Severino estende l’azione disciplinare nei miei confronti, ma io vado avanti

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Il Ministro Severino, prima di congedarsi dal Governo “tecnico”, ha comunicato al Procuratore generale della Cassazione di aver esteso l’azione disciplinare nei miei confronti in relazione a due mie interviste rilasciate più di un anno fa. Una decisione molto politica. Il Pg della Suprema Corte aveva già inviato al Consiglio Superiore della Magistratura un atto di incolpazione a mio carico per i miei commenti della sentenza della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzioni sollevato dal Capo dello Stato in relazione alla trattativa Stato-mafia e alle intercettazioni con Mancino.
Ricordo che, nel frattempo, è stato disposto il rinvio a giudizio di tutti e dieci gli imputati del processo “trattativa”, tra cui lo stesso Mancino: una decisione che conferma come la nostra indagine ha colpito nel segno, nonostante la decisione della Consulta. Il Ministro della Giustizia chiede però di ampliare l’ambito delle accuse, in quanto avrei offeso anche il presidente della quinta sezione penale della Cassazione, che aveva annullato con rinvio la condanna a Marcello dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. 

Lo stesso Dell’Utri rinviato anche lui a giudizio nel processo sulla trattativa. Sono molto stupito dalla decisione del Ministro: le mie erano solo critiche, aspre ma legittime, e non attacchi personali. Mi sono limitato a dire che la sentenza di annullamento della condanna di Dell’Utri e il dibattito che strumentalmente ne scaturì potevano rientrare in quel processo di continua demolizione della cultura della giurisdizione e della prova che erano del pool di Falcone e Borsellino. Affermai quindi di non essere sorpreso, conoscendo la cultura della prova del presidente Aldo Grassi, che è lontana dalla mia, peraltro aggiungendo nelle stesse interviste che bisognava attendere il deposito della motivazione della sentenza per farsi un’idea più precisa. 

Non ho inteso offendere o insultare nessuno. Ritengo di avere esercitato solo un diritto di critica, che puo’ essere anche aspra, ma temevo che una grancassa politico-mediatica potesse demolire la cultura della giurisdizione del pool strumentalizzando quella sentenza. Sono sereno per la mia posizione, ma preoccupato per lo stato della libertà del diritto di critica. Mi stupisce molto che pochi giorni fa siano invece passati sotto silenzio gli insulti che ho ricevuto da un giudice, tra l’altro su una bacheca pubblica di Facebook, mentre si intraprende un’iniziativa disciplinare nei miei confronti rispolverando un’intervista vecchia di un anno, e bocciando il mio diritto di critica. Ma io non mi fermo, so di essere nel giusto e continuo a portare avanti le nostre battaglie, più agguerrito e sereno che mai.
fonte: rivoluzione civile