo in cui gli interventi stranieri vengono aggressivamente confezionati e venduti ad un pubblico attento e sospettoso, tranne la tecnologia con la quale le menzogne vengono disseminate.

Più di 100 anni fà l’anarchica Emma Goldman descrisse l’umore nazionale all’inizio della guerra ispano-americana: “L’America ha dichiarato guerra alla Spagna; la notizia però non giunge inaspettata. Già parecchi mesi prima, la stampa e i pulpiti erano colmi di discorsi sulla chiamata alle armi in difesa delle vittime delle atrocità spagnole a Cuba, e non ci voleva una grande consapevolezza politica per capire che l’interesse degli USA era una questione di zucchero e non aveva nulla a che vedere con sentimenti umanitari. Naturalmente, c’era un sacco di gente credulona, e non solo in tutto il paese in generale, ma anche tra le schiere dei liberali, che credevano nella rivendicazione dell’America”.

Se la classe operaia viene tenuta all’oscuro di ciò che viene fatto in nome loro, una rivoltà è improbabile. Se il cittadino medio è inondato di immagini costruite apposta per dimostrare che il governo USA ha sempre agito in maniera benevola, una rivolta appare non necessaria. Se i liberali si bevono volentieri le bugie, anche loro sono parte del problema. Risultato: trovare una giustificazione è fondamentale per chi sta al potere.

Quindi è nostro dovere morale non lasciarsi ingannare dalla nostra stessa propaganda e prendere a calci il pensare in maniera pigra; un’abitudine, questa, che crea assuefazione. Bisogna puntare il dito alle tante, scomode verità della Seconda Guerra Mondiale, non nascondendo i ben noti legami corporativi tra gli stati occidentali e la propaganda mediatica utilizzata per far passare come una crociata santa un conflitto tra nazioni capitaliste.

Il cambiamento può avvenire

Nel 1941 il rivoluzionario pacifista A.J. Muste dichiarò: “Dopo la guerrà il problema è del vincitore. Egli pensa di aver dato prova che la guerra e la violenza pagano. E adesso, chi gli darà una lezione?” Non sappiamo di preciso come e quando gli verrà data questa lezione, ma si può facilmente supporre che non verrà imparata dai comuni testi scolastici, da scialbi bestsellers, o da successi di sala manipolati.

Gli ultimi 69 anni hanno dimostrato che senza questa lezione ci saranno molte più guerre e molte più bugie dette per nascondere la verità su di esse.

Definendo la guerra “probabilmente l’occupazione più vecchia, di gran lunga più remunerativa, e di sicuro più viziosa di tutte”, l’infame brigadier generale dei marine degli Stati Uniti, D. Butler, dichiarò nei lontani anni trenta: “E’ l’unica (occupazione) in cui i profitti vengano calcolati in dollari e le perdite in vite umane”…”Sono stato per 33 anni un gorilla al servizio esclusivo dell’alta finanza, di Wall Street e dei banchieri; in sostanza, sono stato un malfattore del capitalismo”. Mettere fine al ciclo periodico di guerre inizia nel momento in cui ciascuno di noi decide di non comprare più quello che ci viene venduto. Se sgonfieremo il mito della “guerra buona”, i dogmi che stanno alla base della “guerra al terrorismo” si sgretoleranno.

Migliaia e migliaia di malfattori del capitalismo hanno involontariamente contribuito a porre le fondamenta di un movimento globale ben informato, con passione, perseveranza e diversità. Questi criminali ci hanno portati ad un punto limite e adesso ci spetta il compito di far crollare il sistema che li ha generati, coltivando nel frattempo nuovi modelli di cultura umana. Affinché tutte le specie, incluso lo stesso ecosistema, possano sopravvivere, Wall Street dev’essere definitivamente smantellata. Non ci sono vie di mezzo.

E’ arrivato il momento di scegliere: da che parte della storia state? Il cambiamento può avvenire.

Mickey Z. è autore di 11 libri, l’ultimo dei quali il romanzo Darker Shade of Green. Almeno che non si esaurisca l’energia elettrica o vengano cambiate le leggi, potete trovarlo su un sito oscuro chiamato Facebook.

Fonte: www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/mickeyz030613.htm
30.05.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCO OSSINO