Questo è un governo di centrodestra

di Antonio Ingroia
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Permettetemi innanzi tutto di esprimere la mia solidarietà e i miei auguri di pronta guarigione ai due carabinieri colpiti per mano di un folle nell’adempimento del proprio dovere, in servizio davanti Palazzo Chigi. Si tratta di un gesto inconsulto da condannare senza mezzi termini. Serve una rivoluzione, è vero, ma pacifica, culturale, democratica.

E’ però vero che il disagio dei cittadini ha toccato punte ormai di non ritorno e la maggioranza ibrida che si è formata e il governo che ne è la diretta conseguenza ed emanazione non rispondono neanche lontanamente alle esigenze del Paese. Sono sicuro che quello di oggi è un gesto che resterà isolato perche tutti sanno bene quali sono i mezzi con cui ci si deve opporre. Quelli della non violenza, dell’opposizione politica, anche dura, della critica e dell’analisi costruttiva. Anche gli ultimi, quelli che non hanno più nulla da perdere, lavoratori o imprenditori che siano, devono trasformare la propria rabbia in lotta non violenta per cambiare le cose, senza gesti inconsulti contro gli altri o contro se stessi.

Certo che, però, il governo che ha giurato oggi è davvero indigeribile. Sorvolo sulla figura di Enrico Letta, di discendenza democristiana e democristiano anch’egli. Il governo che ha costituito, sia pure con qualche lodevole eccezione, è figlio diretto della sua storia fatta di mediazioni al ribasso, di ammiccamenti, di posizioni deboli. Spero di essere smentito da un’azione capace e in grado di risolvere i problemi del Paese ma sono molto scettico. Il Pd ha rinunciato ai suoi big inserendo nell’Esecutivo il solo Franceschini, peraltro in un ruolo molto defilato. La sinistra del Pd, con l’eccezione di Andrea Orlando, ma anch’egli in un ruolo di secondo piano, è completamente assente. Il Pdl, invece, ha inserito nella compagine governativa i suoi pezzi forti. Ci ha evitati la vergogna di Berlusconi, Schifani e Brunetta, ma Lorenzin, Di Girolamo, Lupi, il “saggio” Quagliariello sono tra i personaggi più tristemente noti della destra italiana, e tutti in dicasteri di grandissimo significato politico. E poi, in un ruolo di primissimo piano, c’è Angelino Alfano. La presenza del segretario del Pdl come vicepremier la dice lunga sulle intenzioni di Berlusconi di condizionare l’operato del governo. Alfano ha inoltre il ministero degli Interni. Un ruolo potentissimo che, a memoria, non è mai stato occupato dal segretario di un partito grande. Alfano è il vero punto debole del governo di larghe intese. E’ l’autore di alcune delle leggi più reazionarie del governo Berlusconi. Quella sul bavaglio alle intercettazioni ad esempio. Ed è un paradosso che ora sia al vertice di un ministero che controlla la polizia, la Dia e, quindi, potenzialmente tutta la P.G.

E che dire di Quagliariello? Le sue posizioni in tema di riforme istituzionali sono tristemente note. Che proprio lui si sia intestato la responsabilità di proporre le modifiche al nostro impianto costituzionale la dice lunga sull’incapacità, di Letta in primis, ma di tutto il Pd, di porre un argine allo strapotere berlusconiano.

Insomma, manca la sinistra e il Pdl occupa ruoli di primissimo piano. Diciamolo chiaro: questo, prima ancora di essere un governo del Presidente, è un governo di centrodestra, nel senso letterale del termine. Certo, non mancano figure di rilievo, la Cancellieri alla Giustizia è sinonimo di terzietà, ma riuscirà a resistere alle pressioni della destra berlusconiana di minare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura come fanno da 20 anni a questa parte? Non lo so, me lo auguro. Di ottimo livello anche la scelta di Emma Bonino che, a mio parere, sarebbe stata più utile in un ministero diverso, dove avrebbe potuto incidere maggiormente sui temi a lei cari della laicità dello stato. Non mi convince, infine, la scelta di tecnici in ruoli che dovrebbero essere di indirizzo politico come l’Economia e il Lavoro. Ammetto, però, che si tratta di personalità di grande spessore.

Spero che questo governo duri poco. Il tempo di risolvere qualche problema urgente come quelli degli esodati e della scadenza della cassa integrazione in deroga e che poi si torni a votare, magari con un’altra legge elettorale. Gli italiani avevano chiesto un cambiamento. Le istituzioni hanno risposto nel segno della continuità più conservatrice, addirittura escludendo elementi provenienti dalla sinistra del partito del presidente del Consiglio che, credo, rappresenti ancora oggi la maggioranza del suo elettorato di riferimento. Questi sono errori che si pagano cari. I vertici del Pd, che pure di sciocchezze negli ultimi tre mesi ne hanno fatte tante, sono sempre più distanti dalle esigenze dei cittadini e, miopia ancor più grave, da quelli di buona parte del proprio elettorato da cui rischia seriamente di essere definitivamente abbandonato.

Tratto da: rivoluzionecivile.it