La latitanza di Matteo Messina Denaro

di Nicola Tranfaglia – 26 giugno 2013
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Sono già dodici anni che Matteo Messina Denaro, considerato dopo l’arresto di Provenzano nel 2006 il nuovo capo dei capi di Cosa Nostra, consuma la sua latitanza nella provincia di Trapani o tra la città di origine e la capitale dell’isola. E non si ha notizia – o speranza, dicono gli inquirenti al lavoro – che possa avere termine tra mesi o settimane.

Eppure è noto che la famiglia dei Messina Denaro è di osservanza corleonese, cioè di un gruppo ormai sconfitto o almeno costretto, all’interno della mafia siciliana, a fare i conti con altre tendenze. Già Provenzano, rispetto a Riina e dopo la trattativa andata per molti aspetti a buon fine – come continua a sostenere la procura palermitana anche dopo le dimissioni di Ingroia – aveva aggiustato il tiro e cambiato tattica dopo il comando di Riina e non è detto che il nuovo capo prosegua la sua linea o quella del suo predecessore. L’incertezza regna sui comportamenti di Cosa Nostra e soprattutto su quelli che terrà nelle prossime elezioni quando il governo PD-PDL dovrà arrendersi ai scontri interni a volte aspri che almeno per ora (alla vigilia della pausa estiva) non sono ancora cessati.
Un personaggio importante per la rete più vicina al nuovo capo è Filippo Guttadauro, fratello di Giuseppe Guttadauro, medico e capo della cosca di Brancaccio, e di Carlo, assolto in appello dalla’accusa di mafia nel 2004. E’ socio di un’azienda di prodotti ittici e il diciotto luglio sta tornando a casa ad Aspra, vicino a Palermo, dove lo attende sua moglie che si chiama Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo. In uno dei pizzini ritrovato nel covo di Provenzano, Matteo scrive al boss:”Lei sa che il mio parente (cognato) è il nostro tramite da parte mia,siccome in questa lettera le parlerò spesso del mio parente,da ora in poi lo chiamerò con un numero che è il 21.”
E che si tratti di un personaggio da tener presente per il ruolo di tramite tra il nuovo capo e le cosche trapanesi e palermitane in azione si può cogliere da un brano della recente  sentenza del giudice Morosini sul processo Gotha. “Le relazioni esterne dei mafiosi sono rivolte non solo al mondo dell’illegalità,ma anche a  quello legale e alle diverse sfere della società civile e dei settori politico-istituzionali, fermo restando che è peculiare della mafia il collegamento con i pubblici poteri.(….) Il progetto di Guttadauro è ambizioso Così come quello di un altro medico del gotha di Cosa Nostra,quell’Antonino Cinà che a tutti i costi vuole candidare al consiglio comunale di Palermo marcello Parisi. Cinà e Guttadauro, da postazioni diverse, attraverso canali politici, lavorano per la costruzione di una nuova classe dirigente mafiosa,pronta in silenzio e senza spargimento di sangue,a prendere il posto il capi mafia vecchi e analfabeti”.
Ma chi è, in definitiva, l’uomo che sta iniziando il tredicesimo anno di latitanza indisturbata a quattro passi dalla sua casa,incontra chi vuole e passa indisturbato negli ambienti siciliani e italiani più difficili da frequentare senza che nessuno tenti di fermarlo? Certo, si sa che ama gli orologi rolex e le belle donne, i soldi e le auto potenti,i videogiochi e porta i mitra sulla sua Porsh?
C’è da chiedersi come fu per le lunghe latitanze di Liggio, poi di Riina e di Provenzano, chi lo  protegge e blocca i poliziotti e i carabinieri che lo cercano. Ma certo è che le protezioni di cui continua a godere, dopo il 2007 che è stato l’anno della incoronazione come capo di Cosa Nostra, continuano a funzionare e rappresentano un cruccio crescente per le classi dirigenti e istituzionali che un giorno sì e l’altro no dicono che stanno per vincere contro le mafie. Peccato che crescano gli italiani che trovano difficile credere ormai alla promessa.

Fonte:Antimafiaduemila